93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Rossano Ercolini, «la rivoluzione ecologica è un sassolino che diventa montagna»

Articolo. Dalle battaglie locali contro la costruzione di un inceneritore a “Rifiuti Zero”, un progetto che oggi coinvolge sette milioni e mezzo di persone. In quarant’anni di impegno ecologista, Ercolini è arrivato a vincere il Nobel alternativo per l’ambiente. Sarà ospite domani sera del festival “Tierra!” a Terno d’Isola

Lettura 4 min.

Capannori è un piccolo comune in provincia di Lucca, ci vivono circa quarantasette mila persone divise in 40 frazioni. Comincia da qui nel 2006 una grande rivoluzione, fatta da un piccolo gruppo di cittadini, che si oppongono al progetto di un inceneritore, rilanciando con un’idea: azzerare i rifiuti senza bruciarli, differenziandoli, «come la natura, che non produce scarti, ma rigenera tutto»: un’intuizione che ha portato il progetto “Zero Waste” (“Rifiuti Zero”) a coinvolgere 330 comuni e circa 7 milioni e mezzo di persone in tutta Italia.

Una rivoluzione nata «come un sassolino e diventata poi una montagna», questa l’espressione che usa Rossano Ercolini, maestro elementare e ambientalista che, dal difendere la sua Capannori, si è trovato poi nel 2013 a ricevere il Goldman Environmental Prize, un Nobel alternativo per l’ambiente. Sarà lui domani a essere ospite del festival “Tierra!” per la serata «Salute ambientale ed ecologia», che si terrà all’Auditorium comunale di Terno d’Isola alle 21 (prenotazione obbligatoria allo 035 4940561 o via mail a [email protected]).

«Insieme a me all’epoca, un piccolo gruppo di persone si oppose con un “No” deciso a quell’inceneritore che avrebbe intossicato tutti – spiega Ercolini – A farci vincere questa battaglia penso sia stato il non limitarci a dire “No”, ma a proporre anche un “Sì”: gestire gli scarti in un modo diverso dall’incenerimento, responsabilizzando i cittadini, che potevano fare la differenza, facendo la differenziata. Oggi “Rifiuti Zero” è una realtà condivisa, ma 25 anni fa non lo era. Abbiamo cominciato in pochi, ma siamo riusciti a incamerare credibilità. Ora siamo un plotone e la nostra storia si legge sui libri di testo della Oxford University».

Lo spunto per la soluzione arriva direttamente dall’osservazione della natura, che non produce rifiuti e per cui tutto è risorsa in un’ottica circolare. «Ci sono i metalli, le sostanze organiche preziose per il terreno, tutto nell’ambiente si rigenera – continua l’attivista – Noi non dovevamo fare altro che seguire quella strada, impegnandoci come cittadini, partecipando in prima persona, non chiudendoci ma connettendoci con i saperi formali, con le università e la politica locale. Senza l’incontro con molti sindaci e con tutte le persone che hanno avuto la sensibilità di capire cosa volessimo fare e si sono unite a noi, non saremmo mai riusciti a raggiungere certi risultati».

E di arrivare fino a dove sono arrivati. A partire da Ercolini, il cui merito, oltre al Nobel alternativo per l’ambiente, è stato riconosciuto anche dal Premio Paolo Borsellino per l’impegno civile. La scorsa settimana, Ercolini si trovava in Brasile in occasione della “Settimana Verde”, ospite dell’Ambasciata italiana, la prima al mondo a adottare la strategia “Rifiuti Zero”.

«Ora ci chiamano ovunque per parlare della nostra esperienza e del nostro metodo, ma arrivare qui non è stato semplice – ricorda – Alla fine degli anni Novanta eravamo sbeffeggiati da molti, ci dicevano che eravamo ideologici o gridavano all’estremismo ambientalista. Poi è arrivata la consacrazione internazionale e pure un incontro con Obama. Le cose sono cambiate, ma ricordo ancora quando tutto quello che ora è realtà pareva visionario».

