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Le forme della realtà: i film documentari dello Snark Festival

Articolo. Al suo primo anno, lo Snark Festival propone una rassegna di film documentari in versione originale, con sottotitoli in italiano. Racconti d’autore internazionali che hanno fatto la storia di questo genere. Dal 13 al 15 settembre, al Cine-teatro Qoelet di Redona. Ingresso gratuito.

Lettura 2 min.

C’è innanzitutto il lavoro appassionato e indefesso dell’ Associazione Essi vivono dietro questa iniziativa di divulgazione di cultura cinematografica che presenta al pubblico (gratuitamente, va sottolineato) alcune delle migliori espressioni del cinema documentario del XX secolo. Una realtà che nel nome si rifà al leggendario film di John Carpenter, e che con lo stesso spirito anticonformista dal 2015 organizza proiezioni settimanali ad accesso libero presso la biblioteca di Seriate (e occasionalmente a Colognola): rassegne ragionate, con titoli meno conosciuti o usciti dal mercato, tutti provenienti dal patrimonio audiovisivo a disposizione delle biblioteche, e alla cui proiezione segue sempre un dibattito, in un’ottica di approfondimento tematico legato al coinvolgimento del pubblico.

«Quest’anno abbiamo pensato di fare qualcosa un po’ più in grande» spiega Marco Giardina, tra i quattro animatori di Essi vivono, che sono poi i direttori artistici dello Snark Festival. «I documentari selezionati sono otto sguardi al contempo taglienti e sfuggenti come la creatura immaginaria del romanzo Lewis Carroll da cui prende nome il Festival, sono opere apprezzate dalla critica internazionale ma poco note al pubblico italiano. Abbiamo scelto di concentrarci sul cinema documentario semplicemente perché sono pochi i festival che si dedicano a questo genere, che è spesso anche frainteso».

Eppure è proprio nella documentazione della realtà quotidiana che nasce il cinema: si pensi anche solo alle vedute dei fratelli Lumière, ai corti Edison, e in generale a quel momento di transizione del cosiddetto “cinema delle attrazioni”, con il passaggio dalla semplice “rappresentazione” del reale a quella che invece chiameremmo “narrazione”. È il procedimento del montaggio che rende il cinema un’arte narrativa, come la conosciamo oggi: riguarda evidentemente anche il cinema documentario. Ed è in questo senso che la selezione dei titoli del festival invita a ragionare soprattutto sul confine tra realtà e finzione, tra “verità” e messa in scena.

Un confine che si trova particolarmente sollecitato proprio nelle maglie del genere in questione: «Durante le rassegne annuali ci è capitato di proiettare qualche documentario e nel corso dei dibattiti esce spesso la solita questione: si considera il film documentario come “realtà” e il film di finzione come “finzione”. Ed è forse questo il grande malinteso. Il documentario è comunque una costruzione che permette di guardare in maniera laterale alla realtà: ne prende dei pezzi e li fonde con lo sguardo dello spettatore. È questo rapporto che ci interessava esplorare».

Alcuni documentari sono nella lista dei migliori di tutti i tempi

Sono otto i titoli selezionati per questa tre giorni documentaria, provenienti da Stati Uniti, Canada, Brasile, Marocco, Regno Unito e Giappone: film spariti dal circuito delle sale cinematografiche nonostante il riconoscimento della critica internazionale, alcuni compaiono addirittura nella lista dei migliori documentari di tutti i tempi stilata dal British Film Institute. A questa pagina è possibile consultare tutti i titoli, le trame e i temi che attraversano queste opere. Oltre che tutti i dettagli delle proiezioni e degli interventi a corredo.

Ospite d’onore, dagli Stati Uniti, è Tony Buba, regista di Lightning Over Braddock: a Rust Bowl Fantasy, che aprirà il Festival (venerdì 13 settembre ore 20.30): racconto del declino demografico e sociale della cittadina di Braddock, in Pennsylvania, che tra il 1920 e il 2020 ha perso il 90 per cento dei suoi abitanti. Tony Buba ha dedicato l’intera carriera cinematografica a Braddock, tutte le sue opere sono centrate sul ritratto delle sfortune della città, legate soprattutto alla crisi dell’acciaio degli anni ‘70.

Introdurranno le proiezioni esponenti di realtà del territorio legate ai temi indagati dai film.

Sabato 14 alle 18,30 l’Associazione Immaginare Orlando introdurrà Portrait of Jason di Shilrey Clarke (Stati Uniti 1967, 105’), il racconto della vita di Jason Holliday, omosessuale nero dedito a imbrogli e prostituzione, uno dei primi film LGBTQ+, girato in una notte il 2 dicembre 1966 all’ultimo piano del Chelsea Hotel di New York. Domenica 15 alle 18.30 Marcello Lorrai di Radio Popolare introdurrà invece Trances di Ahmed El Maanouni (Marocco 1981, 88’), primo film restaurato dalla World Cinema Foundation di Martin Scorsese, considerato “film culto” sulla band Nass El Ghiwane, nata nel ‘71 e tutt’ora in attività.

Gran finale, domenica 15 alle 21, con Cabra Marcado para morrer di Eduardo Coutinho (Brasile 1984, 115’), girato tra gli anni ‘60 e ‘80: storia di João Pedro Teixeira, leader delle leghe agrarie del Brasile, assassinato su mandato dei proprietari terrieri. Le riprese furono interrotte dopo un mese a causa del colpo di stato militare del ‘64, per riprendere 17 anni più tardi. L’introduzione sarà a cura di un esponente della CGIL.

L’ingresso è sempre gratuito.
Programma dettagliato e tutte le informazioni si trovano al sito di Essi vivono.

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