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Eleonora Duse, l’attrice che cambiò per sempre l’arte della recitazione

Articolo. In occasione dell’uscita del suo nuovo film dedicato a Duse - «Duse, the Greatest» - l’attrice e regista Sonia Bergamasco sarà ospite a Bergamo per scoprire da vicino la figura dell’artista e riflettere sulla sua eredità. L’appuntamento è per giovedì 6 febbraio 2025, alle 20:45, presso il Cinema Conca Verde.

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Eleonora Duse alla Mostra del Cinema di Venezia

Tra tutti gli aneddoti che ho sentito durante il mio percorso di formazione come attrice, ce n’è uno estremamente popolare, probabilmente per l’insegnamento tra le righe facile da cogliere. La protagonista è una giovanissima Eleonora Duse, all’epoca quattordicenne, in scena al teatro di Verona nel maggio del 1873, nei panni di Giulietta ruolo considerato “classico” anche allora, ma svoltato da un mazzo di rose, un dettaglio apparentemente non innovativo, che però trasformò l’interpretazione in qualcosa di unico, fino a far diventare l’episodio una storia da raccontare ancora oggi.

Si racconta che Duse, di sua iniziativa, avesse comprato il mazzo in questione quella stessa mattina al mercato di piazza delle Erbe. Pur non essendo previste nella messinscena, dal momento in cui il sipario si alzò, le rose divennero protagoniste silenziose dello spettacolo: l’attrice ne lasciò cadere una ai piedi di Romeo durante il loro primo incontro, ne sfogliò un’altra sulla sua testa nella scena del balcone e, alla fine, ricoprì con i petali il corpo senza vita dell’amato. Più di una trovata scenica, si trattò di un piccolo atto di ribellione contro la rigidità della recitazione, mestiere che l’attrice aveva ereditato dalla sua famiglia. In un teatro fatto di convenzioni, gesti codificati e declamazioni pompose, Eleonora Duse aveva appena intrapreso una nuova strada, che l’ha poi resa un simbolo, quella della verità. Ancora oggi, per quanto di per sé possa sembrare un ossimoro, l’essere autentici è uno dei massimi obiettivi di attrici e attori moderni e Duse ne fu pioniera.

Il film

A cent’anni dalla sua morte, l’eredità della straordinaria interprete soprannominata “la divina” non è solo testimoniata attraverso i racconti degli attori che l’hanno seguita, ma anche attraverso opere contemporanee che celebrano la sua figura. In occasione dell’uscita del suo nuovo film dedicato a Duse, l’attrice e regista Sonia Bergamasco sarà ospite a Bergamo per scoprire da vicino la figura dell’artista e riflettere sulla sua eredità.

L’appuntamento è per giovedì 6 febbraio 2025, alle 20:45, presso il Cinema Conca Verde. «Duse, the Greatest», diretto da Sonia Bergamasco guida in un’investigazione sull’attrice che ha cambiato il mestiere dell’attore per sempre, ispirando generazioni di interpreti, tra cui Lee Strasberg, storico direttore dell’Actors Studio. Il film esplora come una donna di cui restano solo pochi documenti – un film muto, qualche foto e ritratto – possa continuare ad avere un’influenza così duratura nel mondo della recitazione. Con interviste a grandi nomi del cinema e del teatro «Duse, the Greatest» va oltre il mito, cercando di restituire l’essenza di un’artista che, con la sua rivoluzione silenziosa, ha cambiato per sempre il modo di fare teatro.

La “divina”

Eleonora Duse nasce nel 1858 a Vigevano in una famiglia di attori itineranti. Per i Duse, come per molte compagnie girovaghe dell’Ottocento, il teatro è sia un mestiere che uno stile di vita, si viaggia con i pochi mezzi a disposizione. In quell’epoca, gli attori itineranti sono figure in movimento di città in città, di teatro in teatro, un misto di bohémien e lavoratori instancabili, il cui sostentamento è direttamente connesso al talento nell’inventarsi ogni giorno modi per conquistare il pubblico. Il linguaggio teatrale di quegli anni è dominato da un rigido formalismo: ogni gesto, intonazione e posa segue codici definiti e gli attori figli d’arte, come Eleonora, imparano già da piccoli le regole con un’educazione severa. Il compito è attenersi a ciò che già funziona, limitandosi a replicarlo, perpetuando uno stile scenico che privilegia l’enfasi e il virtuosismo tecnico.

Ma una storia di cambiamento non è tale se non contiene un elemento di frattura. Eleonora Duse è immersa nella recitazione dalla nascita, ma proprio per questo inizia presto a sentirne i limiti dei codici preesistenti. Riconosce la differenza tra l’idea di teatro come mestiere, da tramandare come un artigianato, e il teatro come arte personale, libera da schemi. Crescendo, Duse inizia a distinguersi per un approccio che rompe con il formalismo dominante del teatro ottocentesco.

