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Guida incompleta di Milano: consigli alternativi ma non troppo #1

Guida. Duomo, Ultima cena, Castello Sforzesco, Brera e la Pinacoteca, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia e via dicendo. Sono i luoghi tipici di una giornata o di un weekend a Milano. Ma la metropoli lombarda è anche molto altro. In questa prima puntata: cose da fare ai Navigli, locali interessanti e musei prelibati

Lettura 7 min.
La Mela reintegrata di Michelangelo Pistoletto in piazza Duca d’Aosta a Milano

Milano. La metropoli veloce per eccellenza. Dove domina il denaro, dove i poser abbondano e le modelle sono sempre magre e bellissime. Dove i locali sono uno status symbol e la memoria mitologica di metà ‘900 si è persa quasi del tutto. Una città cristallizzata nel suo diorama nero-grigio, bausciona, di riccanza e devasto d’alto borgo. Eppure in trasformazione: forse profonda, certamente faticosa. Da Milano l’è un gran Milan (la grandeur finanziaria, la debacle tangentista che non si è mai conclusa: dov’è finita “la capitale morale d’Italia?”) a Milano l’è un bel Milan. Una rinascita reticolare dentro e fuori dal centro, dal basso verso l’alto, brulicante di idee, suggestioni, slanci.

Saranno stati i mandati amministrativi di Giuliano Pisapia e Beppe Sala (riconfermato alle ultime amministrative) che hanno decisamente puntato sulla cultura e il tempo libero. Sarà stata l’Expo 2015, che è passata senza lasciare troppe tracce, solo non-luoghi deserti (come spesso accade a questo tipo di manifestazioni, vedi ad esempio Siviglia), pur avendo indotto la città a ripensarsi nuova, diversa. Sarà stato il movimento dal basso di una città sempre stata industriosa e creativa, ma con un nuovo spirito. Sta di fatto che da qualche anno Milano è diventata una città più aperta, più europea, in tante parti pure più bella – a partire dall’accoglienza alla Stazione Centrale con la “Mela Reintegrata” di Michelangelo Pistoletto, simbolo assai potente dai molteplici significati. Ci sono ancora tanti problemi (le disuguaglianze fra il centro e una periferia che però cerca di rinascere, per dirne una); Milano non ha il fascino di Berlino, Parigi, Vienna (dove pure le questioni irrisolte non mancano). Tuttavia l’impressione è che abbia molto di più da offrire a chi viene da fuori, anche a quei bergamaschi che di Milano sono i “vicini di casa”, sempre meno provinciali e sempre più esigenti.

Un simbolo di tutto questo è la Darsena dei Navigli: rinata da una visione lucida e diventata un nuovo centro di Milano, in certi momenti del giorno è un luogo più umano e rilassante rispetto alla nevrotica piazza Duomo, dove le luci, i cartelloni pubblicitari, i banani di Starbucks, il turismo di massa e da shopping fanno quasi apparire fuori contesto il Duomo. Un tempo luogo losco e malsano, oggi i Navigli sono il ritrovo affollato della movida notturna, ma anche un posto romantico e per famiglie di giorno. Una suggestiva piazza d’acqua dove anche le nutrie sembrano diventate più simpatiche.

E proprio dai Navigli parte questa mia personalissima guida incompleta di consigli alternativi ma non troppo su Milano, una metropoli che per tanti anni ha nascosto agli occhi di chi scrive i suoi angoli migliori. Svelando solo poi, quando ho cominciato a frequentarla da visitatore e non da studente, parecchie sorprese e diversi motivi per andarci ogni tanto. Non l’ho ancora capita Milano, la sua rapidità, il caos, l’apparenza come paradigma. Ma oggi mi piace, a volte mi piace pure tanto, e ora cerco di raccontarvi perché.

Sui Navigli

L’arrivo da Corso di Porta Ticinese è già uno spettacolo: s’apre uno spazio largo, soleggiato, brulicante di gente che passeggia rilassata o seduta ai bordi dello specchio d’acqua. Il rinnovamento della Darsena e dei Navigli ha visto nascere molti locali lungo il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese (bar dove fare l’aperitivo “alla milanese”, ristoranti, librerie, negozi d’artigianato).

