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Lucia Giupponi, una bici per scoprire la bellezza e il senso dell’esistenza

Articolo. Psicomotricista e istruttrice, nel 2023 Lucia attraversa gli Stati Uniti in bici portando con sé due lettere e tanta voglia di scoprire la bellezza dello stare insieme. La sua traversata coast to coast è infatti un inno alla solidarietà e all’accoglienza

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Gli occhi di Lucia Giupponi, azzurri e fieri, di luoghi ne hanno visti tanti, come tanti, del resto, sono i chilometri che le sue gambe, pedalando, hanno macinato in giro per il mondo. Eppure, per lei, il posto del cuore rimane quello in cui è cresciuta, quello che ha forgiato il suo carattere e, soprattutto, il suo amore per la libertà e per la vita. «Ho sempre avuto una forte predisposizione per lo sport e per le attività all’aria aperta – racconta Lucia Giupponi che, qualche mese fa, ha compiuto quarant’anni – Fondamentali, per la mia formazione, i tanti anni come animatrice presso il centro ricreativo estivo della parrocchia di San Martino (Piazza Brembana e Lenna, ndr), ma anche il lavoro in cucina, nella gastronomia di famiglia». Professione, questa, che influisce sulla scelta del percorso di studi. «La gavetta ai fornelli mi aveva spinto a iscrivermi all’istituto alberghiero di San Pellegrino Terme – spiega Lucia – ma il vero obiettivo era ottenere il diploma per poter frequentare l’università e conseguire una laurea in Scienze motorie. Il mio sogno era infatti quello di diventare professoressa di educazione fisica».

Per cinque anni, Lucia studia Scienze motorie all’Università di Milano e successivamente alla Cattolica, ma, nel frattempo, non perde tempo: diventa allenatrice di rugby e di pallavolo, nonché istruttrice di nuoto. La sua passione, però, la conduce anche nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole primarie della Bergamasca, dove organizza progetti per più piccoli all’insegna della motricità.

L’anno sabbatico e il ritorno in Italia

Nel 2012, a qualche anno di distanza dalla laurea ottenuta nel 2008, l’esperienza in Inghilterra. «Necessitavo di un “periodo sabbatico”, se così si può dire, di un reset – afferma Lucia – Imparare l’inglese a Londra mi sembrava dunque un buon modo per rendere fecondo quel momento di pausa. Proprio nella capitale del Regno Unito e grazie al bike sharing (a quel tempo, poco diffuso in Italia), ho cominciato a innamorarmi della bicicletta; per comodità e per questioni economiche, me ne servivo spesso».

Tornata in Italia, Lucia ottiene all’Università degli studi di Bergamo un master di primo livello in Psicomotricità e, dopo dodici mesi di specializzazione presso la scuola privata «Kyron» di Milano, nel 2016 diventa psicomotricista relazionale. La svolta, però, avviene nel 2017, con l’apertura, a Bergamo, del centro «Trentunodi». «Durante il master, ho incontrato Marina Castelli, con la quale è subito nata una grande sintonia, nonché la volontà di mettere a frutto le nostre competenze – spiega Lucia – Il centro, all’inizio, si è configurato come una specie di palestra, con tanti corsi sportivi e olistici per adulti e, ovviamente, con l’offerta psicomotoria rivolta ai bambini. A Bergamo, fra l’altro, siamo stati fra i primi a proporre l’“antigravity yoga”. Nel 2020, tuttavia, causa pandemia di Covid-19, abbiamo dovuto reinventarci, dando il via a dei campus estivi».

Una bicicletta, 19 sassolini e tanta speranza

Ma la pandemia, per Lucia, è anche una buona scusa per riprendere in mano la due ruote e cercare di accendere un po’ di speranza nell’animo della gente. «Volevo intraprendere in bici il Cammino portoghese, uno dei percorsi che compongono il Cammino di Santiago di Compostela – racconta Lucia – La cosa non mi spaventava, dato che, in passato, avevo già affrontato lunghe escursioni in sella, come, per esempio, Monaco-Berlino, Lienz-Santa Maria di Leuca e Bergamo-Gibilterra. Il Covid, però, me lo impediva. Decido comunque di prendere la mia bicicletta e di partire, definendo l’itinerario pedalata dopo pedalata. Quell’estate, Monica Gherardi, amica e collega, aveva raccolto, con i bambini del campus, diciannove piccoli sassi dal letto del fiume Brembo e li aveva decorati con un cuore e le lettere “BG”, Bergamo. È lei a suggerirmi di portarli con me e donarli lungo la strada».

