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IFF – Integrazione Film Festival: per la diversità, contro l’omologazione (perché l’Altro è sempre una possibilità)

Articolo. La 15esima edizione del festival dal 7 all’11 aprile all’Auditorium di Bergamo (se sarà possibile) e in streaming. 15 film in concorso, ospiti Soraya Milla con il suo “Afropolitaine” e l’afro-romana Fatou Sokhna

Lettura 5 min.
Dolapo is fine di Ethosheia Hylton

Intercultura, identità e inclusione. Ovvero le tre i dell’IFF – Integrazione Film Festival che non si fermano neanche quest’anno davanti al lockdown e tornano dal 7 all’11 aprile con un’edizione ampia, la 15esima, in presenza presso la sala Auditorium di Bergamo (se concesso e nel rispetto dei protocolli di sicurezza) e instreaming(info e accesso sul sito del festival).

Un concorso cinematografico internazionale per cortometraggi e documentari dedicati a storie che siano esperienze positive di integrazione tra diverse appartenenze culturali e provenienze nazionali: questa la definizione, se così la possiamo chiamare, di IFF. Quest’anno le pellicole in programma arrivano da tutti e 5 i continenti, a sottolineare la risonanza dell’evento in crescita; del resto fra migrazioni per guerre, carestie e ambienti invivibili a causa del clima quello delle migrazioni sarà sempre di più il tema dei prossimi anni, anche se in questo momento nel nostro Paese come ipnotizzato dalla pandemia nessuno pare soffiare più di tanto sul fuoco.

IFF è lì, nel presente in torsione ma anche un po’ nel futuro, perché la questione razziale (o razzista) e la xenofobia sono le due follie da battere in nome di ogni tipo di diversità e contro qualsiasi tentativo di omologazione. 15 i film in concorso, grazie allo sforzo di Cooperativa sociale Ruah e Lab 80 film, di cui 10 cortometraggi di finzione e 5 documentari, più 2 due film fuori concorso. Tutti a raccontare come l’integrazione sia un fatto difficile, lento e quotidiano, senza retorica ma con la forza di un’umanità varia che si apre all’Altro come una possibilità.

Quattro anteprime italiane

Il pluri-premiato “Dolapo is Fine” di Ethosheia Hylton (UK, 2020) – selezione e premi ai festival African Diaspora International Film Festival, American Black Film Festival, LA Shorts International Film Festival, London Film Festival, Leeds International Film Festival. “Ind i varmen” di Morten Schmidt e Thomas Diepeveen (Danimarca, 2020). “Wait For Me” di Hamza Akin (Turchia, 2020) e “Razas primer acto” di Alex Ygoa (Spagna, 2020). Sono i titoli delle 4 anteprime italiane assolute. A cui si aggiunge il documentario “Kufid” di Elia Moutamid, regista bresciano di origini marocchine e nome non nuovo ad IFF, quest’anno in concorso tra titoli che arrivano da Francia, Italia, Gran Bretagna, Danimarca, Spagna, Turchia e Malesia.

Sabato 10 aprile le premiazioni con due premi in denaro da assegnare: Miglior Cortometraggio e Miglior Documentario, a cui si aggiungono i Premi del Pubblico, che potrà votare sia on line che in sala, e il Premio Basso Sebino, luogo di nascita del festival, che renderà disponibili sino a domenica 11 aprile tutti i film del festival sulla piattaforma dedicata a cui si accede dal sito della manifestazione.

Soraya Milla

L’esplosiva regista francese sarà la Special guest di questa edizione. Filmmaker afro-francese, da tempo lavora sul tema delle identità e del “blacking out”. È autrice della nuova serie “Afropolitaine” in cui recita Manda Touré, ospite d’onore dell’edizione dello scorso anno di IFF. Sabato 10 aprile, dalle 10 alle 13, Soraya Milla e Aline Milla, madre della regista e co-autrice della serie, racconteranno il “blacking out” di Soraya (all’Auditorium e in diretta streaming).

Sempre lo scorso anno a vincere fu l’intenso cortometraggio “I am Fatou” e quest’anno l’attrice e cantante Fatou Sokhna, che ama definirsi afro-romana, presenzierà al festival per raccontare il film, ma anche la sua esperienza di artista italiana a tutto tondo. Giovedì 8 aprile, dalle 11 alle 13 all’Auditorium, Fatou terrà inoltre una lezione-concerto per le scuole secondarie di secondo grado, che sarà trasmessa anche in diretta streaming. Al termine la proiezione di “I am Fatou”.

Ultimo ospite, ma non per importanza, sarà Amedeo Siragusa del Premio Mutti di Bologna, un progetto che dal 2008 diffonde le produzioni cinematografiche portatrici di nuove visioni della cultura contemporanea e di sensibilità su diversità culturale e inclusione.

Come da un po’ di edizioni a questa parte, i registi dialogheranno con il pubblico al termine delle proiezioni: alcuni in collegamento on line, altri direttamente dal palco dell’Auditorium. Se non sarà possibile tenere il festival in presenza, le presentazioni dei film e gli incontri con gli ospiti si svolgeranno comunque presso la sala, da cui si trasmetterà in diretta streaming.