Le cose da fare sono tante, alcune bizzarre, altre curiose: visitare il Centro dell’Incisioneall’interno di Palazzo Galloni; scegliere una crociera in battello (attualmente ferma a causa delle restrizioni per la pandemia) o un giro in gondola (Milano come una microscopica Venezia); passeggiare nel “Cortile degli artisti” all’interno di una casa di ringhiera sul Naviglio Grande in Vico Lavandai; sbirciare i tanti banchetti dei mercatini per il “Mercatone dell’Antiquariato” (l’ultima domenica di ogni mese), senza tralasciare “Fiori e sapori” e “Arte sul Naviglio Grande” (qui il calendario delle date). Oppure aggirarsi fra i banchi del Mercato Comunale coperto (non è la Boqueria di Barcellona ma ha un suo fascino più casereccio, meno turistico).

E poi recarsi alla Casa delle arti – Spazio Alda Merini o al MUDECdove ci sono sempre mostre interessanti, dall’antropologia alla fotografia. E per gli amanti della Reflex e affini i Navigli sono il luogo ideale dove sfogare la propria passione fotografica. Chi invece cerca una Chiesa c’è laChiesa di Santa Maria delle Grazie al Navigliopoco lontano dal Ponte di Pietra sul Naviglio Grande, una delle tantissime della città, prima cappella dedicata alla Madonna delle Grazie risalente al 1556 ricostruita e inaugurata (con la facciata incompleta) nel 1909.

I locali di Milano

Milano è una città piena di locali. Vive di giorno la retorica e la gioia sociale dell’aperitivo, di notte s’immerge nella catarsi della danza, dell’alcol, delle polveri sballanti illusioni di medicamento. Ma dice anche di una vitalità gettata al futuro, il bpm come il battito cardiaco urbano, le facce tese che si distendono in un sorriso. Milano, nonostante tutto, ha saputo diventare anche un sorriso.

In zona Duomo Colibrì, caffè letterario dall’atmosfera anni ’70 con installazioni artistiche, libri, un bel cortile esterno, spande parecchia cordialità (che in questa zona della città non è scontata). La Milano storica è al Bar Jamaica, nel Novecento ritrovo di intellettuali come Luciano Bianciardi, Piero Manzoni, Emilio Tadini, Lucio Fontana, Allen Ginsberg, Dino Buzzati, Ernest Hemingway, Dario Fo e molti altri. Segna un angolo di strada il Bar Brera, in zona Brera come l’altro, eleganza non eccessiva e aperitivi succulenti. Ma da quelle parti c’è anche la LibrOsteria (il nome dice già tutto) e il Noor(stile e cucina mediorientale, narghilè, cocktail analcolici).

In zona Cadorna, oltre allo storico Bar Magenta(sarà vero che è nato qui l’aperitivo?), molto bello il Rufus Cocktail Bar (zona residenziale vicino a Porta Magenta), dove domina un’ampia lista di cocktail particolari, fra cui il “vodkatini”. Se volete qualcosa di diverso dalle parti dei Navigli, in una corte di via Giovenale, ci sono leFonderie Milanesi: non il tipico pub dalle luci basse, spazi ricavati da un’ex fonderia, aperitivi e musica dal vivo. In corso San Gottardo c’è invece il RAB (bar al contrario), locale dal mood frizzante gestito dalla cooperativa Baracca onlus che reinserisce lavorativamente persone con disabilità intellettive.

Nei dintorni di Porta Romana è situato il Bar Luce della Fondazione Prada, uno spazio splendido progettato dal regista Wes Anderson: scenario cinematografico, gran classe, colazione e aperitivi. Futurismo e cocktail di alto livello al Lacerba, il cui nome riprende quello della rivista fiorentina stampata in caratteri rosso mattone: pure gli arredi e i quadri hanno un che di marinettiano. Solo a Milano poteva esserci poi un locale chiamato Salumeria del Design, in zona piazzale Loreto: la michetta col salame, in un’atmosfera decisamente vintage, incontra il design fra workshop, corsi e addetti ai lavori (chi non ha mai sognato di farsi un panino con un architetto? O che l’architetto invece di progettare l’ennesimo edificio astruso potesse farsi un panino?).

Ma è forse il quartiere Isola il luogo per eccellenza dei locali: fra i tanti, consiglio il Frida (aperitivi vegetariani, stile volutamente sobrio, sempre tanta gente: per la serie di cosa parliamo quando parliamo di hipster); il Gattopardo, se volete ballare fino a notte fonda in una chiesa sconsacrata, e per chi non bada a spese c’è il Ceresio 7, un lounge bar in cima alla torre dell’Enel, sontuosa piscina e vista spettacolare di Milano (è nella nuova zona di Porta Garibaldi).

