Quando lo staff di Molte fedi sotto lo stesso cielo si è messo in moto per imbastire da capo l’edizione 2020 le variabili in gioco erano davvero infinite: dal format al titolo del percorso, dai relatori alle sezioni, dalle partnership alle modalità che sarebbero dovuto essere, inevitabilmente, diverse rispetto agli anni precedenti. Un vero e proprio mare di opzioni e di incognite. Forse è proprio da qui che poi è nata l’edizione “In mare aperto”.
“L’aspettativa nei nostri riguardi era notevole. Sentivamo il bisogno di tanti a voler ‘alzare lo sguardo’, avere chiavi di lettura di quanto stava accadendo e immaginare vie di uscita che, senza negare la fatica, potesse essere sotto il segno dell’umano e della speranza” così racconta Daniele Rocchetti, il presidente di Acli Bergamo che tredici anni fa ebbe l’intuizione di dar via a Molte Fedi.
“Molte Fedi 2020 è stata un’esperienza inaspettata, nata da un dramma che ha travolto un’intera comunità – aggiunge Simona Pasinelli, coordinatrice della rassegna – un progetto che ha voluto resistere, per continuare ad esserci, per la comunità che ha sempre conosciuto e per rispondere a nuove necessità. Abbiamo cercato nuovi metodi per esprimere la nostra vicinanza, per rimanere aggiornati sui problemi del confuso presente e per tenere alto lo sguardo. Volevamo ritrovarci, come comunità, come uomini e donne pensanti che affrontano il dolore e la complessità. Non abbiamo mai smesso di crederci”.
Tra pubblico e organizzatori in fondo non ci sono state chissà che differenze. Tutti in mare aperto, tutti in balìa di un presente instabile, con uno sguardo ad un futuro da reinventare. Una simbiosi inattesa e sorprendente. “Pensare la tredicesima edizione della rassegna è stata una sfida nuova e complessa – prosegue Simona Pasinelli – Abbiamo dovuto modificare molte abitudini, ci siamo dovuti riorganizzare, cambiare molti parametri organizzativi. Questo ha portato con sé, inaspettatamente, molte scoperte positive: raggiungere migliaia di persone con un click, sentire l’emozione di molte persone che avrebbero fatto fatica ad esserci dal vivo, conoscere nuovi relatori e consolidare legami. Allo stesso tempo abbiamo dovuto fare molti sacrifici: non abbiamo potuto condividere in pieno quest’esperienza con la nostra grande famiglia di volontari, abbiamo sentito la mancanza del calore delle sale gremite, del confronto con sguardi in dialogo, è mancata la creatività che si innesca quando devi interfacciarti con la gente”.
Una metamorfosi dunque che non ha intaccato la community di Molte Fedi sotto lo stesso cielo. Il temuto passaggio dalla gremita Santa Maria Maggiore al divano di casa ha cambiato la rassegna, ma non le risonanze del suo “popolo”. Lo dicono i numeri: 400.000 visualizzazioni totali dopo tre mesi e sessanta eventi, 300.000 minuti di visualizzazioni sui social, 70% in più di nuovi utenti dal 2019. Ma soprattutto un bacino di utenza maggiore: con la modalità in streaming la platea virtuale ha varcato i confini provinciali approdando in province vicine e in regioni lontane.
“Sicuramente la collaborazione e la partnership con L’Eco di Bergamo e Bergamo Tv non ha fatto altro che rinsaldare un legame già sussistente da parecchi anni ma soprattutto ha permesso alla rassegna una visibilità maggiore – dichiarano Martino Rovetta, addetto stampa delle Acli di Bergamo, e Daniel Agnelli, responsabile della comunicazione – Abbiamo notato nel corso della rassegna che il nostro pubblico ha spesso usufruito della possibilità di rivedere gli eventi. Sicuramente questa restituzione sarà da tenere presente anche per le edizioni future”.
Come sempre anche quest’anno una costellazione di grandi nomi e di artisti differenti con un’ampiezza di sguardi notevole. Dai Focus del lunedì alle Narrazioni, dalla Geopolitica ad Ascolta si leva l’alba, passando per Ricette e precetti.
“Tutti i relatori hanno accettato subito e si sono messi in gioco con grande passione – chiosa Daniele Rocchetti – È stato il loro regalo a Molte Fedi e alle nostre comunità ferite. Il popolo di Molte fedi l’ha compreso subito e in tantissimi hanno voluto dimostrare la vicinanza sottoscrivendo le Card. L’edizione 2020 è stata una bella avventura e siamo orgogliosi di averla affrontata. Stiamo cominciando ad immaginare l’edizione 2021. Chi si iscriverà al sito potrà essere raggiunto, prima di Natale, dalla novità che stiamo preparando: ‘I Podcast di Moltefedi’. Per rimanere aggiornati, comprendere il presente, decifrare il futuro. E, soprattutto, per restare umani”.
La forza di una comunità
Non tutti i festival e le rassegne di Bergamo e provincia hanno avuto il successo di pubblico in streaming di Molte fedi. Come mai? I grandi nomi coinvolti hanno aiutato, certo, ma l’attenzione degli utenti è andata anche a personaggi “minori”, che hanno sempre portato dei contributi significativi. Probabilmente la forza di Molte fedi sotto lo stesso cielo risiede nella comunità di persone che in tredici edizioni è andata creandosi e che non si è fatta intimorire dal trasferimento online della rassegna, anche grazie al supporto di Eppen e di L’Eco di Bergamo. Anzi, con la possibilità di libero accesso allo streaming questa comunità si è allargata, andando oltre il territorio: manca del tutto l’elemento fisico, come spiega più sopra Simona Pasinelli, tuttavia dovremo forse abituarci a questa mancanza di fisicità.
C’è però un altro fattore determinante: Molte fedi ogni anno riesce a rispondere con pensieri e suggestioni al crescente spaesamento delle donne e degli uomini del nostro tempo. Recuperando un termine caro a Sigmund Freud, il nostro tempo è uncanny, inquietante. Dentro un’epoca di profondo cambiamento come la nostra, dovuto a diversi fattori che hanno minato quasi tutte le identità collettive e i fondamentali dell’umano (l’accelerazione tecnologica, il dominio claudicante dell’economia liberista, la crisi delle democrazie etc.) si è innestato lo sconquasso della pandemia e delle sue conseguenze economiche, sociali e politiche. Molte fedi, con tutti i limiti dovuti al fatto che siamo in medias res, ha provato incontro dopo incontro a costruire una bussola umanista con cui procedere, rigorosamente a vista. In fondo se è vero che è una barca a rappresentare simbolicamente il mare aperto in cui siamo tutti, è altrettanto vero che questa barca viene direzionata da una vela. Una vela di significati provvisori e visioni cangianti che però è tutto ciò che oggi abbiamo nel mare d’incertezza in cui stiamo galleggiando.
Sito Molte fedi sotto lo stesso cielo
(grazie allo staff di Molte fedi per la collaborazione)