“In un momento che sembrava poter riservare una contrizione della proposta cinematografica cara a IFF – spiega Giancarlo Domenghini, direttore di IFF – ecco arrivare in soccorso la geografia, con più di 200 film iscritti da tutti e 5 i continenti. Segnale di una sempre più consolidata reputazione del nostro Festival. Proponiamo riflessioni su temi che il distanziamento, il mascheramento e l’isolamento hanno reso ancora più complessi: lo facciamo attraverso il racconto di storie di inclusione, di identità fiere del proprio essere ibride e integre, di incontro e interazione interculturale attraverso lo straordinario linguaggio del cinema”.

Cortometraggi

Tra i cortometraggi in concorso “Bataclan” di Emanuele Aldrovandi (Italia, 2020, 15’), riflessione sui fondamenti della nostra società a partire dal terribile fatto di cronaca accaduto a Parigi nel 2015; il già citato “Dolapo is Fine” di Ethosheia Hylton (UK, 2020, 15’), storia liberatoria del rapporto di una giovane ragazza nera con i suoi capelli e nome afro; “Galactico” di Simone Costa e Angelo Callerame (Italia, 2020, 09’): dal bullismo subito da un bambino a scuola, la scoperta che un eroe può nascondersi dietro ogni porta.

E poi “Gancio Cielo” di Giulio Pietromarchi (Italia, 2018, 12’) che racconta un grave episodio di razzismo e il ruolo positivo che possono avere cultura, musica, sport e una buona dose di follia; “Il ferro del mestiere” di Michele Catelani (Italia, 2019, 03’) con protagonisti due ragazzi dall’aria sospetta che attraversano la città per far visita ad un meccanico algerino; “Ind i varmen”, anch’esso già citato in quanto anteprima italiana, di Morten Schmidt e Thomas Diepeveen (Danimarca, 2020, 07’): il racconto di Ali, immigrato anziano e solo, che cerca relazioni tra la gente del posto in uno stabilimento balneare pubblico.

Les poux” di Marc Lahore (Francia, 2019, 12’.45’’) è invece la storia di cinque volontari di una squadra di emergenza sociale che si presentano a un senzatetto Tamil per offrirgli cibo, sorrisi e attenzioni… umiliandolo in piena coscienza; “Marina, Marina!” di Sergio Scavio (Italia, 2020, 18’.12’’) racconta il primo difficile amore tra due giovani compagni di classe; “The Cloud Is Still Here” di Mickey Lai (Malesia, 18’) narra la vicenda di Xiao Le, giovane donna cristiana, che deve prendere una decisione sull’opportunità di intervenire tramite i rituali taoisti della famiglia nei riguardi del nonno morente; “Wait For Me” di Hamza Akin (Turchia, 2020, 02’.23’’) parla della storia d’amore della coppia Marian e Ulay, basata sulla creazione artistica.

Documentari

Riserva sempre molte sorprese la sezione documentari, genere in crescita che ha conquistato anche piattaforme come Netflix o MUBI. Ad IFF ci saranno “Flamenco Ikigai” di Emanuel Massa (Italia, 2021, 04’,25’’), storia di una ballerina di flamenco giapponese in Spagna; “Kufid” di Elia Moutamid (Italia, 2020, 52’): il film è il brillante risultato del percorso autobiografico intrapreso durante il primo lockdown; “Razas primer acto” di Alex Ygoa (Spagna, 2020, 14’.30’’), che racconta di un gruppo di giovani attori spagnoli non bianchi e analizza la realtà razzista attuale in Spagna.

Siamo qui da vent’anni” di Sandro Bozzolo (Italia, 2020, 48’.30’’) è infine ambientato in provincia di Cuneo, dove latte, vino, formaggio, frutta e castagne vengono prodotti grazie ai lavoratori che arrivano da altrove, portando con sé nuovi colori e nuove culture; “113/2018” di Davide Marchesi (Italia, 2020, 13’.37’’) ritrae infine momenti, emozioni ed esperienze di vita reale dei processi di integrazione a lungo termine di varie comunità afro-discendenti in Italia.

In programma, seppur fuori concorso, anche “La voliera” di Bagya D. Lankapura (Italia 2019, 32’), storia di un padre e di una figlia nella comunità srilankese di Napoli, in cui viene illustrato il conflitto tra la tradizione rappresentata dal genitore e la libertà desiderata dalla giovane che si sente italiana. Il film è uno dei vincitori dell’ultimo Premio Mutti: dopo la proiezione, il regista dialogherà con il pubblico dal palco dell’Auditorium.

Eccolo, dunque, il menu di IFF – Integrazione Film Festival: incontri fra culture differenti nel nome del cinema, cioè della cultura. Che serve anche a raccontare la realtà oltre le nostre quattro mura e non deve essere messa a tacere.

Sito IFF

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