Da quando ho cominciato a curare questa rubrica, ho sempre avuto un sogno che è ancora rimasto irrealizzato, ovvero iniziare a guardare una serie partendo dall’ultima puntata. Poi, un po’ per mancanza di coraggio, un po’ per correttezza, ho sempre rimandato questo proposito. A te, caro lettore, se ti appresti a leggere questo articolo senza aver visto la serie «Still up», consiglio di farlo. A breve spiegherò il perché. Come preannuncia il titolo, i protagonisti della narrazione sono Lisa (Antonia Thomas) e Danny (Craig Roberts). I due trascorrono le notti insieme ma solo via telefono, perché hanno in comune qualcosa che li avvicina moltissimo: ovvero entrambi soffrono d’insonnia. Più precisamente Lisa ha difficoltà ad addormentarsi, invece Danny se si addormenta ha difficoltà a svegliarsi; quindi, preferisce non andare a dormire molto presto.
Ovviamente gli aggettivi che utilizzerò e che serviranno per creare calore e sottintendere una tenzone amorosa tra i due non sono casuali. Perché, in effetti, è solo superando le aspettative sullo sbocciare di una storia romantica tra i due personaggi principali che si possono comprendere le reali potenzialità della serie. La relazione (platonica e a distanza) tra Lisa e Danny è un condensato di sentimenti non dichiarati che si depositano sulla superficie in attesa che uno dei due abbia il coraggio di tirarli fuori. Abbiamo fin dai primi istanti la sensazione che tra i due ci sia una grande complicità, ma al contempo il loro rapporto quotidiano è sempre messo in standby, metaforicamente e no, da una serie di ostacoli che interrompono continuamente i loro flussi di coscienza.
Questi ostacoli sono rappresentati, ad esempio, da un vicino bizzarro e invadente che abita solo, circondato dai suoi gatti, oppure dalla stessa Lisa che tra l’altro è fidanzata e convive con un uomo del quale chiaramente non è innamorata, intrappolata (per colpa sua) in un rapporto che non riesce mai a maturare del tutto.
Come due rette parallele
I due protagonisti della storia sono amicissimi e, pur avendo un rapporto quotidiano, non riusciamo mai a comprendere quanto grande è la distanza fisica, spaziale, geografica che li separa. Solo nell’ultima puntata scopriamo (piccolo spoiler) che si sono conosciuti ad un matrimonio in cui erano seduti allo stesso tavolo e da allora sono diventati amici inseparabili. L’unica linea che li divide e che al tempo stesso li unisce è quella dello smartphone, che gli consente di comunicare in videochiamata. Si sentono ogni sera per telefono e passano alcune ore insieme in questo rapporto a distanza. Danny, tra l’altro, non esce più di casa dopo un trauma vissuto in passato.
Ma la realtà è molto più complessa di così. Lisa vive con sua figlia (avuta da una precedente relazione) e con Veggie (Blake Harrison) «che la ama come se fosse figlia sua», a detta della madre di lui. Vi assicuro che, quando mi sono sentita rivolgere un’affermazione simile, da una persona che parlava del mio patrigno (ho sempre odiato l’accezione negativa con la quale si connota questa parola), mi sono sentita estirpata, quasi in colpa per desiderare da bambina l’affetto ad un padre che non lo era ma lo è diventato.
«Still Up» esplora con audacia situazioni insolite, stabilendo fin da subito un tono distintivo per la serie. Nell’episodio inaugurale, Lisa vive un momento a dir poco surreale: rimane per ore in una farmacia di notte, paralizzata da un arduo dilemma: prendere la medicina senza il farmacista o attendere che il farmacista arrivi? Finché non decide di pagare usando la carta, spendere 100 dollari per sbaglio, avventurarsi dietro al bancone e trovare finalmente il farmacista, morto a seguito di un malore improvviso qualche ora prima. Questa scena riflette un’esasperazione di eventi quotidiani, quale caratteristica distintiva dello show. Il secondo episodio prosegue su questa linea, con Lisa che si denuda in un autobus, affrontando una sfida che a tratti sembra esistere solo nella sua testa.
