Bergamo[Incontra] è il festival culturale che da anni porta a Bergamo le storie e le testimonianze sul presente di scrittori, studiosi e uomini di fede. Nato nel 2008 per iniziativa di un gruppo di amici con il desiderio di incontrare e valorizzare la realtà in ogni suo aspetto, nel tempo pre-pandemia si svolgeva a giugno sul Sentierone, vivacizzando il centro della città grazie all’affluenza di un pubblico interessato ad approfondire le tematiche legate a educazione, politica, teologia, storia.
Va da sé che dopo la tempesta pandemica anche questo storico appuntamento ha dovuto ripensarsi. La necessità ha portato gli organizzatori a prevedere anche appuntamenti lungo tutto il corso dell’anno, rigorosamente online, senza per questo rinunciare allo sguardo profondo sul presente. Un esempio è il ciclo di incontri che ha preso il via lo scorso 12 marzo dall’eloquente titolo “Che cosa ci strappa dal nulla?”, dedicato all’approfondimento del testo di Julián Carrón “Il brillìo degli occhi”.
Ne abbiamo parlato con Michela Milesi, dal 2019 Presidente dell’Associazione culturale Bergamo Incontra, sposata e madre di tre figli, che si è trovata alle prese proprio con il cambiamento del festival nel corso di due anni davvero complicati sul fronte degli appuntamenti culturali.
DT: Bergamo[Incontra] quest’anno sarà composto dai tre incontri con don Pierluigi Banna (già svolto lo scorso 12 marzo), Guadalupe Arbona Abascal (il 23 aprile) e Giorgio Vittadini (il 21 maggio) o ci sarà anche altro?
MM: Vorremmo proporre, tra settembre e ottobre, il nostro festival estivo, quello che solitamente facciamo a giugno sul Sentierone con incontri, mostre e spettacoli. Ci stiamo pensando. Faremo quello che potremo, tenendo conto delle restrizioni che saranno in vigore. Se fosse necessario organizzeremo una tre giorni tutta on line, come hanno fatto alcuni nostri amici in altre realtà. Vorremmo fare una proposta che parli di speranza.
DT: “Che cosa ci strappa dal nulla?” è il titolo dei tre incontri previsti per “Bergamo[Incontra]. Le chiedo: cosa è oggi il nulla?
MM: Per me oggi il nulla è quando non trovi più un senso nelle cose che fai. È aver paura del silenzio, è la noia che mi prende e soprattutto il non desiderare più. Non trovare più nulla che mi conquisti.
DT: Lei è anche mamma ha provato a spiegare ai suoi figli il senso della sua fede?
MM: Secondo me la fede è una vita e loro vedono come noi, io e mio marito, viviamo. Non credo che ci siamo bisogno di spiegazioni. Ma io imparo anche da loro. Per me loro sono testimoni di una fede semplice, da seguire.
DT: Sotto il titolo vi è una bella citazione dagli “Appunti sull’amore di Dio” di Simone Weil: “Nessuno si accontenta puramente e semplicemente di vivere. Vogliamo vivere per qualche cosa”. Nel nostro contemporaneo quel “qualcosa” sembra spesso mancare. Come mai?
MM: Perché siamo fatti per l’infinito. E penso che ciascuno di noi, qualunque cosa faccia, la faccia per “qualcosa”. La domanda da porsi è per che cosa vogliamo vivere e capire se la risposta che ci diamo è all’altezza del nostro desiderio. Se colma, anche solo in parte, il nostro desiderio. C’è una bellissima poesia di Montale che dice “tutte le immagini portano scritto: ‘più in là’!”. Ecco, io mi alzo al mattino con il desiderio di essere continuamente stupita da quello che succede, di trovare nelle mie giornate qualcosa con scritto appunto “più in là”. Perché lo stupore è segno di Qualcosa di più grande.
DT: Di cosa hanno bisogno oggi i ragazzi?
MM: Di persone – adulti, amici, insegnanti – da guardare e da seguire, non perché più bravi di altri o che non sbagliano mai, ma perché vivono la loro vita in modo affascinante, sono contente di vivere, liete, guardano la vita con speranza. Ma di persone così ne abbiamo bisogno anche noi adulti. Quando le incontri il tuo cuore sobbalza e non le vorresti mollare più.
DT: Come avete scelto i tre relatori?
MM: Perché sono persone che vivono quello che è scritto nel libro da cui prende spunto il ciclo: “Il Brillio degli occhi” di Julián Carrón (edizioni Mondo Nuovo). Si sono immedesimati con quelle pagine e le hanno fatte loro.
DT: Negli anni Bergamo[Incontra] è diventato un appuntamento fisso della stagione culturale bergamasca. Secondo lei a cosa di deve il suo successo?
MM: Io credo che quello che piaccia sia il fatto che portiamo in piazza quello che siamo, le nostre storie, la nostra amicizia e una gratitudine per quello che nella nostra vita abbiamo incontrato.