P iazza Duomo poco prima delle 8 del mattino è silenziosa, deserta, irreale . Le poche persone che ci passano sembrano non voler fare rumore, come se fossero dentro il Duomo, e invece sono fuori. Arrivando da Bergamo, prendevo la metro gialla, fermata Duomo, emergevo dal sottosuolo e davanti mi trovavo quella che tecnicamente è “la Cattedrale Metropolitana”, maestosa, nell’unico momento della giornata con i negozi chiusi, le luci quasi tutte spente.
Erano i primi anni Zero, andavo all’Università in via Festa del Perdono e mi trovavo così presto a Milano perché alle 8.30 iniziava uno dei pochi corsi che seguivo con una certa trepidazione: quello di Letteratura di Michele Mari , uno dei più grandi scrittori italiani nonché figlio di quell’ Enzo Mari che ha dato lustro al design italiano (è stato lui, ad esempio, a concepire la veste grafica dell’Adelphi) – se volete saperne di più del rapporto fra i due c’è il bellissimo “Leggenda privata”, un’autobiografia letteraria, fra finzione e realtà.
Forse per godermi il silenzio milanese del centro a quell’ora, forse per sgranchirmi le gambe e svegliarmi un po’, avevo l’abitudine di andare in Galleria Vittorio Emanuele II , alla Libreria Rizzoli . Se non ricordo male apriva alle 8 (oggi, leggo da Google, alle 10) e oltre ai libri aveva una vasta scelta di riviste. Guardavo tutto e poi salivo al secondo piano dove c’erano altri libri.
Non tutti sanno che allora, al secondo piano della Libreria Rizzoli, c’era un piccolo studio personale di Enzo Biagi – immagino non l’unico, certamente il meno prevedibile. Allora Biagi era un personaggio-simbolo: Il Fatto ad anticipare la prima serata, l’editto bulgaro di Berlusconi (Biagi, Santoro, Luttazzi) e soprattutto la mitologia di uno dei pochi giornalisti famosi della “vecchia guardia” ad essere ancora in vita (Montanelli erano morto nel 2001, nel mio personale pantheon di quel periodo rimanevano lui e Bocca). Una mattina, mentre stavo lì a guardare i libri, sentii una persona salire lentamente la scala a chiocciola, una figura in trench da uomo verde-grigino: era lui. Non seppi fare altro che salutarlo con rispetto, non gli dissi nient’altro. Lui ricambiò il saluto ed entrò nel suo ufficio. A me tremavano le gambe.
Questo per dirvi che le librerie milanesi, non tutte ma alcune, sono dei posti strani . Anche quelle che magari appartengono a catene come la Rizzoli o la Feltrinelli-Ricordi , che sta sottoterra lì vicino in Galleria Vittorio Emanuele II, possono regalare delle sorprese inaspettate o delle madeleine che s’attaccano alla memoria – per quanto riguarda la Feltrinelli quel denso odore di carta fresca di stampa che impregnava tutta l’ampia metratura della libreria.
E allora in questa seconda parte della mia “Guida incompleta di Milano: consigli alternativi ma non troppo” partiamo proprio dalle librerie.
Librerie di Milano
Siccome Milano è una città grande e non ci possono essere librerie ovunque, ecco che hanno cominciato la loro attività quelle su due ruote, le librerie itineranti. Come l’ Ape Libraccio che porta in giro occasioni, libri usati da 3 a 5 euro e una selezione di libri per bambini nuovi in offerta al 50% (ma anche il giornale, qui tutti i dettagli ). E Libri Sotto Casa , la libreria cargo bike di Luca Ambrogio Santini , che gira nella zona Sud di Milano e di recente è finito pure sul Guardian .
Se invece, come il sottoscritto, amate le edizioni Adelphi – non perché stanno bene in libreria , ma per i libri che pubblicano – c’è la Libreria Adelphi in via Brentano (a due minuti dal Teatro Dal Verme). Se poi adorate spulciare fra libri usati, occasioni e sconti vari non potete perdere la Libreria Fiera del Libro , luogo per certi aspetti romanticamente carbonaro ma foriero di ottime opportunità (Adelphi, ES, Taschen etc.), in corso Ventidue marzo.
Ci sono poi librerie dove è possibile bere qualcosa o mangiare, come la Libreria del Mondo Offeso tra Brera e il Piccolo Teatro Strehler, dove fanno anche parecchi incontri con autori e iniziative culturali (in primavera ed estate all’aperto); oppure la Libreria Gogol & Company che propone libri, taglieri di salumi e vino buono. Per gli amanti delle case editrici indipendenti invece c’è la Libreria Verso , piccola ma combattiva, nella quale si organizzano anche incontri per bambini (Gogol e Verso sono entrambe in zona Navigli: la prima, un po’ più defilata, in via Savona).
Infine Wow Spazio Fumetto (in zona Porta Romana) e La borsa del fumetto (Porta Venezia) sono le mete predilette per tutti gli appassionati di comics, manga e simili. Wow è un museo, con un’esposizione permanente, mostre a rotazione continua e un eccellente bookshop; La Borsa è il classico negozio di fumetti dove trovare di tutto .