Un gesto simbolico, ma, nonostante questo (o proprio per questo), in grado di scaldare il cuore delle persone. « Il primo sassolino l’ho regalato a due ragazze che si trovavano nel parcheggio dell’ospedale Papa Giovanni – ricorda la psicomotricista – Parlavano al telefono con la propria madre che, ricoverata, non vedevano da settimane, se non dalla finestra dell’ospedale. Il secondo sasso l’ho donato a un amico di Parma, poi ho proseguito verso sud, toccando Livorno, Roma, Napoli e l’Abruzzo e consegnando “cuoricini” a chi sentivo ne avesse bisogno, ma anche a coloro indicatimi dai followers che, attraverso i miei canali social, seguivano le varie tappe del tragitto. L’ultimo sassolino l’ho lasciato a Fiastra, nelle Marche. Ho cercato di portare un po’ di Bergamo in tutta Italia ma, soprattutto, di tessere un filo ideale che potesse far sentire meno soli chi, all’epoca, sperimentava l’isolamento. È stata un’esperienza bella e commovente, che mi ha lasciato un forte senso di empatia; un sentimento che cerco di trasmettere a chi frequenta il mio centro».

«La bellezza si impara»: da Assisi a San Francisco

Dalla psicomotricità di gruppo allo yoga; dalla danza moderna ai laboratori di arte e di inglese, passando per le sedute di massoterapia e osteopatia e, naturalmente, per i campus estivi (al mare e in montagna), ai quali, ogni anno, partecipano più di cinquecento ragazzi: oggi, il centro «Trentunodi», con il quale collaborano anche psicologi, pedagogisti e logopedisti, è un punto di riferimento per i cultori del fitness e del benessere. «Nel 2022, grazie a un’idea di Matteo Romano (collega del soccorso piste), ho inaugurato pure un parco avventura – spiega Lucia – Prende il nome dal paese in cui sorge, Piazzatorre, e, attualmente, vanta cinque percorsi; tre di media difficoltà e due per i più piccini, ideati per farli divertire in tutta sicurezza».

Eppure, sarà il ruggito del foscoliano «spirto guerrier» o la volontà di mettere continuamente alla prova sé stessa, Lucia non riesce a stare ferma e trasforma ogni opportunità in una sfida. «Nel 2023, Enrico Carrara, amico bresciano trapiantato in Umbria, mi propone di percorrere longitudinalmente gli Stati Uniti in bicicletta – racconta la psicomotricista – Si tratta di un “coast to coast” organizzato in collaborazione con l’associazione “La Francescana”. Il 4 ottobre (festa di San Francesco), nell’anno di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura, io e Enrico partiamo alla volta degli States. Il traguardo finale? Ovviamente, San Francisco. Con noi, due lettere; una scritta dalla sindaca di Assisi, Stefania Proietti, e indirizzata alla sua omologa, London Breed; l’altra, a opera dei Frati Minori, da consegnare ai padri della missione francescana della città californiana». Un viaggio all’insegna della bellezza. «Il nostro motto è “la bellezza si impara” – afferma Lucia – che ben spiega il nostro approccio all’esistenza. Nonostante dolori e fatiche, la vita è colma di bellezza; una bellezza che va appresa con umiltà, un passo alla volta».

Il Creato, un luogo meraviglioso

I due giungono a San Francisco verso dicembre, dopo che, da Miami, hanno attraversato dieci Stati, percorso seimila chilometri, nonché affrontato una serie infinita di imprevisti, fra cui avversità atmosferiche e innumerevoli forature. «L’America, vista dall’Europa, pare pericolosa – dice Lucia – ma anche là si può essere investiti da bontà, generosità e accoglienza. Sarà perché gli statunitensi non hanno vere e proprie piazze in cui incontrarsi (tanto meno piazze munite di “bar sport”); sarà perché, a causa di tutto quell’enorme spazio in cui si ritrovano, sono davvero poco abituati a condividere del tempo assieme, ma abbiamo sempre trovato persone gentili, entusiaste di poterci aiutare e ospitare, desiderose di chiacchierare con noi e interessate alla nostra storia».

«La solidarietà ricevuta mi ha temprato e caricato di nuove energie. Ho compreso come sentire il bene della gente possa far vincere la paura, come, pian pianino, si possa far davvero tutto e come dai problemi se ne esca più facilmente insieme, smussando gli angoli più ostici della propria personalità». E adesso? «Non ho altre avventure in programma – afferma Lucia – ma ho tante storie da raccontare e questo, per ora, è sufficiente. Del resto, per me, raccontare significa intrecciare una relazione con il Creato, che non è un posto terribile come spesso ci viene narrato, ma un luogo meraviglioso da scoprire».

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