93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

La sorellanza delle Bonobo, come costruire alleanze tra donne e cambiare la società

Intervista. Domenica 6 ottobre a «BergamoScienza» abbiamo assistito alla conferenza della professoressa Diane L. Rosenfeld che ci ha spiegato come il patriarcato sia una forma di organizzazione sociale superabile, se si ha forza di guardare a nuovi modelli di sviluppo relazionale. Come tra i bonobo, i nostri parenti evolutivi più stretti, dove l’ordine sociale protegge le femmine dall’aggressione sessuale dei maschi.

Lettura 6 min.

Domenica pomeriggio alla «Nxt Station» in Piazzale degli Alpini, nell’ambito di «BergamoScienza» si è svolto un incontro interessante e partecipato con la professoressa Diane L. Rosenfeld, direttrice fondatrice del «Gender Violence Program» e docente di diritto alla Harvard Law School . La professoressa Rosenfeld è una figura riconosciuta per il suo impegno nel creare soluzioni legali per prevenire la violenza di genere e per il suo ruolo di consulente a università e istituzioni su come migliorare le politiche di prevenzione e risposta alla violenza sessuale. Nel 2022 la professoressa ha pubblicato un libro dal titolo: «The Bonobo Sisterhood: Revolution Through Female Alliance», «La Sorellanza dei Bonobo: rivoluzione attraverso l’alleanza femminile» (HarperCollins 2022). Il libro ha offerto quindi l’occasione di quest’incontro per «BergamoScienza».

Insieme a lei suo palco c’erano la professoressa associata Graziella Romeo dell’Università Bocconi che ha ottimamente introdotto l’intervento di Rosenfeld; il dottor Gianvito Martino, fondatore di «BergamoScienza», che ha moderato la chiacchierata e Rachele Paolucci, dell’associazione AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), che ha concluso con un intervento toccante sulle problematiche legate alle discriminazioni multiple delle donne con disabilità.

Dopo l’introduzione di Romeo, Rosenfeld ha quindi presentato i contenuti del suo nuovo libro che trattano i temi legati al problema della violenza di genere e alla violenza patriarcale. La sua proposta presenta la creazione di un modello sociale alternativo di convivenza ispirato alla vita comunitaria dei bonobo.

Ma chi sono i bonobo? Ebbene, i bonobo sono primati della famiglia degli ominidi simili a scimpanzé, ma non identici a loro. E sono simili anche agli esseri umani dato che condividono il nostro DNA per il 98,7%. Ma a parte questo dato biologico, la loro particolarità è che vivono in comunità praticando delle forme pacifiche di convivenza, dove non esiste la violenza di genere.

Come raccontato da Rosenfeld, le società bonobo hanno infatti la particolarità di essere tendenzialmente pacifiche e di promuovere la condivisione delle risorse, la pratica di rapporti sessuali liberi e l’accoglienza degli estranei. Queste società improntate su un modello matriarcale, hanno sviluppato un sistema interessante e concreto per contenere e bloccare la violenza sessuale. Infatti, quando una femmina di bonobo viene aggredita da un maschio emette una specie di grido acuto. Con questo grido la bonobo avverte le femmine compagne, di quello che sta accadendo. A quel punto le compagne accorrono a soccorrerla. Il soccorso avviene sia che le compagnane la conoscano, l’apprezzino e siano sue parenti, sia che non lo siano. Il soccorso avviene quindi a prescindere dalla loro condizione relazionale di partenza. Le bonobo accorrono tutte immediatamente, a difesa l’una dell’altra in qualsiasi luogo si trovino e qualsiasi cosa stiano facendo. Quando raggiungono la femmina che sta per essere aggredita, le bonobo respingono tutte insieme il maschio aggressore, solitamente mordendogli una parte del corpo e infine lo isolano momentaneamente. La pratica sociale delle bonobo non prevede l’isolamento permanete del maschio aggressivo, che infatti dopo un po’ di tempo viene riammesso nella comunità.

Secondo Rosenfeld, l’esistenza della società bonobo dimostra come il patriarcato non sia una forma inevitabile di organizzazione sociale. Infatti, le società bonobo praticando forme organizzative fuori dal patriarcato tolgono alla violenza di genere il suo ruolo centrale, attraverso un principio di alleanza tra donne, nella consapevolezza che sia giusto imparare a difendersi.

Allearsi e difendersi permette alle donne e alla società intera di superare la violenza patriarcale che è la somma della coercizione maschile usata per preservare un ordine sociale dominato dagli uomini. Rosenfeld chiama quest’alleanza la “sorellanza dei bonobo”. La “sorellanza dei bonobo” non è esclusivo appannaggio del genere femminile, ammette persone di tutti i generi purché esse rispettino il principio bonobo. Il principio bonobo è composto da due parti. La prima parte afferma che nessuno ha il diritto di fare del male a tua sorella attraverso lo sfruttamento o l’abuso fisico, psicologico, economico o sessuale. La seconda è che tutti sono tua sorella. L’autrice propone che i bonobo agiscano come se fossero animati da questo semplice, ma potente, insieme di principi.

In un’intervista con la professoressa Rosenfeld, dopo l’incontro per «BergamoScienza», abbiamo approfondito alcuni dei temi presentati nell’incontro. Ad accompagnarla nell’intervista c’era la anche professoressa Graziella Romeo dell’Università Bocconi, che – come indicato sopra – ha curato l’introduzione all’incontro.

CP: Professoressa Rosenfeld, lei ha una lunga storia come avvocato e attivista per i diritti delle donne. Perché ha sentito, a un certo punto, la necessità di diffondere il suo sapere scrivendo un libro?