Questa capacità di pensare l’immaginabile, anche quando non pare possibile, si è rivelata fondamentale per sviluppare un progetto di cambiamento partito dal basso e dal piccolo. L’essere visionari, accompagnati da una forte concretezza è stata la cifra che ha accompagnato ogni passaggio evolutivo del progetto di riduzione dei rifiuti.

«Questi due aspetti convivono benissimo, anche se paiono opposti – aggiunge Ercolini – penso alla metafora dell’albero, che deve avere capacità di estendersi verso l’alto per assorbire la luce e avere le radici ben fisse nel terreno, il territorio. Una metafora della vita, insieme a quella del fiume, che nasce come un piccolo zampillo, ma che nel percorso cresce con la consapevolezza di sfociare nel mare. L’acqua, come le idee, segue un percorso non lineare, cresce poco alla volta, segue traiettorie irregolari, ma alla fine non può non raggiungere ciò a cui è destinata. Così è stato il progetto “Rifiuti Zero”, un’intuizione, ma che deve essere messa in pratica giorno per giorno. Un approccio definito da molti idealistico, ma che in realtà ha una solida base concreta, dando lavoro a un sacco di persone, tra la raccolta porta a porta, la promozione dei centri del riuso e molto altro. Un metodo che difende sì le risorse naturali, ma porta vantaggi anche economici».

Un approccio riassumibile nelle tre R: ridurre, riutilizzare, riciclare, che punta non solo a non incenerire, ma a ridurre notevolmente i rifiuti che finiscono in discarica, organizzando il riciclo dei materiali da differenziare, promuovendo stili di vita più sostenibili anti-spreco e con quantità limitate di scarti, incentivando il riuso dei materiali e la produzione di prodotti “circolari”, riciclabili al 100%.

Questo approccio è solo il primo mattone della rivoluzione ecologica che Ercolini porta avanti come presidente di Zero Waste Europe e Zero Waste Italy, incontrando persone in tutto il mondo e scrivendo libri, come «Non bruciamo il futuro» (Garzanti, 2014), «Rifiuti Zero: una rivoluzione in corso» (Dissensi, 2012) scritto con Patrizia Lo Sciuto, vicepresidente di Zero Waste Italy e Paul Connett, docente della St. Lawrence University co-fondatore della strategia Rifiuti Zero. Oltre a «Rifiuti Zero», un terzo volume uscito nel 2018, proprio nell’anno di esplosione del Covid-19 Ercolini ha pubblicato «Il bivio - Manifesto per la rivoluzione ecologica» (Baldini+Castoldi).

«Durante l’epidemia, quando eravamo tutti chiusi nelle nostre case, e le macchine quasi non circolavano più, molte fabbriche si sono dovute fermare – si legge nell’introduzione – abbiamo mangiato a casa, e non abbiamo gettato rifiuti per strada e nelle falde acquifere, il mondo quasi non assomigliava più a quello di prima. I fiumi, persino il Sarno, il più inquinato del Paese, sono tornati puliti, nei porti sono tornati i pesci, l’aria si è fatta più pulita anche nelle città più inquinate come Milano e nei grossi centri industriali, dappertutto si è respirata un’aria nuova».

Il problema è che ora, non si può né si deve tornare alla normalità, al “prima”. «Siamo a un bivio – spiega Ercolini – se continuiamo nell’inerzia ci condanneremo. Nel libro parlo di un’evidente agonia della civiltà umana: abbiamo davanti un’ennesima estate in cui non pioverà e si parla di tornare alle centrali a carbone. Non capiamo che in alternativa al disastro non esiste un “piano C”, c’è solo il “piano B” della rivoluzione ecologica. Non c’è tempo di lamentarsi: o ci sarà una transizione ambientale oppure stento a immaginare cosa possa accadere. Il nostro conto con il pianeta è in rosso. La natura non è un supermercato da cui prelevare risorse a nostro piacimento: o impariamo a rispettarne i tempi e rinaturalizziamo le nostre culture o ci giochiamo la sopravvivenza. Lo dico anche ai bambini a scuola quando insegno: le cose non vanno granché bene, ma se ci impegniamo ce la possiamo fare».

Approfondimenti