Le donne che interpreta sono forti, determinate e consapevoli. Poter scegliere e avere la possibilità di vestire i loro panni è qualcosa che rende fiera Manda Touré, perché è anche attraverso il cinema che si decostruiscono gli stereotipi. L’attrice francese di origini maliane è arrivata all’ultimo festival di Cannes con una parte in “Hors Normes” accanto a Vincent Cassel e in Italia è conosciuta principalmente come Idjaba, l’unico personaggio principale femminile di “Tolo Tolo”, film di Checco Zalone record di polemiche e di incassi al botteghino.
Sarà lei l’ospite d’onore di IFF – Integrazione Film Festival e insieme a Soraya Milla, autrice di “Exotique”, pellicola di cui è protagonista, sarà sul palco dell’Auditorium di Piazza della Libertà il 20 ottobre per la serata inaugurale del festival, che proseguirà tra la città e Sarnico fino al 24. In sala l’attrice incontrerà il pubblico e presenterà alcuni estratti dei suoi film, compreso “Tolo Tolo”, l’irriverente storia di Checco Zalone, italiano gretto e ignorante, che dopo il fallimento di un’attività scappa in Africa, dove trova lavoro in un resort. Scoppiata la guerra civile, Checco si trova a fare il viaggio di molti migranti, tornando in Italia attraversando il mare sul barcone.
“Era una pellicola che voleva colpire le persone e ci è riuscita benissimo – spiega Manda Tourè – Mi è piaciuta l’idea che ha avuto Zalone, ho pensato che fosse molto interessante il fatto di raccontare la storia di un uomo bianco che viene in Africa e di come tanti preconcetti si potessero smontare mostrando un uomo così stupido. Trovo che la comicità sia un mezzo davvero potente per raccontare la realtà, anche se molti hanno frainteso”.
In “Tolo Tolo” l’attrice di origini maliane interpreta Idjaba, un personaggio che rompe una rappresentazione tradizionale della donna e che proprio per questo è diventata per Manda Touré motivo di orgoglio: “Il personaggio che ho interpretato non aveva bisogno di essere esotizzato ed era molto diverso da altri personaggi femminili nei film. Idjaba è l’unica donna in mezzo agli uomini in questa storia, ma diversamente dal solito, non è il premio del maschio protagonista. È una donna molto forte e la sfida è stata cercare di capire come rendere questo suo tratto senza rischiare di risultare meschina con una persona così stupida come Checco. Inoltre in questo film ho sentito tanta fierezza nel rappresentare le persone che hanno fatto il viaggio dall’Africa all’Europa, è stata una cosa molto intensa per me”.
Accanto a estratti di “Tolo Tolo” e di altri film di Manda Touré, sarà presentato anche “Exotique”, storia della giovane di origini africane Philomène e del suo innamoramento per Bastien, un ragazzo della sua classe. L’incontro con la regista Soraya Milla, autrice della pellicola, è avvenuto nel 2014: “lei stava cercando una donna che recitasse nel ruolo principale – ricorda l’attrice – Il titolo del film avrebbe dovuto essere ‘Blacking out’, un’espressione che rimanda al coming out gay, ma riferita all’orgoglio di essere neri. Soraya voleva ragionare su questo tema, che riguarda un preciso momento della vita delle persone di origine africana in Francia: quando realizzi quanto delle tue origini ci sia in te, smetti di nasconderlo, anzi lo mostri e ne sei fiera”.
Il tema della fierezza ritorna spesso nelle parole di Manda, anche rispetto al rapporto con i personaggi che interpreta sul grande schermo: il suo impegno passa anche dalle scelte lavorative, che comprendono “Sur la Route”, uno spettacolo teatrale sull’assassinio della giovane donna afroamericana Sandra Bland. “All’inizio come tutti accettavo qualsiasi ruolo, poi con il tempo ho avuto la possibilità di incontrare registi che mi hanno proposto dei personaggi più interessanti. Cerco sempre di fare attenzione ai panni che vesto. C’è un grosso problema ricorrente nel cinema: spesso attori di origine africana ottengono i soliti ruoli come migranti, tate o figure di servizio negli hotel, scelte che contribuiscono a rinforzare degli stereotipi. Ora le cose stanno cambiando e in meglio, ma c’è ancora molto da fare”.
L’attenzione di Manda Touré non riguarda solo il blacking out, ma anche le questioni di genere: nel suo profilo l’attrice infatti si definisce afro-femminista. “Vivo in una società in cui ho un sacco di motivi per essere discriminata: sono donna, nera, africana e musulmana. Più che con il femminismo tradizionale, mi identifico con quello intersezionale, che è un po’ differente: credo che il miglior modo per essere tolleranti sia capire che una donna ha dei vissuti diversi in Italia rispetto alla Francia, non possiamo applicare il femminismo nello stesso modo, questo mi piace molto”.
Un’ultima riflessione dell’attrice è legata ai lavoratori dello spettacolo e dell’industria culturale, che in questi mesi di pandemia hanno accusato un duro colpo. La prospettiva dell’attrice è tutta francese: “qui le persone sono molto organizzate, ci sono diverse associazioni impegnate per i diritti dei lavoratori dello spettacolo che si battono da anni. Ci sono sempre meno soldi e questo rende tutto più complicato. Con il Coronavirus poi molti progetti sono saltati, ma tante persone hanno scelto di non fermarsi e di autoprodursi, nonostante le difficoltà di budget siano un problema per tutti”.
Tuttavia “anche qui ci sono differenze e ci sono persone più toccate di altre: di recente parlavo con un giornalista di questo tema ed è emerso che mentre il cinema e la tv comunque riescono ad avere dei fondi, artisti legati agli spettacoli itineranti sono rimasti completamente bloccati, per loro è stato un problema enorme”.