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#coseserie: 5 serie tv da guardare in vacanza

Articolo. Dai fantasy storici ai thriller moderni, passando per i medical drama e le comedy che sfidano gli stereotipi di genere. Abbiamo selezionato cinque titoli da recuperare durante l’estate

Lettura 6 min.
Fleabag

In questi giorni di caldo e di notti insonni a causa del caldo, ho avuto molto tempo per guardare serie tv. Ho scelto produzioni uscite di recente… con qualche ripescaggio dal passato. Pronti? Cominciamo!

«My Lady Jane» (Amazon Prime)

Non ho mai amato né i fantasy né le serie storiche, ecco perché ero un po’ contrariata quando i miei coinquilini hanno scelto di vederla. Sono però felice di essermi adeguata alla maggioranza perché il period drama disponibile dal 27 giugno su Prime Video mi ha tenuta letteralmente incollata allo schermo per due giorni. «My Lady Jane» reimmagina la storia della vera Lady Jane Grey, nota come la «Regina dei nove giorni», in una versione alternativa e fantasiosa dell’Inghilterra del XVI secolo.

Nella serie, Jane Grey (Anna Chancellor) è una giovane intelligente e indipendente che si trova inaspettatamente al centro di intrighi di corte. Il re Edoardo VI, suo cugino, e figlio di Enrico VIII, sta morendo e designa Jane come sua erede al trono, bypassando le sorellastre Maria ed Elisabetta. La trama si complica con l’introduzione di un elemento fantasy: in questo mondo, alcune persone (chiamate Etiani) possono trasformarsi in animali, mentre altri (i Veritiani) non hanno questo potere. Gli Etiani sono perseguitati e considerati inferiori dai Veritiani che sono costretti a nascondere la loro identità per evitare di essere scoperti.

Con un mix di romance, humor e avventura, «My Lady Jane» trasforma la tragica storia vera in una narrazione emozionante e divertente. La serie esplora temi di potere, identità e accettazione, il tutto condito con battute moderne e situazioni comiche che creano un contrasto intrigante con l’ambientazione storica.

Mentre la trama si sviluppa, Jane deve decidere non solo che tipo di regina vuole essere, ma anche come usare la sua posizione per portare giustizia e uguaglianza in un regno diviso. La sua storia personale si intreccia con quella più ampia del conflitto tra Etiani e Veritiani, portando a rivelazioni sorprendenti e a una conclusione che reinventa completamente il destino di Lady Jane Grey.

«Express» (Netflix)

La serie, ambientata in una Spagna post-pandemica, segue la storia di Barbara (Bárbara) Vázquez, interpretata da Maggie Civantos. Barbara è una brillante psicologa criminale con un passato traumatico: è stata vittima di un sequestro lampo che le ha lasciato cicatrici sia fisiche (l’amputazione di un dito del piede) che psicologiche.

Frustrata dall’approccio superficiale della polizia ai sequestri lampo e dall’ambiente di lavoro misogino, Barbara decide di lasciare il suo incarico nel corpo di polizia. Accetta invece un lavoro presso la Zentral Risk (o Central Risk), una misteriosa compagnia di assicurazioni privata che offre una polizza anti-sequestro. Qui, Barbara si specializza come negoziatrice di ostaggi.

Nel suo nuovo ruolo, Barbara si prefigge l’ambizioso obiettivo di combattere e potenzialmente eliminare i sequestri lampo, un crimine in rapida diffusione in un periodo caratterizzato dall’inasprirsi delle disuguaglianze sociali. La sua missione personale è inevitabilmente legata al desiderio di scoprire la verità dietro il proprio rapimento, la macrostoria che lascia lo spettatore in bilico per due stagioni.

Barbara lavora con un team da lei stessa ingaggiato, composto da persone che vivono ai margini della società: una ex docente cieca con abilità uditive straordinarie, un giovane genio del computer, una pilota di droni e un ex detenuto. Insieme, affrontano casi complessi utilizzando tecnologie avanzate e metodi per così dire non convenzionali.

La serie snocciola questioni come le ripercussioni di eventi traumatici, le contraddizioni della giustizia e le sfide di una società in rapido cambiamento, offrendo un mix di azione, suspense e analisi psicologica. «Express» promette di essere un thriller avvincente che esamina le conseguenze personali e sociali del crimine in un’era di crescente velocità e tensione.

«Those About to Die» (Amazon Prime)

«Those About to Die» è una miniserie italo-tedesco-statunitense diretta da Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintner che ha debuttato su Amazon Prime il 16 luglio. La rappresentazione offre uno sguardo avvincente e dettagliato sulla Roma imperiale del I secolo d.C., concentrandosi sul periodo del regno dei Flavi. Ispirata al romanzo omonimo di Daniel P. Mannix del 1958, la narrazione è ambientata sullo sfondo di eventi storici significativi come l’eruzione del Vesuvio e l’incendio di Roma, la serie intreccia abilmente fatti storici e finzione drammatica.

La trama ruota attorno alle corse delle quadrighe al Circo Massimo e all’impatto che la costruzione del Colosseo ha su questo antico equilibrio di potere. La serie esplora le dinamiche tra le diverse classi sociali, dai nobili agli schiavi, offrendo un affresco complesso e realistico della stratificazione della società romana.

