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Peadar Casey, «tra urbano e rurale non ci sia divario, ma equilibrio»

Intervista. Volontà di dare alla propria vita un ritmo e uno stile diversi, digitalizzazione e coscienza civica. Sono i tre motori che secondo il professore della South East Technological University di Carlow costituiscono i fondamenti di una società urbano-rurale bilanciata. Casey approfondirà il tema lunedì 8 maggio, in una lezione aperta rivolta a studenti e operatori del settore turistico per «Bergamo Next Level»

Lettura 5 min.

Non ha un background nel settore del turismo alle spalle, ma una mentalità imprenditoriale. Che vuol dire «credere innanzitutto che tutto sia possibile e poi guardare a ciò che è pratico. E poi si guarda a ciò che è redditizio, ma non solo da una prospettiva finanziaria. È una questione di valori». L’entusiasmo del professor Peadar Casey, Enterprise Development Manager dell’Università irlandese SETU , è contagioso.

Invitato dal festival «Bergamo Next Level» a intervenire sul tema «Turismo integrato nel divario urbano/rurale» (8 maggio alle 9.30, Sala Conferenza Castoldi nella sede dell’Università di Bergamo di Sant’Agostino), il professor Casey mette subito le mani avanti. «Quando mi interrogo sul divario tra aree urbane e aree rurali, ho più domande che risposte. Penso però che la società sia diventata troppo settorializzata: dobbiamo cambiare la lettera “o” e renderla “e”. Non si tratta più di urbano “o” rurale, ma di urbano “e” rurale».

Decido di partire proprio da questa «e». Da quel movimento di integrazione tra “città e campagna” che dà il titolo all’incontro – rivolto in modo particolare agli studenti e agli operatori nel settore del turismo, ma accessibile a chiunque vorrà approfondire il tema. Secondo Casey, questo movimento di integrazione, che vede il turismo rurale crescere accanto a quello urbano, è in atto già prima dello scoppio della pandemia di Covid-19, sebbene la pandemia l’abbia accelerato.

«Per qualche motivo, credo che la gente stesse, fin da prima, diventando più consapevole del proprio stile di vita. Immaginando di definire la nostra società con un diagramma di Venn, ci metterei tre cose, che si intersecano tra loro: stile di vita, digitalizzazione e probabilmente coscienza civica, da cui poi discende la coscienza ambientale. Credo che il catalizzatore di tutto sia lo stile di vita. Poi c’è la digitalizzazione, che sta rendendo possibili cose che prima non lo sarebbero state. Prima c’erano le vacanze, una, due settimane all’anno, ora la gente si prende un weekend lungo, riesce a combinare il lavoro da casa con la sensazione di una vacanza. Questo significa “turismo integrato”. Lavoro da casa, sono a circa mezz’ora dal mare. Si parla spesso di lavoro ibrido o di apprendimento misto. “Integrato” è una parola molto simile».

MM: E la parola «sostenibile»? Crede che un turismo e uno stile di vita sostenibili dipendano anche da questa nuova modalità di lavorare?

PC: Credo che, potendo scegliere come e dove lavorare, ci comporteremmo in modo naturale. E il comportamento naturale è probabilmente rispettoso del clima. Credo che lo sia per sua natura. Ci sono domande enormi che sicuramente vi siete posti: se la vita lavorativa fosse diversa, le persone sentirebbero meno il bisogno di andare in vacanza per due settimane con un aereo? Sono sicuro che se vi dicessero che potete lavorare dove volete e che potete fare tutto quello che volete, dopo un po’, credo che istintivamente lavorereste in un modo che sia meno stressante per voi, ma anche meno stressante per il pianeta. A Dublino, il lunedì e il venerdì i caffè sono più tranquilli. Se le persone lavorano da casa, la loro auto non è in circolazione. Quindi sono molto più attenti al clima. Ma non credo che sia questo il motivo per cui l’hanno fatto. L’hanno fatto per ragioni di stile di vita, per dare alla loro vita un ritmo e uno stile di vita diversi. Lo stile di vita è il catalizzatore: poi c’è tutto il resto.

MM: All’interno della South East Technological University, lei gestisce «Team Rural», un progetto focalizzato sull’imprenditorialità e sullo sviluppo economico delle città e dei villaggi con una popolazione inferiore a 10.000 persone. Può spiegarmi come funziona?

PC: «Team Rural» si basa sul principio secondo cui gli imprenditori non sono motivati solo dal denaro. In realtà, la maggior parte degli imprenditori è motivata dall’idea di risolvere un problema. E molte persone, se potessero scegliere, vivrebbero in un ambiente rurale. Non con l’intenzione di fare solo soldi, ma probabilmente di fare la differenza. Molte imprese sono costruite attorno all’idea di ottenere denaro, lavorare velocemente, vendere, comprare, e poi andare a fare una lunga vacanza per rilassarsi. Allora perché non andare a vivere in campagna? Si ha ancora un po’ di stress, ma si può fare un lavoro e lavorare in un modo che non sembri di lavorare. «Team Rural» si occupa quindi di questo tipo di persone e della loro motivazione.

