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Tra rigenerazione urbana e cultura nasce «Performatorio»

Articolo. Nel cuore di Bergamo, a pochi passi dalla GAMeC e dall’Accademia Carrara, un piccolo edificio che un tempo ospitava un lavatoio è rinato come «Performatorio», un centro per l’arte performativa gestito dall’Associazione P-Aps

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Una scatola nera, il neutro che può includere e trasformarsi adattandosi al contenuto. «Performatorio» è una novità non soltanto perché inaugurato da pochi giorni, ma perché la sua apertura porta in città qualcosa che prima non c’era: uno spazio per promuovere il dialogo e la ricerca nel campo delle arte performative, con particolare attenzione all’arte visiva, scenica e sonora. In sostanza? Non un teatro, non una sala espositiva, niente concerti, ma un luogo dove la performance avrà casa.

«Performatorio», in via Nazario Sauro 3/a, è nato da un’idea di Fiorenzo Terenghi e Stefano Scandella, che hanno dato vita al progetto insieme a Laura Nozza attraverso la costituzione dell’Associazione P-Aps, con il contributo di Nicola Agazzi dello Studio di architettura Agazzi.

La storia di questo luogo è affascinante: un recupero di un luogo inutilizzato che ha aperto una nuova pagina nella storia culturale della città. L’Assessorato alla Cultura si impegna attivamente a supportare lo sviluppo della programmazione culturale di «Performatorio», riconoscendo il valore aggiunto che questo spazio apporta al patrimonio artistico bergamasco. Come spiega l’assessore Nadia Ghisalberti: «L’Associazione P-Aps, individuato un piccolo immobile semi abbandonato, ha avuto l’audacia di chiederne la concessione d’uso al Comune, decidendo non solo di prendersene cura – con un attento lavoro di riqualificazione architettonica – ma anche di dargli una rinnovata destinazione, di taglio culturale. Una scelta coraggiosa, molto impegnativa, che abbiamo voluto premiare con un sostegno economico, al quale stiamo lavorando con i collaboratori del Servizio Cultura. Un legame nuovo tra l’Amministrazione e l’associazionismo, che si esprime in nuovi strumenti di governance e di gestione degli spazi pubblici, strada che abbiamo percorso più volte e in modi diversi durante il nostro mandato. Tanti eventi e serate legati alle arti performative in senso ampio, che a Bergamo ancora non avevano uno spazio loro di espressione, nel nome di una Cultura che è scambio tra artisti e persone e, soprattutto, stimolo alla partecipazione e all’aggregazione».

La riqualificazione dell’edificio è stata curata dallo Studio Agazzi con il supporto di aziende locali e professionisti del territorio, dimostrando l’importanza della collaborazione comunitaria e trasformando un’architettura dimenticata in un luogo vivo, vibrante e accogliente. Alla guida dell’intervento l’architetto Nicola Agazzi: «Il processo virtuoso della rigenerazione urbana scaturisce proprio da progetti come questo: attraverso la cultura e con operazioni sensibili di recupero, ecologiche e sostenibili, è davvero possibile valorizzare il patrimonio immobiliare di una città, colmando vuoti e ripristinando le lacune con funzioni nuove e accessibili. L’edificio ad aula si presta bene ad ospitare il nuovo spazio del “Performatorio” e il progetto dello Studio di Architettura ha trasformato il corpo di fabbrica degli ex lavatoi pubblici, costruito in prossimità della Roggia Nuova, senza alterarne le peculiarità morfologiche e tipologiche, riqualificando l’immobile sia a livello funzionale che estetico, con opere di ristrutturazione edilizia, di rigenerazione e riqualificazione energetica ed impiantistica, privilegiando i presupposti di efficienza, flessibilità ed ecologia».

«Performatorio», oltre a essere un centro per l’arte, ambisce a diventare uno dei punti di riferimento culturale e di aggregazione della città. L’arte, vista come scambio, confronto e incontro, è il cuore pulsante di questo luogo che ha come obiettivo quello di intessere un network di professionisti e appassionati. Come racconta il co-fondatore Stefano Scandella: «Il background mio, di Fiorenzo e di Laura si sviluppa su passioni parallele. Io ho un passato da performer e parto da un’idea di arti performative più legata alle arti visive, Fiorenzo è più vicino alle arti musicali, Laura è abbastanza trasversale. Io e Fiorenzo abbiamo iniziato a pensare a questo progetto nel 2015. Prima di tutto ci siamo incontrati sul concetto, sull’ideare un centro, uno spazio per le arti performative, che a Bergamo mancava. Quindi siamo arrivati a questo piccolo posto, un luogo dove un’artista può stare e attraversarlo, anche magari portando il suo contributo artistico per più giorni, in una sorta di breve residenza».

Il programma di eventi proposto dal centro non mira soltanto ad arricchire la scena culturale locale, ma a colmare anche una lacuna presente nel territorio. La programmazione di «Performatorio» è concepita per essere aperta al pubblico associato, offrendo una varietà di eventi live, incontri tematici e workshop. Le performance artistiche, le esposizioni e gli eventi sonori offrono un’esperienza completa. Un elemento fondamentale del progetto è l’intento di essere in dialogo con la città e le persone che la abitano. Lo spazio si presenta aperto a tutti, l’arte delle performance può essere sperimentata e goduta da ogni individuo della comunità. Come racconta Scandella: «Le persone che vengono devono aspettarsi di entrare nel movimento dello spazio, cioè di trovare subito una relazione. Concepire l’idea di essere tra pubblico e performer. “Performatorio” non ha palco, anche la sua struttura non prevede una disposizione lato pubblico e lato artista. È trasversale, può essere sfruttato per tutta la lunghezza o solo una piccola porzione, completamente illuminabile. È effettivamente uno spazio in movimento da pensare più come una palestra per la ricerca, che come un teatro».

L’approccio multidisciplinare di «Performatorio» si riflette nella sua volontà di sostenere sperimentazioni all’avanguardia. La scelta di supportare forme diverse di espressione artistica crea un ambiente inclusivo che accoglie le molteplici sfaccettature dell’arte contemporanea. «L’idea è quella di estendere l’offerta culturale del territorio alle arti performative spostandosi fuori dai confini, proponendo qualcosa che mancava. Le nostre idee, i nostri contatti, le nostre passioni, vanno verso l’internazionalità. In questo momento non ci sono artisti bergamaschi nel programma, ma certo non escludiamo che ci siano in futuro» spiega Stefano Scandella.

Un edificio ristrutturato diviene quindi un vivace contributo alla rinascita culturale della città, dimostrando che l’arte può davvero trasformare e unire. Da gennaio a giugno ospiterà artisti provenienti da tutto il mondo: Jacopo Benassi dall’Italia (3 febbraio), Violaine Lochu dalla Francia (24 febbraio), Ryosuke Kiyasu dal Giappone (29 marzo), Ateliersi dall’Italia (20 aprile), Hyenaz dalla Germania (18 maggio) e Jacopo Miliani dall’Italia (7 giugno). Così lo spazio si propone di contribuire attivamente alla crescita artistica della comunità. Questo nuovo – perfettamente piccolo – centro culturale porta l’attenzione al corpo come linguaggio, all’azione, alla relazione tra performer e pubblico, all’esperienza che ogni volta è unica e irripetibile.

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