Al vertice del potere ci sono Vespasiano interpretato da Anthony Hopkins e i suoi due figli: Tito (Tom Hughes), un militare coraggioso e onesto e Domiziano (Jojo Macari), astuto e manipolatore, entrambi desiderosi di prendere le redini del comando. Sotto di loro si trovano coloro che lottano per sopravvivere e per ottenere la loro parte di potere. Tra questi, i numidiani provenienti dall’Africa, come il gladiatore Kwame (Joe Hasham), ridotto in schiavitù e portato nella caput mundi. Ci sono anche i giovani commercianti di cavalli spagnoli (Pepe Barroso, Eneko Sagardoy, Goncalo Almeida), determinati a vendere i loro animali al miglior cavaliere di Roma, Scorpus (Dimitri Leonadis). Tenax aspira a fondare una propria squadra di corse che possa competere con le fazioni già esistenti e approvate dall’imperatore e dall’aristocrazia. Infine, c’è Berenice (Lara Wolf), la regina di Giudea, che intreccia una relazione passionale con Tito, forse nel tentativo di proteggere il suo popolo da ulteriori sofferenze.

Per gli appassionati di storia romana e per chi cerca un dramma storico ben costruito, «Those About to Die» offre una rappresentazione ricca e sfaccettata di un periodo cruciale della storia antica, combinando azione, intrighi politici e storie personali in un racconto coinvolgente e visivamente impressionante.

«Fleabag» (Amazon Prime)

«Sacco di pulci» è la traduzione del titolo ed è anche l’unico appellativo che ci è dato conoscere della protagonista. «Fleabag», la serie che ha conquistato il pubblico e la critica fin dal suo debutto nel 2016. Ideata e interpretata da Phoebe Waller-Bridge, la sceneggiatura si distingue per la sua protagonista complessa e sfaccettata, un personaggio che sfida le convenzioni e mette in discussione i limiti della rappresentazione femminile in televisione.

«Fleabag» è un concentrato di contraddizioni. Sin dalle prime battute, come quella in cui ironizza sul suo aspetto dicendo: «A volte temo che non sarei così femminista, se avessi le tette più grosse», Fleabag si presenta come un personaggio che sfida i cliché, pur incarnandone molti. È una giovane donna single, proprietaria di un’attività in crisi, che assume comportamenti disfunzionali, circondata da una famiglia disfunzionale ma affezionata a modo suo.

Se inizialmente la serie può sembrare una collezione di stereotipi, è proprio questa apparente superficialità che rende «Fleabag» un capolavoro. Il fastidio che lo spettatore può provare di fronte alla protagonista, con il suo comportamento provocatorio, lascia presto spazio a un’ammirazione sincera. Questo perché dietro il cinismo e le battute oscene si nascondono profonde ferite emotive, un senso di colpa devastante, l’inadeguatezza e la difficoltà ad accettare ad affrontare il lutto e il dolore della perdita.

Uno degli aspetti più convincenti di «Fleabag» è l’uso della rottura della quarta parete. La protagonista, cioè, si rivolge direttamente alla telecamera, stabilendo un dialogo diretto con lo spettatore. Questo espediente non è solo un gioco stilistico, ma un mezzo attraverso il quale Fleabag esprime le sue paure e le sue verità più nascoste. Guardando dritto negli occhi chi la osserva, la protagonista rende lo spettatore complice delle sue emozioni, portandolo a comprendere e, infine, ad amare un personaggio che inizialmente sembrava distante e incomprensibile. «Fleabag» è un ritratto della condizione umana attraverso gli occhi di una donna che rifiuta di conformarsi alle aspettative. Essa incarna un modello dissacrante e coraggioso nel quale le trentenni di oggi trovano finalmente una voce che parla loro senza filtri, rappresentando le sfide, le contraddizioni, la fragilità e la forza che caratterizzano le loro vite.

«The Resident» (Disney Plus)

Eccoci al medical drama di cui forse non avevate bisogno. Io mi ero lasciata rapire dai due protagonisti della serie: Emily VanCamp, che è stata Amy di «Everwood» e Matt Czuchry, che ha interpretato Logan in «Una mamma per amica». Quando si parla di medical drama, il primo titolo che viene in mente è quasi sempre «Grey’s Anatomy», la serie iconica che ha dominato il genere per anni o altre produzioni come «Scrubs» o «Dr. House». Ogni anno, sono diverse le serie appartenenti a questo genere che cercano di trovare il loro spazio in un panorama ormai affollato. Molte di queste, però, iniziano in modo promettente per poi scivolare nel cliché e nella ripetitività, diventando presto dimenticabili.

A prima vista, «The Resident» potrebbe sembrare rientrare nel calderone, ma ciò che la rende degna di nota è la scelta di affrontare temi controversi in modo diretto e senza filtri. Mentre altre produzioni si concentrano su dottori affascinanti e complicati intrecci amorosi (che comunque non mancano neanche qui), «The Resident» porta alla luce problematiche come diagnosi errate, corruzione, protesi difettose e la crescente influenza delle multinazionali nel settore sanitario.

La serie racconta la storia di Devon, un giovane dottore pieno di ideali che, al suo primo giorno come internista, si trova a seguire le orme di uno specializzando all’ultimo anno, o «Resident» (da cui il titolo della serie), il Dottor Conrad. Conrad, pur essendo un medico eccellente, adotta metodi piuttosto duri e non convenzionali. Sarà Conrad a guidare Devon, mostrando sia gli aspetti positivi che le sfide del mondo della medicina contemporanea.

Nella prima stagione, ad esempio, si esplora il tema delle false diagnosi di tumore, mentre nelle stagioni successive si trattano argomenti come la frode farmaceutica e le infiltrazioni mafiose nel sistema sanitario. La quarta stagione, pur ambientata in un periodo post-pandemico, non ha ignorato le conseguenze della crisi sanitaria, integrandole nella trama in modo astuto e realistico, simile a quanto fatto dalla serie italiana «DOC».

Nonostante alcune difficoltà, come l’uscita dal cast di personaggi chiave, «The Resident» ha saputo evolversi e crescere. Sto ancora cercando di riprendermi dal fatto che la serie è stata cancellata dopo sei stagioni ma vi assicuro che il finale vi farà piangere. Buona visione!

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