Il primo appuntamento dell’interessante Festival della Consapevolezza, organizzato dal Centro Divenire, è venerdì 24 gennaio alle 20.30, all’Auditorium “A. M. Mozzoni” di Mozzo (via Piatti 5) con la conferenza a ingresso gratuito: “E ora parliamo un po’ di te. Mi ami? Narcisismo maschile e femminile: similitudini e differenze”. Il titolo riprende un azzeccatissimo aforisma della poetessa Maria Luisa Spaziani, che racchiude in una riga un grande paradosso: la ricerca di conferme del narcisista. Abbiamo anticipato alcuni dei temi trattati con il relatore, lo psicologo, psicoterapeuta e didatta, Giuseppe Iaculo.
Un film di Muccino
Il narcisismo è un tema a cavallo tra la psicologia, la psicopatologia e la sociologia. “Viviamo in una società post narcisistica – spiega Giuseppe Iaculo – già negli anni ‘70 e ‘80 abbiamo assistito a un’esplosione del narcisismo, con enfasi sull’importanza di valorizzare i propri confini personali, ma se questo ha creato delle menti brillanti e persone di successo, dall’altro ha penalizzato i legami. Le generazioni di giovani tra i venti e trent’anni sono i figli dei narcisisti, cresciuti con riferimenti affettivi più volatili. Da qui la loro difficoltà nel costruire legami stabili”. Un po’ accade come nei film di Muccino tipo “L’ultimo bacio”.
Quando chiedere aiuto
Si può discutere di quanto il narcisismo sia una categoria della psicopatologia. Il narcisista non chiede facilmente aiuto perché tende a essere molto autocentrato, lo fa se è sollecitato dall’esterno, ad esempio dalla partner, o a seguito di fallimenti professionali, affettivi e relazionali. “Ogni persona ha il suo stile relazionale, c’è chi è più incline all’indipendenza e all’affermazione personale, ma questo se portato agli estremi può rivelarsi patologico. Freud parla del narcisismo come un passaggio evolutivo fisiologico che l’individuo deve attraversare: serve per sviluppare la capacità di autorealizzarsi e manipolare il mondo, ma la sua estremizzazione può degenerare in sofferenza”. Si tratta di una sofferenza molto spesso inconsapevole, una fragilità nascosta dietro una tendenza all’autocelebrazione e alla ricerca di conferme, con una forte ansia di fondo all’idea di creare legami stabili e duraturi, visti come una minaccia.
Narcisismo maligno
Il narcisismo diventa patologico quando la sofferenza latente sfocia in manifestazioni sintomatiche: attacchi di panico, angoscia, depressione, legati a fallimenti relazionali. Un certo grado di narcisismo è fisiologico e auspicabile, ma portato all’estremo – ad esempio in un rapporto amoroso tra un uomo narciso e una donna dipendente – può degenerare in tratti di controllo, possessività, sadismo e manipolazione. Nei casi più estremi, nel cosiddetto “narcisismo maligno”, il soggetto ha tratti sociopatici e mancanza di empatia, e possono esserci casi di violenza verbale e anche fisica.
Le relazioni del narciso
C’è un conflitto esistenziale nei narcisisti: nel partner cercano amore incondizionato e un rapporto idealizzato, ma dall’altro si sentono soffocati e hanno paura di non preservare la prora identità. Insomma, c’è del vero persino in una delle massime più stereotipate che ci si racconta fra donne: Lui vorrebbe una relazione, ma ha paura. Spiega Giuseppe Iaculo: “È una dinamica abbastanza comune. Le donne hanno la capacità intuitiva di capire che dietro a delle chiusure, a improvvisi cambi di rotta dell’uomo, o ambivalenza affettiva, può esserci fragilità e paura. Ma questa capacità di comprensione può diventare un boomerang, e creare dinamiche di coppia disfunzionali: il narcisista si mette comodo perché inizia a dare per scontato che tanto lei capirà e sarà disponibile a perdonargli qualsiasi mancanza”.