MM: Quest’anno, la mia città insieme a Brescia è Capitale Italiana della Cultura. Ma Bergamo non è solo città: vivo in un piccolo paesino, poco attrattivo per i turisti. Penso che essere Capitale della Cultura significhi tenere d’occhio anche i borghi, le aree verdi circostanti. Cosa dovrebbe fare un piccolo villaggio per attirare turisti?

PC: Ti do un’idea. Immagina di scrivere su un foglio la parola «BERGAMO+». Bergamo, la tua città, è al centro: lì c’è l’aeroporto. È facile da raggiungere. Ma quel «+» per me significa che le persone come voi, persone che vivono all’interno di piccoli paesini, dovrebbero mettere sui siti web dei brevi video di presentazione e invitare le persone a venire a visitarli. È molto semplice. I turisti vogliono sentire cosa avete da dire: dì loro come arrivarci e chi puoi conoscere. Questo è turismo esperienziale. Le persone non vogliono semplicemente che si dica loro dove andare: vogliono avere un’idea di ciò che è possibile raggiungendo quel luogo. Quello che con il progetto «Team Rural» abbiamo sviluppato e continuiamo a sviluppare è quello che chiamiamo «processo di impollinazione», o «principio dell’impollinazione». Si comincia dando informazioni, mettendo in campo uno scopo comune e un collettivo di persone. Questo inizia a far muovere le cose. Ed ecco come alla fine anche le città, Bergamo e Brescia nel tuo caso, arrivano a riconoscere il contributo delle aree rurali all’ecosistema socio-economico complessivo.

MM: I piccoli villaggi, però, a volte temono l’impatto negativo che potrebbe avere il turismo sullo svolgimento delle loro attività oppure sul prezzo degli immobili.

PC: Dipende da come si guarda il mondo. In alcuni casi, ci sono persone che vengono in quei luoghi, che spesso sono molto attraenti, e comprano immobili, facendo lievitare il prezzo, a danno dei residenti. Ma credo che spetti al piccolo paese in questione il compito di avere una mentalità abbastanza aperta da attirare il giusto tipo di persone. Parliamo di digitalizzazione e di piattaforme… Io non sono un tecnico, il mio background è commerciale. Ma penso che non stiamo usando abbastanza la tecnologia. Creare contenuti su un blog è semplicissimo e non devi chiedere il permesso a nessuno. Io non avevo mai usato Zoom fino a tre anni fa. Ora passo a volte quattro o cinque ore, il che potrebbe non essere una buona cosa, ma posso essere in Italia due volte al giorno. Stamattina alle nove ero lì a parlare con uno dei professori dell’Università di Bergamo e ora sono qui con te. Penso che i villaggi che hai descritto siano fortunati ad avere persone disposte a farli vivere, a renderli attrattivi, con l’utilizzo della tecnologia. Spesso sono stati fatti degli studi su villaggi e città vivaci, e sono stati classificati tre o quattro tipi di individui con mentalità imprenditoriale, perché la mentalità imprenditoriale non riguarda solo la creazione di un’attività.

MM: Si tratta di un approccio, di un modo di pensare quindi.

PC: Esatto. Quando si parla di città o di villaggi, si prendono in considerazione quattro categorie di persone: persone che sono originarie della zona e che rimangono nella zona; persone che erano della zona, sono andate via e sono tornate. Poi c’è quella che viene definita migrazione interna, quando qualcuno di un’altra città italiana viene a vivere nel tuo villaggio. E poi si parla di migrazione internazionale: pensa ad un irlandese disposto a venire a vivere nel tuo paesino. È da questa miscela che scaturisce la scintilla che fa vivere anche una piccola area rurale. Il turista arriva dalla grande città per un lungo weekend e poi decide di comprare una casa. Poi implementa la connessione Internet. Comincia a svolgere il suo lavoro nel paesino, si integra sempre di più. E l’integrazione crea equilibrio: si tratta di far parlare insieme persone con una mentalità simile, condividere idee e ispirarsi a vicenda.

MM: Se dovesse dare un consiglio a uno studente – nel settore del turismo e non solo – quale sarebbe?

PC: Darei lo stesso consiglio a qualsiasi studente: coltivate l’immaginazione. Create un video straordinario della vostra città, un video che nutra, catturi, alimenti la creatività, le possibilità. Quando sono cresciuto, per me era quasi impossibile farlo, perché dovevo procurarmi una grande telecamera e dovevo fare qualsiasi cosa. Ora con il cellulare si può fare tutto. E con quello puoi parlare con tutti gli abitanti del pianeta.

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