Per farvi capire quanto sia importante per me Paolo Conte vi basti sapere che qualche anno fa ho regalato alla mia compagna un accappatoio azzurro. Quello di “Via con me”, per intenderci, quando dice “entra e fatti un bagno caldo / c’è un accappatoio azzurro / fuori piove e un mondo freddo”. Del resto non sono certamente l’unico ad avere una venerazione totale per l’Avvocato e quando ho saputo che al Festival del Cinema di Venezia avrebbero presentato un film su Paolo Conte (oltre a uno su Caetano Veloso: due miei idoli indiscussi) sono stato preso da una curiosità ossessiva, la stessa che nutro per tutto ciò che riguarda Conte.
Come probabilmente saprete Giorgio Verdelli, il regista di “Via con me”, in sala il 28-29-30 settembre grazie a Nexo Digital (da noi al Capitol, UCI Orio e Treviglio), non è nuovo a operazioni simili, ovvero indagare filmicamente un musicista. Già l’aveva fatto con Vasco Rossi e Pino Daniele, ora eccolo alle prese con l’Astigiano. Di cui tratteggia un profilo che ha l’intelligenza di stare un passo indietro rispetto al protagonista e di costruire un incrocio fra interviste ad artisti vari (Benigni, Bollani, Arbore, Capossela e altri) e spezzoni di filmati live di varie epoche, sufficiente a circumnavigare l’isola contiana senza la pretesa di risolverne il mistero, ma allettando lo spettatore a con aneddoti, testimonianze e canzoni stratosferiche.
Paolo Conte, e soprattutto il successo internazionale di Paolo Conte in Francia, nel resto d’Europa, finanche in America e ovviamente in Italia – dov’è nato come autore (“La coppia più bella del mondo”, “Azzurro”, “Insieme a te non ci sto più”), è diventato culto ed è poi esploso a suon di teatri pieni e riconoscimenti – è un mistero non risolto. Manca qualcosa di indicibile al bilancio del suo songwriting fatto di brani che sono grandi anche quando stanno nelle retrovie del repertorio, una voce unica (paragonabile per eccezionalità solo a quella di Tom Waits o Bob Dylan), un immaginario autenticamente inimitabile, sempre coerente (da perfetto classico in vita, fin dai primi dischi) e testi che sono autentica letteratura senza provare mai a essere poesia nel senso più proprio del termine. Ciò che manca è un’ineffabile allure, che fa di Conte un culto sempre più allargato, un approdo sicuro (ha mai fatto un disco brutto?) e un vanto tutto italiano – perché è scontato dire che Conte, non meno di Fellini, ha portato nel mondo la provincia italiana, l’ha resa cinema e romanzo.
L’isola di Conte è impenetrabile nel profondo, la adori, ti affascina, ma non la capisci del tutto. Qualcuno nel film prova ad abbozzare delle ipotesi certamente non campate per aria: “Paolo Conte est sexy” dice Jane Birkin per spiegare il successo francese del nostro; Vincenzo Mollica sottolinea come l’Avvocato abbia da subito portato “le piccole cose” ad una dimensione universale. Vero, ma non basta. E alla fine è questa probabilmente la bellezza del film: quella di non risolvere il mistero, ma di presentarlo in un modo esauriente quanto basta per conservarne tutta la straordinaria bellezza, unica e pura.
Arrivati alla fine dell’ora e quaranta di racconto fa impressione rileggere nei titoli di coda l’elenco delle canzoni ascoltate, solo una piccola parte di un repertorio che nasconde preziosità ovunque, anche nei dischi più recenti non citati nel film. Ed è pure questo che fa di “Via con me” una pellicola utile per chi non conosce bene Conte e giustamente celebrativo per chi lo venera. Sono tanti i momenti imperdibili, dalla testimonianza di Caterina Caselli ad una mitologica edizione del Premio Tenco del 1986, con Conte, De Gregori, Fossati e un Benigni non ancora catechizzante a cantare “Sudamerica” e poi il toscano a presentare l’inedita “Mi piace la moglie di Paolo Conte”. Ma è forse quello con Enzo Jannacci il momento più commovente, con il milanese a cantare “Bartali” insieme al figlio in un concerto del 2007 e i due, Conte e Jannacci, immortalati in una foto sorridente durante la registrazione di un duetto sul brano, che poi finirà in un best of di Jannacci (uno dei pochissimi duetti di Conte, l’altro con la sopracitata Birkin).
Avrete capito che ci sono tanti motivi per vedere “Via con me” e scoprire Paolo Conte o tirare le somme (senza un risultato certo) del suo mirabolante percorso. Sarà in entrambi i casi un modo per entrare e farvi un bagno caldo, immersi in quelle perline colorate che hanno reso magico anche un semplice “Gelato al limon” e migliori le vite di tanti.