Un po’ fuori dalle solite direzioni (è vicino a Quartiere Vercellese, Milano ovest) il Mare Culturale Urbano è forse uno degli spazi recenti più interessanti di Milano, che si allinea in modo multiforme a quello spirito di rinascita delle zone fuori dal centro degli ultimi anni. Non solo un locale dove mangiare, bere e stare insieme, ma soprattutto un centro di produzione artistica. Palco per i giovani artisti, spazio per drammaturghi, attori e registi in residenza che lavorano con il territorio; una programmazione a base di concerti, cinema, festival, appuntamenti con il quartiere e attività per bambini. E poi co-working, studi di registrazione e sale prova, atelier e spazi di sperimentazione e formazione. Insomma, un luogo poliedrico e accogliente, che racconta le mille forme di un mutualismo creativo, la neo ospitalità meneghina.

I Musei di Milano

Milano trabocca di musei e grandi spazi espositivi, come il suggestivo Palazzo Reale e le sue mostre evento. Personalmente ho un debole per il Museo del Novecentoall’Arengario di piazza Duomo, dove Mussolini arringava le folle: ha da poco riallestito la Galleria del Futurismo inserendo quattro quadri della collezione Antognini Pasquinelli, dopo i riallestimenti della Collezione Marino Marini, degli spazi dedicati all’arte italiana dalla fine degli anni Cinquanta agli inizi degli anni Ottanta e delle sale dedicate all’arte del periodo tra gli anni Venti e i Cinquanta. E poi, tutti in piedi, c’è il “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo.

A Milano i musei hanno anche i caveau, e ho detto tutto. Le Gallerie d’Italia – Museo d’arte contemporanea italiana sono il polo museale di Intesa Sanpaolo vicino al Teatro alla Scala. Ospitano continuamente mostre temporanee, una permanente dedicata al Novecento italiano (Fontana, Dorazio, Burri, Rotella, Alviani etc.) in rotazione periodica grazie al già citato caveau dell’ex Banca Commerciale Italiana che ospita decine e decine di opere (di solito si può sbirciare da fuori scendendo al guardaroba, ma a volte vengono organizzate delle visite: novello Lupin, ci sono entrato). Vi è anche un’area dedicata all’Ottocento italiano intitolata “Da Canova a Boccioni. Le collezioni della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo”.

In zona Porta Ticinese, fondato nel 2001, con opere in esposizione permanente e mostre temporanee, s’accomoda il Museo Diocesano nei Chiostri di Sant’Eustorgio (chi? “A Milano, sant’Eustorgio, vescovo, di cui sant’Atanasio loda la professione della vera fede contro l’eresia ariana”). Uno spazio che merita di essere visitato anche solo per l’atmosfera silenziosa e interiore del luogo, che presenta un insieme di opere legate alla storia della Basilica di Sant’Ambrogio o alla vita del santo; altre provenienti dalla Diocesi, come il “Gesù Cristo crocifisso con Maria Maddalena” di Francesco Hayez; la Collezione Monti con il “Gesù Cristo e l’adultera” di Tintoretto; la Collezione Sozzani con quadri fra gli altri di Géricault, Delacroix, Corot, Van Gogh, Cocteau, Balthus e Toti Scialoja, il cui acquisto fu in parte consigliato da Giovanni Testori al banchiere Antonio Sozzani; e alcune straordinarie sculture di Lucio Fontana.

Da non perdere pure l’Acquario Civico situato accanto all’Arena civica e ai margini del Parco Sempione, che segue il percorso dell’acqua dalle sorgenti alpine fino ai 30 metri di profondità, con 10 vasche di acqua dolce e 12 di acqua salata, tre delle quali aperte, fra trote, tinche, storioni, meduse, squali gattopardo e trigoni. Il PAC – Padiglione d’Arte Contemporaneaprogetta e realizza mostre con focus sulla scena artistica nazionale e internazionale in un edificio dall’architettura lucente e godibile, simile alle kunsthalle europee.

Lo Studio Museo Francesco Messina, ospitato nell’antica chiesa sconsacrata di San Sisto, vicino al centro di piazza Duomo, raccoglie circa ottanta sculture (gessi, terrecotte policrome, bronzi, cere) e una trentina di opere grafiche (litografie, pastelli, acquerelli, disegni a matita) del grande artista novecentesco, siciliano d’origine ma milanese d’adozione. Infine la Triennale Milano– all’interno del Palazzo dell’Arte, costruito nel 1933 dall’architetto Giovanni Muzio – istituzione internazionale che riunisce i linguaggi della cultura contemporanea: design, moda, architettura, urbanistica, arti visive, new media, fotografia, performance, teatro, danza e musica. C’è pure un bar-ristorante very relax.

Per questa volta è tutto, a presto con altre dritte milanesi.

Comune di Milano

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