Mangiare a Milano
Milano non offre la moltitudine di cucine da ogni parte del mondo di città come Londra o l’imparagonabile New York, ma si difende bene. Chi scrive è un tipico mangione tirchio , quindi di seguito troverete vari locali dove mangiare (bene) e spendere (poco). O almeno provarci.
Fra Duomo e San Babila è difficile trovare una proposta di qualità in un locale non turistico (che magari serve le desolanti lasagne bolognesi per turisti stranieri). Però c’è la Fiaschetteria del Cocopazzo , un’osteria toscana dove è possibile nutrirsi alla grande con una baguette farcita di salumi toscani (e per i più esigenti c’è anche un ottimo ristorante).
In piazza Castello, vicino al Castello Sforzesco, c’è il Chiosco Al Politico che abbina ogni panino (molto gustoso e abbondante) al nome di un politico, mentre in corso Garibaldi c’è La Prosciutteria , altro locale toscano con salumi, formaggi, conserve e dell’ottimo vino rosso (lo trovate anche a Verona e Firenze).
È a Bergamo ma anche a Milano Burger Wave , locale d’ispirazione australiana con un menu di hamburger a dir poco succulenti: io vado matto per il Kouta (è in zona Porta Ticinese). Concerti, ostello e un piccolo ristorante ottimo per un brunch è la formula del Madama Hostel & Bistrot in via Benaco.
Dalle parti di Porta Venezia (via Spallanzani) e Porta Ticinese (viale Gian Galeazzo) ci sono i due ristoranti mediorientali NUN : kebab con carne italiana, falafel, piatti vegetariani e vegani, atmosfera moderna ma multietnica. I giapponesi di Milano frequentano il Poporoya , ed è una garanzia di qualità per questo sushi bar non troppo lontano da Porta Venezia (via Eustachi).
Non c’è solo il grattacielo verticale di Boeri e la modernista piazza Gae Aulenti dalle parti di Porta Garibaldi: la cinesissima via Sarpi ospita l’ottima Ravioleria Sarpi , con i superlativi ravioli cinesi (carne, gamberi o verdura) fatti a mano e tanto altro. Per i patiti del ramen ci sono i ciotoloni fumanti e brodosi di Casa Ramen , in via Porro Lambertenghi. Buon appetito.
Cinema a Milano
Ce ne sono tanti: grandi come le multisale o piccoli e storici. Ne segnalo due, che offrono film lontani dalle logiche blockbuster e tanta accoglienza. Uno è un cinema storico di Milano, l’altro è un luogo assolutamente di culto salito alla ribalta negli ultimi anni.
Sto parlando dell’ Anteo Spazio Cinema (in piazza Venticinque Aprile), nato nel 1979, che nel tempo ha avuto un’evoluzione importante: oggi con il nome Anteo Palazzo del Cinema racchiude 11 sale su quattro piani: anteprime (anche alla presenza degli autori), film in lingua originale (la gioia di vedersi un film giapponese… in giapponese), un caffè letterario abbastanza fornito sia per il palato che per il cervello, il ristorante MIRO – Osteria del Cinema e la Sala Nobel Eataly , dov’è possibile mangiare (con gli esclusivi menu di Eataly Smeraldo , a pochi passi dal cinema) e guardare un film. Al sabato e alla domenica Anteo programma anche delle proiezioni mattutine: assolutamente consigliata la combo muffin o briosche + film . Oltre ad Anteo Palazzo del cinema a Milano ci sono anche Citylife Anteo (in piazza Tre Torri) e AriostoAnteo (in via Lodovico Ariosto). Posti dove vedere roba buona e stare bene.
L’altro cinema, decisamente più “rustico” ma anche molto affascinante, è il Cinema Beltrade . Una sola sala, stile vintage ma attrezzature sufficientemente tecnologiche, proietta ogni giorno vari film, tutti in versione originale con i sottotitoli (la fragranza di un film coreano… in coreano). E poi prime visioni, proseguimenti, classici, rassegne. Cinema indipendente e non. In via Nino Oxilia, zona Loreto, il Beltrade è un cinema per autentici cinefili con programmi mattutini, pomeridiani e serali. Biglietti singoli e tessere-abbonamento da 6 o 10 ingressi e le mitiche tessere Fedeli al Beltrade per una stagione e via (durata 12 mesi) e Fedeli al Beltrade per tutta la vita (finché morte non vi separi). Danno diritto a un biglietto ridotto per tutti gli spettacoli, possibilità di accedere alle matinée a prezzo ridotto e tanto altro. Sono folli quelli del Beltrade, ma credono nel cinema e nella cultura.
