Quando passeggiate lungo il Sentierone provate a guardarvi attorno e probabilmente vi sentirete osservati. Non si tratta di qualche “curioso” che, affacciandosi dalle finestre di piazza Matteotti o via Roma, vuol seguire la vostra scampagnata, ma di una serie di “convitati di pietra” che da decenni proteggono l’antico Prato di Sant’Alessandro.
Volti a noi spesso sconosciuti, che eppure hanno fatto la storia di Bergamo e dell’Italia intera, segnando epoche dolorose quanto eroiche come il Risorgimento o le due Guerre Mondiali, ma che per via dell’abitudine di vederli racchiusi in qualche blocco di pietra grigia, sono stati progressivamente dimenticati e riportati alla luce solo in occasione di qualche sporadica cerimonia pubblica.
Si tratta del complesso scultoreo che punteggia città bassa. Una compagnia che va da Giuseppe Garibaldi a Gaetano Donizetti passando per Francesco Nullo, Lorenzo Mascheroni e Francesco Cucchi. Personaggi che verranno ripercorsi in occasione di «Facce di bronzo, facce di pietra», evento in programma a Bergamo il prossimo 19 gennaio e organizzato da A spasso con Veronica.
«Si tratta di una visita guidata che partirà alle 15 davanti all’ingresso Teatro Donizetti e attraverserà il Centro Piacentiniano per circa un’ora e mezza toccando dodici monumenti dedicati a grandi personaggi della nostra storia a cui si aggiungeranno tre luoghi particolari come la Torre dei Caduti dove sono visibili diversi riferimenti iconografici alla Prima Guerra Mondiale, la sede della Banca Popolare di Bergamo dove è presente un bassorilievo dedicato al risparmio e le Colonne di Prato che in passato segnavano il confine fra la Contrada di Prato e l’ingresso della Fiera – spiega Veronica Lazzarini, docente, guida turistica e fondatrice di A spasso con Veronica -. Partiremo dal Monumento a Donizetti e percorreremo il Sentierone sino alla Rotonda dei Mille dove è presente il monumento a Garibaldi fermandoci davanti a ogni cippo e raccontando sia la storia della persona raffigurata, ma anche quella dello scultore che l’ha realizzata».
Come se quelle statue ci parlassero, dietro di sé nascondono vicende curiose. Storie che si mischiano a strane vicissitudini che vanno ben oltre il territorio bergamasco, come il legame fra il Monumento a Donizetti e la Sicilia oppure la realizzazione del Monumento all’Alpino nell’omologa piazza in sostituzione di un’altra opera scultorea rimasta per diversi decenni a vegliare su piazza Carrara, nel mezzo fra la sede della pinacoteca cittadina e la GAMeC.
«Ogni monumento ha una sua storia, anche se alcuni hanno subito cambiamenti più netti. Nel caso di quello a Donizetti, inizialmente il complesso era destinato a Catania con l’idea di celebrare Vincenzo Bellini, ma i costi erano eccessivi per cui lo scultore ha preferito riciclarlo per il concorso di Bergamo – aggiunge Lazzarini -. Nel caso del monumento all’Alpino ne esisteva uno dedicato al V Reggimento che era giunto nella nostra città seguendo l’unità militare da Milano fin qui. Con il ritorno dopo pochi anni nel capoluogo di regione, l’opera è stata installata là e di conseguenza i nostri alpini hanno deciso di realizzarla uno tutto loro. Anche la statua dedicata a Garibaldi originariamente era posizionata all’interno di piazza Vecchia, poi si è deciso di portarla in città bassa».
Molti di queste figure passano inosservate anche perché si fatica a riconoscere a chi facciano riferimento, come nel caso di Lorenzo Mascheroni, matematico di fama mondiale giunto sino a Parigi oppure per l’obelisco presente in piazza Vittorio Veneto, a due passi dai portici che accompagnano la Torre dei Caduti.
«A Bergamo Mascheroni è ricordato perché gli è stato dedicato un liceo scientifico, ma pochi sanno che si tratta di un grande matematico. E talvolta il suo busto non si nota nemmeno passando davanti a Palazzo Frizzoni. Discorso diverso per l’obelisco di piazza Vittorio Veneto (il monumento più antico fra quelli che vedremo) che è detto napoleonico, ma inizialmente venne intitolato a Gianfranco Correr, podestà veneziano settecentesco. Il monumento più nuovo invece risale agli anni Settanta del Novecento quando Giacomo Manzù decise di celebrare i partigiani».
Nonostante il Centro Piacentiniano abbia una concentrazione di statue e monumenti da far invidiare anche le più grandi città, troppo spesso passano sottotraccia: «Penso che questo fenomeno sia dovuto al fatto che li consideriamo ormai come degli arredamenti urbani. Le persone ci passano vicino e nemmeno li notano, andando sempre di corsa, un po’ come accade per le santelle, edicole votive che hanno attraversato i millenni per giungere fino a noi – sottolinea Lazzarini -. Andando all’estero non esistono monumenti del genere, eppure spesso non ci accorgiamo un po’ perché si è perso quel senso religioso presente in passato, un po’ perché ci passiamo davanti e manco ci accorgiamo che esistono».
Insomma, per riscoprire chi ci osserva da decenni passeggiare all’ombra delle Mura Veneziane, basterà iscriversi all’indirizzo email [email protected] al costo di 12 euro e ritrovarsi davanti all’ingresso del Teatro Donizetti, piazza Cavour, 15, alle 15 di domenica 19 gennaio per un viaggio fra eroi del Risorgimento e ricordi della Seconda Guerra Mondiale.