Come nel mito
Il narcisista è un idealista, che cerca una relazione che lo faccia sentire speciale. Cerca la complicità, ma non l’intimità. Inevitabile è la delusione in qualsiasi relazione amorosa. Ma di fronte alla delusione, il sogno di bellezza si infrange come nel mito di Narciso e Eco. La ninfa si strugge d’amore finché non si dissolve e di lei rimane solo la voce: questo è il rischio della donna che sta con un narciso: sparire, non esserci più.
Donne narcise
Non è un caso che il Narciso del mito sia maschio e che finora abbiamo parlato di narcisismo sempre al maschile: “Una donna narcisa non lo è mai come un uomo, perché dal punto di vista filogenetico è più portata all’accudimento e all’accoglienza, inoltre da meno tempo rispetto all’uomo è plasmata sui valori egoistici del successo e del potere. Una donna, anche per fattori culturali, ha sempre una sorta di educazione ai sentimenti ed è più portata all’introspezione”.
La narcisa ha atteggiamenti competitivi e passa da infatuazioni veloci alla volontà di plasmare il partner a propria immagine e somiglianza: Non sei come io mi aspetto è la frase tipica.
Il maschio narciso deluso tende a entrare in conflitto, essere aggressivo, ritrarsi e tradire. Invece, le donne narcisiste si ritirano meno frequentemente degli uomini di fronte alle delusioni. Preferiscono impegnarsi nella missione di cambiare il partner con ostinazione, rabbia e atteggiamenti di squalifica. Questo sviluppa dinamiche di tensione ed è facile che l’uomo si senta soffocato.
Narcisismo di coppia
E se la partner del narciso non è una donna sottomessa ma anch’essa una narcisa? “Nell’esperienza clinica è frequente incontrare coppie di narcisi. In questo caso c’è conflittualità, una sorta di partita di ping-pong di accuse reciproche. Nessuno dei due si assume le sue responsabilità, ma accusa sempre l’altro. Può esserci poi, nella donna, una forma di narcisismo più nascosto: il sentirsi gratificata e speciale per avere una relazione con un narcisista, un uomo complesso e affascinante, che non si conforma allo standard comune e con cui lei può impegnarsi in sfide continue, faticose, scomode, ma anche stimolanti e uniche. A prima vista questo tipo di donna può sembrare sottomessa, ma in realtà si tratta di donne indipendenti, desiderose come il partner di spazi di libertà personale e gratificata dall’idea di essere in una relazione amorosa speciale, unica”.
Ghosting e orbiting
Se alcune dinamiche del narcisista sono identiche da decenni, ci sono anche comportamenti nuovi, resi possibili dalla digitalizzazione e dai social. Il primo è il ghosting: letteralmente sparire come fantasmi. Negarsi da un giorno all’altro è reso più facile dalla comunicazione via internet: si smette di rispondere a chiamate, messaggi, email, anche se fino a quel momento sembrava tutto andasse bene. Dal ghosting si può passare all’orbiting, cioè continuare a orbitare attorno all’ex, sempre usando metodi digitali. Un esempio? Like, commenti sui social, un messaggino ambiguo ogni tanto, magari dopo anni. Tanto per tenere sotto controllo la situazione e lasciarsi sempre una porta aperta.
La dipendenza sana
In un’epoca dove l’autonomia sembra essere diventata il bene più prezioso e “single è bello” a prescindere, dire che esiste una dipendenza sana è quasi rivoluzionario. “Ciò che aborrisce il narcisista è la dipendenza, che in realtà è una capacità necessaria quanto l’autonomia. Per il nostro equilibrio psicologico abbiamo bisogno di essere consapevoli che ci sono persone con cui abbiamo dei legami. Nella storia evolutiva del narcisista c’è una spinta precoce all’indipendenza, fondata su una rinuncia precoce al senso di appartenenza”.
Come “guarire” allora? “Nessuno cambia veramente, ma in alcuni casi si può diventare più consapevoli e responsabili del proprio stile e incastrarsi con la persona adatta a noi. Il narcisista, ad esempio può integrare anche aspetti di sana dipendenza, scoprire la bellezza dell’appartenere, senza rinunciare al suo afflato alla libertà, magari con una donna indipendente che non lo fa sentire pressato”.