Mancano pochi giorni all’apertura dell’edizione 2022 di « Marcello », il festival dedicato al cinema italiano che inaugurerà il 30 settembre in Inghilterra. Il suo nome, un omaggio a Mastroianni, l’ha scelto Giada Mazzoleni, ideatrice della manifestazione, formatrice e producer cinematografica bergamasca trasferitasi nel Regno Unito nel 2018.
Fondatrice della Paguro Film e film educator tra la Scuola Civica di Cinema di Milano e il British Council, Giada Mazzoleni, classe 1989, è oggi parte di Women in Film and Tv UK, organizzazione dedicata alle professioniste del settore. Prima di una vita passata sul set tra l’Inghilterra, Bergamo e Milano, però, per Giada Mazzoleni c’è stato un momento di vuoto. «A un certo punto mi sono ritrovata senza lavoro, con il contratto non rinnovato, ma nessun problema – ricorda – Avevo appena fatto un figlio e mi sono detta che se ero sopravvissuta al parto, sarei sopravvissuta a tutto». In quel periodo un amico fonico le parla di una storia bellissima su due astronauti: «“Mi piacerebbe presentarti i registi, potresti produrla” – ricorda – Io mi sono letta lo script e wow, era bellissimo. In un momento di follia ho pensato “Prendo il mio Tfr e lo investo per produrre questo corto” . Per farlo ho dovuto anche aprire una casa di produzione, ma mi sono detta “Sì, si può fare” ed è andata bene, anzi, benissimo. Da lì non mi sono più fermata».
La pellicola si chiama «Falene – Moths to flame», un corto dedicato agli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin e nel 2019 si aggiudicherà il Nastro d’Argento, l’award più importante in Italia dopo il David di Donatello. «Una conferma che la strada era quella giusta». Lo stesso anno arriva anche la selezione alla Mostra del Cinema di Venezia di «Fulci for fake», un biopic dedicato al genio dello splatter Lucio Fulci, prodotto dalla sua Paguro Film.
«La mia casa di produzione si occupa per lo più di sviluppo – spiega Giada Mazzoleni – Il mio compito è selezionare le sceneggiature e valutare quali possano diventare un film, una serie o una proprietà intellettuale. Bisogna poi capire come dirigere il progetto scelto e attivarsi per finanziarlo. Me ne occupo io sia per progetti miei, sia per altri filmmaker. Possono volerci anche anni per mettere in piedi tutto quanto. Nell’immaginario comune, il produttore è una persona ricca che sceglie di finanziare una pellicola, ma questa è una visione ormai sorpassata».
Accanto all’attività di producer cinematografica, Giada si occupa anche di produzione per pubblicità o eventi e ha lavorato anche al lancio di campagne per Ferrari, Maserati o Unipol; negli ultimi due anni e mezzo molte delle sue energie sono state assorbite dal festival «Marcello»: «Tutto è nato osservando le manifestazioni che c’erano a Birmingham, dedicate a diverse comunità: da quella cinese, all’indiana, al black movement – ricorda – così ho proposto la mia idea al British Film Institute: un festival dedicato al cinema italiano. Lo abbiamo lanciato in pieno Covid in versione digital ed è andata benissimo, nonostante le difficoltà del caso. Ora finalmente debuttiamo in presenza, con proiezioni, conferenze ed eventi collaterali».
Oltre a costituire un’opportunità per gli amanti del cinema, la producer ha pensato «Marcello» anche come un’occasione di networking e confronto tra i professionisti di settore di Italia e Inghilterra: lavorando a cavallo tra le industrie di due paesi, infatti, Giada Mazzoleni ha avuto la possibilità di vederne luci e ombre.
«L’Italia ha una storia cinematografica molto bella e romantica, da noi sono sempre stati finanziati prodotti d’autore e abbiamo master che ancora oggi celebriamo nel mondo, come Fellini, Leone o Dario Argento – spiega – Il problema è che il cinema più di genere o il blockbuster non hanno mai ricevuto abbastanza fondi, si è sempre creduto che fossero secondari e la nostra industria si è un po’ rallentata. In Inghilterra, invece, il cinema è molto sostenuto e finanziato a livello statale e con lui altri comparti creativi come musica e teatro».
Connesso al tema dei finanziamenti, c’è anche quello della tipologia di produzioni che vengono sostenute: «Da noi mancano sceneggiatori plurali, che non raccontino solo un tipo d’Italia – spiega la producer – si tende a dare molto spazio al dramma famigliare, ma noi non siamo fatti solo di Archibugi, Comencini o Castellitto. Inoltre, penso ai Netflix Originals italiani: sono tutti ambientati negli anni ‘40 e ‘60, sembra non ci sia contemporaneità, tranne “Skam Italia” e “Sotto il sole di Riccione”, che però sono per ragazzi».
Al di là delle produzioni, il cinema italiano post Covid deve ancora riprendersi: come riporta Il Sole 24 Ore, infatti, gli incassi 2021 sono di 169,1 milioni di euro, un dato ancora lontano dai 355,6 milioni del 2019, seppure in crescita. «Sono contentissima del successo di “Top Gun” – commenta Giada – penso che segni la direzione da prendere dopo il disastro della sala durante la pandemia. Molti vip hanno scelto di non andare in tv con le loro produzioni ma di restare al cinema: anche questo è un segnale che tutto il comparto ha colto l’urgenza della situazione».
E mentre il grande schermo si sta piano piano rialzando, Giada Mazzoleni prosegue la sua attività: «stiamo lavorando a un progetto di Marco Pellegrino, regista con cui abbiamo vinto il Nastro d’Argento, un film scritto in prima stesura dallo sceneggiatore bergamasco Massimo Vavassori e in seconda da Eleonora Mignoli. Una storia famigliare di tre donne che si ritrovano in una situazione paranormale. Il mio sogno sarebbe riuscire a girarlo tra la Val Seriana e la Val Brembana. Vedremo...».