Mentre molti attori continuano a seguire fedelmente le convenzioni della tradizione, con gesti ampi e declamazioni enfatiche, lei cerca qualcosa di diverso: una verità scenica capace di emozionare e coinvolgere il pubblico, una ribellione silenziosa e progressiva, che rifiuta il manierismo. Vive i suoi personaggi dall’interno, esplorando le emozioni e lasciandosi guidare da una profonda immedesimazione, rifiuta il trucco pesante e i gesti teatrali esagerati, preferendo esplorare l’interiorità. Questa innovazione, che l’ha resa una delle prime interpreti del teatro moderno, le ha permesso di conquistare il pubblico e di ridefinire il rapporto tra attore e personaggio, ma la sua ricerca artistica l’ha al contempo isolata, esponendola alle critiche di chi considerava il suo stile troppo innovativo.

Dietro al crescente successo tra pubblico e critica, si cela una donna fragile, tormentata da insicurezze e da una profonda insoddisfazione personale. Nonostante il suo talento indiscusso, la carriera di Duse non è priva di ostacoli, gli anni di tournée sono logoranti, i rapporti con i colleghi spesso conflittuali e i suoi legami sentimentali, come quelli intensi e complicati con l’attore Tebaldo Marchetti, il commediografo Arrigo Boito e il poeta Gabriele D’Annunzio contribuiscono alla sua visione artistica, ma le lasciano cicatrici emotive.

C’è inoltre il confronto tanto amato dalla critica di quegli anni, quello tra Duse e l’attrice francese Sarah Bernhardt, che rappresenta due visioni opposte del teatro: Bernhardt è l’emblema del divismo, con uno stile teatrale enfatico, mentre Duse incarna l’innovazione, con una recitazione intima e naturale. Bernhardt privilegia il repertorio classico francese, mentre Duse porta in scena autori moderni come Ibsen e D’Annunzio, affrontando temi sociali e morali. Mentre Bernhardt si circonda di mondanità e fama, Duse vive in riservatezza, segnata dalle sue fragilità. Tuttavia, il loro confronto non le ridimensiona, ma le consacra come simboli di due epoche teatrali: Bernhardt come apice della tradizione e Duse come pioniera del rinnovamento.

Il rapporto con il pubblico e la critica rappresenta un terreno di contraddizioni e vulnerabilità: sebbene Duse sia universalmente riconosciuta come una delle più grandi attrici del suo tempo, il suo approccio innovativo alla recitazione fu talvolta frainteso e osteggiato. Questo isolamento artistico, pur contribuendo alla sua leggenda, le causa sofferenza, facendola sentire spesso sola nel suo percorso. Dopo un periodo di ritiro dalle scene, il film muto «Cenere» (1916), tratto dal romanzo di Grazia Deledda, è un progetto in cui Duse investe molte aspettative, ma non riceve il successo sperato, restandone amareggiata. Delusa anche dal cinema, decide di abbandonare questo mezzo per dedicarsi esclusivamente al teatro, ma il peso delle sue scelte e della sua vita nomade la segue fino alla fine.

Gli ultimi giorni di Eleonora Duse – conosciuta come “la Divina” – sono segnati dalla solitudine, muore di tubercolosi a 66 anni il 21 aprile 1924, in una stanza d’albergo a Pittsburgh, negli Stati Uniti. È il Lunedì di Pasqua. Nonostante le condizioni di salute precarie, l’attrice era impegnata in una tournée dall’ottobre dell’anno precedente, durante la quale ha riscosso trionfi nei teatri di New York, Boston, Baltimora, Chicago, New Orleans, L’Avana, Los Angeles, San Francisco, Detroit e Indianapolis. Solo pochi mesi prima della sua morte, nel luglio 1923, la rivista americana «Time» le ha dedicato la copertina: è stata la prima donna e la prima italiana a ricevere questo riconoscimento, suggellando il suo status di leggenda vivente del teatro.

L’eredità di Eleonora Duse e la sua influenza sul teatro moderno

Eleonora Duse fu una vera e propria rivoluzionaria del teatro. La sua visione innovativa ha segnato una svolta nella recitazione, e la sua influenza è ancora oggi evidente. Sebbene all’epoca fosse più apprezzata all’estero che in Ital ia, la sua arte ha avuto un impatto decisivo su intere generazioni di attori, tanto che molti la considerano la madre del teatro moderno. La Duse ha mostrato che il teatro non è un esercizio di virtuosismo, ma uno strumento potente per esplorare la natura umana in tutta la sua complessità. La recitazione non è un atto esteriore, ma un coinvolgimento profondo che rende tangibile l’emozione del personaggio.

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