DR: Stavo scrivendo un libro sulla violenza di genere da molto tempo, ma la conoscenza dei bonobo è stata la vera svolta. Ho pensato che fosse importante trasmettere alla gente un messaggio così rilevante, attraverso un libro, perché le persone non conoscono l’esperienza dei bonobo. Era il mio sogno scrivere questo libro. Tutto partì qualche anno fa, quando frequentai un corso di autodifesa, perché una delle mie studentesse veniva molestata da un ex fidanzato. Frequentammo insieme, in quattro o cinque, il corso e percepimmo che stavamo mettendo in pratica la nostra “sorellanza bonobo” e provando una sensazione di unione forte. Era il 2010, quello è stato l’anno in cui ho scritto molto sui bonobo e sulla sorellanza. Inoltre, in quegli anni, nella mia classe c’era Ashley Judd, un’attrice molto famosa. Lei stava seguendo un programma alla Kennedy School of Government di Harvard e si era iscritta al mio corso. Sapeva molto sui bonobo e questo ha influenzato anche la sua attività di advocacy. Ashley ha scritto la prefazione del libro.

CP: L’autodifesa è centrale nel discorso delle società bonobo. Nella conferenza lei ha detto che l’autodifesa cambia tutto. Perché l’autodifesa non è solo un’esperienza del corpo, ma anche psicologica, qualcosa che determina un cambiamento mentale. Cosa intende?

DR: Intendo che si inizia con quello che c’è tra le orecchie, con la testa. Si comincia con quello che accade nella testa, nella mente. Si comincia smettendo di giudicare le altre donne, per poi allearsi con loro. Siamo così radicate nell’idea che, come donne, siamo separate, divise l’una dalle altre. Ci diciamo: «se non mi comporto così, a me quella violenza non succederà». In realtà accade sempre che le persone con potere abusino delle persone con meno potere. Non si tratta di sesso. Si tratta di potere, di gerarchia. Quindi è importante cambiare il nostro modo di pensare, capire che siamo tutte soggette alla potenziale violenza maschile e che questo è inaccettabile e che dobbiamo difenderci insieme.

GR: Durante l’incontro la professoressa Rosenfeld ha ribadito che dobbiamo smettere di giudicare le altre donne perché questo modo di pensare è patriarcale. Stavo pensando che a volte, quando si pensa a una donna che è stata molestata o addirittura stuprata, ci si dice: «ma chissà com’ era vestita. Chissà come si comportava». Ecco questo è un modo di pensare molto maschile. Questo ci separa, ci allontana dalle altre donne e introduce un modo di pensare, un mindset patriarcale. È il dominio maschile interiorizzato per secoli dalle donne che si esprime nella mente delle donne, suggerendoci di guardare alle altre donne giudicandole.

CP: Professoressa Rosenfeld, ci ha parlato dei corsi di autodifesa come modo di praticare l’alleanza tra donne, ma quali altre pratiche possiamo fare insieme per promuovere collettivamente questo tipo di cambiamento?

DR: Suggerisco di aprire una conversazione con le proprie amiche e i propri amici su questo argomento. Invito a leggere il libro e a diffondere le idee delle società bonobo. Il libro è in inglese, ma forse presto sarà tradotto in italiano e ci saranno gruppi di lettura che ne parleranno. Facciamo girare la voce sull’esperienza delle società bonobo, manteniamola viva.

CP: Professoressa Romeo vuole aggiungere qualcosa?

GR: Si, a questo proposito, rispetto agli esempi concreti e pratiche di alleanza ho un ricordo interessante. Ricordo quando la professoressa Rosenfeld venne a insegnare in Bocconi al secondo anno in un corso di diritto pubblico, facendo esempi sul consenso e sul suo significato, spiegando l’importanza dei «no», che devono essere riconosciuti in tutto il loro portato. Ricordo che c’erano due o tre studenti che ridevano e avevano un atteggiamento sprezzante. Mi stupì vedere come la professoressa reagì nei loro confronti in un modo per nulla aggressivo, ma fermo, chiedendo loro se avessero qualcosa da dire e volessero partecipare alla discussione. Loro non proferirono parola e ricordo che alla fine della lezione si avvicinarono per scusarsi. Come nelle società bonobo si erano sentiti isolati. Il gruppo di giovani donne unito, che aveva partecipato con interesse ed entusiasmo alla lezione era riuscito, anche attraverso il modo fermo e sicuro della professoressa, a contenere e far sentire fuori luogo quel comportamento aggressivo. Tutto questo è un esempio di alleanza contro gli stereotipi.

Alla fine della nostra chiacchierata, ho chiesto alla professoressa Rosenfeld se ci tenesse al fatto che scrivessi qualcosa di particolare nell’articolo. Lei ha aperto il libro e mi ha mostrato la foto di sua madre, pubblicata insieme a una dedica all’inizio del testo. Così mi ha raccontato che uno dei motivi per cui ha scritto il libro era proprio per regalarlo a sua madre, che purtroppo soffre di demenza senile. La dedica del libro recita: «A mia madre, Phyllis Ellis Rosenfeld, Esq., la cui energia materna è il fiume che scorre in queste pagine; a Kitty, la mia stella polare; e a Terry, per tutto». Ed è sotto il segno della forza femminile e dell’energia materna che questo libro ci invita a essere bonobo, a partire da noi, a difendere il nostro valore, a costruire alleanze tra donne per cambiate la società. Perché un’alternativa al patriarcato è sempre e ancora possibile.

Approfondimenti