Ivrea, stabilimenti Olivetti, primi anni Sessanta. Il responsabile del laboratorio di meccanica dell’azienda Natale Capellaro ascolta attentamente l’ingegner Pier Giorgio Perotto, che con la sua squadra gli sta spiegando come funziona la Programma 101, una nuova macchina, una via di mezzo tra la calcolatrice elettromeccanica da scrivania e gli ingombranti elaboratori elettronici, un microcomputer dalle dimensioni e dai costi ridotti, utilizzabile da chiunque anche senza competenze specialistiche.
Terminata la spiegazione del collega, Capellaro abbassa la testa e tace. Il silenzio sembra interminabile, poi però mette una mano sulla spalla a Perotto: «Caro ingegnere, ho visto questa macchina e ho capito. L’era del calcolo meccanico termina qui, oggi se ne apre una nuova». Nel 1965 la Programma 101 sbarca alla fiera universale della tecnologia di New York, è il primo personal computer della storia. Alla sua presentazione ci sono anche i tecnici della NASA. Quattro anni dopo, la missione Apollo 11 porta i primi uomini sulla Luna, a bordo c’è anche la macchina della Olivetti, che ha risolto problemi fondamentali per quella missione.
«Tra quel primo calcolatore portatile, che allora fu rivoluzionario, e ciò che può fare la tecnologia oggi c’è un abisso. È solo questione di tempo, ora come all’epoca» riflette Gastone Garziera, uno dei membri del gruppo di Perotto che ha sviluppato la Programma 101, ospite del Festival di Letteratura del Lavoro « Produzioni Ininterrotte » sabato 21 ottobre alle 17 negli spazi dell’Unesco Visitor Centre di Crespi d’Adda.
Dall’intelligenza artificiale alla Olivetti, casa del primo pc al mondo
Oggi il progettista della Olivetti ha 81 anni, la passione per l’evoluzione tecnologica continua a illuminargli lo sguardo e lo ha portato di recente a immergersi nelle pagine del saggio del fisico e inventore Federico Faggin, passato anche lui per la Olivetti e autore di «Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura». «Faggin sostiene che una macchina non potrà mai avere coscienza, ma io non ne sono così certo – spiega Garziera – sono più in linea con il matematico Alan Turing, convinto che la tecnologia non avesse limiti nel suo sviluppo. Io stesso alla Olivetti ho visto evoluzioni che non si credevano possibili prima. Vedremo».
Nell’azienda di uno dei più illuminati imprenditori d’Italia, Gastone Garziera arriva a 19 anni, fresco di maturità all’istituto tecnico di Alessandro Rossi di Vicenza: «Avrei voluto fare il medico, ma i miei non avrebbero mai potuto pagarmi gli studi fino a 26 anni – ricorda – così ho scelto quella scuola superiore; per un po’ ho coltivato il sogno di fare ingegneria a Padova, ma poi ho dovuto abbandonare anche quello».
Così, nella primavera della quinta superiore, Garziera si ritrova davanti a 23 proposte di lavoro: «Erano gli anni del Boom, era normale che accadesse all’epoca». Tra le tante, sceglie quella della Olivetti e si presenta al colloquio: «Avevo studiato libri di matematica del liceo per prepararmi, mi fecero domande complesse, ma si interessarono anche di come vedevo il mondo , di lettura e di molto altro. In Olivetti erano all’avanguardia: avevano un ufficio di psicologia del lavoro, dedicato al benessere delle persone in azienda, davvero pionieristico e studiavano anche come gestire i colloqui e la selezione del personale in modo innovativo». Alla fine di quella chiacchierata la proposta arriva subito: «Prenda il suo diploma, poi sappia che siamo disposti ad assumerla».
Olivetti, un imprenditore visionario e la sua idea di fabbrica umana
Quando Garziera arriva in Olivetti nel ’61 viene assegnato alla divisione elettronica, appena avviata. Adriano Olivetti, infatti, aveva parlato con Enrico Fermi al suo rientro dagli Stati Uniti qualche anno prima. Se oltreoceano quel campo era in rapidissimo sviluppo, in Italia si trattava ancora di un ambito pionieristico. «Erano cose così innovative che non c’erano neanche scuole che preparassero su quegli argomenti – ricorda Garziera – Così la Olivetti ci ha formato internamente, organizzando dei percorsi specifici. Quella fu solo una delle tante cose che la rendevano così all’avanguardia».
Adriano Olivetti, infatti, nel suo essere imprenditore, accanto all’innovazione, non perdeva mai di vista il benessere della comunità e dell’uomo. A 14 anni il padre l’aveva costretto a fare qualche mese in officina, per fargli conoscere il mondo del lavoro: il giovane rimase scioccato dalla ripetitività a cui era costretto il cervello delle persone e quando avviò la sua azienda cercò di dare alle persone condizioni di lavoro il più umane possibile.
Garziera, infatti, ricorda biblioteche aziendali fantastiche, in cui chi studiava in università e lavorava trovava anche copie dei libri di testo utili a prepararsi agli esami. Grande l’attenzione anche all’aspetto ludico, sportivo e culturale: c’era il Gruppo Sportivo Ricreativo Olivetti, che organizzava attività di gruppo e gite. «Abbiamo fatto anche visite ai musei per vedere Van Gogh, Renoir e Picasso – aggiunge il progettista –attività che ho amato moltissimo, dato che, accanto alla passione per l’elettronica, ho sempre avuto anche quella per la pittura. Anche sul lato welfare sessant’anni fa la Olivetti era avanti: offriva un check up medico annuale per dipendenti e famiglie, dentista, nidi aziendali con educatori preparatissimi, maternità prolungata e pagata, pari opportunità tra uomini e donne e una mensa con pasti preparati da un gruppo di nutrizionisti».
In questo contesto si lavorava benissimo quindi, c’erano tutte le condizioni per concentrarsi su un progetto ambizioso come la Programma 101. «Ricordo quando Perotto ci ha convocato – racconta Garziera – “Ragazzi, cerchiamo di capire cosa possiamo fare insieme per raggiungere l’obiettivo”, ci disse. Dobbiamo pensare a un prodotto all’avanguardia a livello tecnico, che sia così poco ingombrante da poter stare su una scrivania e tanto facile da usare, che non richieda lunghi corsi di formazione, diversamente dai mainframe (i calcolatori di grandi dimensioni, ndr), ma soprattutto deve costare il meno possibile».
Tenendo conto di queste richieste, Garziera e i suoi colleghi si sono messi al lavoro, mentre l’architetto Mario Bellini si occupava del design: «Io ho seguito tutta la parte della logica della macchina, ci abbiamo tutti messo una passione incredibile – ricorda – La richiesta della semplicità d’uso è stata forse l’aspetto più sfidante insieme alle dimensioni richieste: prima di questa macchina ci volevano squadre di programmatori per far funzionare un calcolatore, che occupava tantissimo spazio. È stata un’avventura e una soddisfazione immensa. Penso di essere stato fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto. La Programma 101 avrebbe segnato uno spartiacque, rivoluzionando il mondo dei computer e aprendo la strada a quelli che sarebbero stati i PC come li conosciamo oggi».