Queste sequenze, pur essendo esagerate, sembrano avere l’obiettivo di catturare l’humor in situazioni e personaggi, sebbene non sempre ci riescano pienamente. Infatti, il primo episodio introduce anche Danny che vive un momento piuttosto comico: per evitare la festa di compleanno del gatto del suo vicino, racconta di essere a Disneyland. La situazione si complica quando, ordinando una pizza, scopre che il fattorino ha bisogno di una foto per confermare la consegna, mettendo così a rischio la sua bugia. In realtà, ancora una volta il sottinteso è più complicato di così. Danny, infatti, dopo la fine della sua relazione soffre di agorafobia, ha il terrore di uscire di casa, non lo fa neanche quando sospetta di avere un serio problema di salute. Preferisce che sia il suo vicino a chiedere un parere medico tramite una foto, scatenando l’ira funesta della dottoressa dal momento che (ancora una volta) si sottintende che non era la prima volta che si verificava una situazione simile.
La serie dunque ci presenta una nuova normalità post-pandemica, nella quale due persone potrebbero tranquillamente parlare attraverso uno schermo diventando intime pur senza incontrarsi mai. Ma soprattutto ci fa riflettere su come pur avendo tantissimi dispositivi a disposizione, ci dimentichiamo delle basi della comunicazione che diventa paradossalmente più intima con degli sconosciuti potenziali rispetto alle interazioni che riusciamo ad avere nostri vicini, compagni, e via dicendo.
Adoro l’umorismo inglese ma…
«Still Up» si basa sull’aspettativa che il pubblico si immerga completamente nell’amicizia tra i protagonisti, nonostante venga mostrato poco del perché e del come questa amicizia possa evolvere in una relazione romantica. Viene spesso enfatizzato quanto i personaggi si conoscano bene, ad esempio con Lisa che prende in giro Danny, ma mancano prove concrete della loro intimità. Questo approccio narrativo diventa problematico poiché l’impalcatura narrativa della serie, poggia proprio su questa promessa. La struttura, che si sviluppa attraverso brevi episodi basati su ricordi e scambi telefonici, richiede un rapido coinvolgimento del pubblico, ma lo show non riesce a convincere gli spettatori di questa necessità.
In critica cinematografica si dice spesso che «mostrare è meglio che raccontare», un principio che «Still Up» non riesce a incarnare, limitandosi a far esprimere ai personaggi i propri pensieri senza aggiungere profondità o sostanza. Il modo in cui i personaggi secondari, come i partner attuali e potenziali, sono delineati, aggrava ulteriormente la situazione. Il personaggio di Veggie, ad esempio, è caratterizzato in maniera così superficiale che non si capisce l’interesse di Lisa nei suoi confronti, da cosa derivi, se non dall’essere un buon padre per sua figlia.
Allo stesso modo, sia i corteggiatori di Danny, come Amy (interpretata da Lois Chimimba), sia i personaggi secondari come Adam, il vicino carino interpretato da Luke Fetherston, sembrano eccessivamente tolleranti nei confronti dei difetti di Danny. La rappresentazione di come Lisa e Danny si comportano e trattano le persone a cui dicono di tenere rende difficile credere che qualcuno possa desiderare la loro amicizia o compagnia. Ma forse è proprio qui la morale. Sono persone che commettono sbagli e agiscono in maniera assurda, ma proprio questa mancanza di informazioni ci impedisce di immedesimarci e fare il tifo per loro. Al centro di questa storia ci sono quindi gli effetti dell’incomunicabilità o dell’eccesso di comunicazione, in cui pur avendo tutti gli strumenti a disposizione per mostrarci a chi abbiamo di fronte senza filtri, preferiamo rifugiarci dietro e dentro ad uno schermo.
In conclusione, «Still up» prova a rompere gli schemi della classica rom-com , mostrandoci i comportamenti disfuzionali di due nottambuli coi quali forse non riusciamo a simpatizzare perché ci aspettiamo che alla fine, almeno nelle serie tv, gli esseri umani sappiano trovare il loro lieto fine e invece…ci tocca svegliarci.