Divertirsi a Milano
Tanto è vaga la parola divertimento , quanto Milano offre possibilità per tutti i gusti, le tasche e le tendenze. Già nella puntata precedente si parlava di locali . Questa volta vediamo altre occasioni per il tempo libero più o meno atipiche, cominciando dal teatro. Milano non sarà più Capitale morale d’Italia ma lo è (con Roma) dei teatri, grazie a programmazioni sfiziose e multiformi. Oltre alla galassia del Piccolo Teatro , ne consiglio tre, di cui due famosi e uno molto meno.
L’ Elfo Puccini in corso Buenos Aires, regno di due grandi uomini di teatro come Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani , mi ricorda una stupenda “ Bottega del caffè ” di Goldoni con tanto di palco acquitrinoso. Il Franco Parenti – fondato nel 1972 in via Pier Lombardo da Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, con Giovanni Testori, Dante Isella e Gian Maurizio Fercioni, con il nome Salone Pier Lombardo ( qui tutta la storia ), poi diventato Teatro Franco Parenti – è oggi diretto dalla vulcanica Andrée Ruth Shammah : propone in 8 sale piece teatrali, incontri e presentazioni di libri, musica, cinema, corsi, laboratori e molto altro – è uno dei centri pulsanti della cultura milanese, solo l’edificio, fra passato e futuro, merita di essere visto.
Per ultimo il Teatro i , in zona Navigli, è un piccolo teatrino intimo, più di nicchia rispetto ai precedenti, che programma spettacoli decisamente impattanti e gira intorno alle figure del regista Renzo Martinelli , della grande attrice Federica Fracassi , della drammaturga Francesca Garolla e della direttrice organizzativa Lela Talia . Memorabile e sconvolgente, qualche anno fa, un “ Erodiàs ” di Testori con la Fracassi sul palco e, chi l’avrebbe mai detto, Claudio Bisio in platea ( qui un’intervista per capirci di più ).
Collegati al Teatro Franco Parenti ci sono i suggestivi Bagni Misteriosi : 9.600 mq riqualificati attorno alla piscina outdoor (attiva d’estate) più una palazzina con spazi espositivi e performativi, una terrazza, una galleria – spogliatoi, un ristorante e un campo da tennis. D’estate, i Bagni sono anche luogo di spettacoli teatrali, campus estivi per bambini ed eventi vari. Splendidamente rinnovati di recente, la riqualificazione ha ricomposto il complesso originario degli anni ’30, rovinato durante e dopo la guerra. Un posto straordinario pieno di luce, acqua, bellezza.
Da qualche anno la Fondazione Feltrinelli (viale Pasubio) è un interessante intreccio fra libreria, cafè, spazio per mostre e incontri. Uno spazio sempre più importante per la salute culturale di Milano (in più è situata in una bellissima piramide di vetro progettata dallo studio Herzog & De Mauton ). Museo d’arte e all’occasione sala cinematografica per rassegne è lo Spazio Oberdan vicino a Porta Venezia.
Imperdibili il Museo civico di Storia Naturale per patiti di scheletri, fossili, diorami e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia , che non ho resistito a tralasciare nonostante l’avessi definita una meta abituale nella puntata precedente. Con la bellissima Galleria Leonardo da Vinci, il Padiglione Ferroviario e quell’animale metallico di 46 metri che risponde al nome di sottomarino Enrico Toti è forse il luogo di Milano più entusiasmante per i bambini (ma piace tantissimo anche agli adulti).
Ormai sommersi di suggerimenti, ma con il Toti a correrci in aiuto, appuntamento prossimamente con ulteriori ganci milanesi.
Una mela e un dito (medio)
Questa serie di articoli su Milano hanno in copertina un’opera d’arte contemporanea che si può vedere en plen air in città. Nel primo episodio era “ La Mela reintegrata ” di Michelangelo Pistoletto in piazza Duca d’Aosta, una scultura che accoglie i passeggeri che escono dalla Stazione Centrale e a cui ognuno può dare il significato che desidera. A me sembra una provocazione contro la tecnologia a tutti i costi e a favore della nuda vita (la mela morsicata di Apple che viene “ricucita” e torna ad essere una mela integra), ma anche un richiamo biblico alla mela del peccato originale, che in qualche modo viene redento.
“ L.O.V.E. ” di Maurizio Cattelan è invece l’opera che ho scelto per questo secondo episodio dei miei consigli personali su Milano. È un dito medio rivolto verso Piazza Affari, ma non è un gesto offensivo e fine a se stesso, perché ha un dettaglio, neanche tanto piccolo, che riguarda le dita mozzate, meno una, quella che appunto fa il gesto contro la Borsa di Milano. Anche qui si possono dare diversi significati all’opera – quantomeno se si ha l’apertura mentale per farlo. Vi fornisco il mio: in un mondo sempre più dominato quasi esotericamente dalla finanza, il lavoro, quello manuale fatto con le dita, ha sempre meno importanza. Tanto che tutte le dita non servono più, vengono mozzate, ad eccezione di quella che rimane per un gestaccio di rabbia, rancore, odio. Che forse è l’unica cosa rimasta a quelle persone “senza dita” che in questi anni hanno pensato (illusoriamente) di votare contro le élite .