In tempi di moltiplicazione degli schermi e del fast-food dei servizi on demand, l’esperienza cinematografica in sala, di fronte a un grande schermo, resta ancora ineguagliata. Tanto più nella possibilità di vedere (o rivedere) alcuni dei grandi film della storia del cinema, anche più recente, all’interno di una rassegna ragionata che intende approfondire alcuni temi del presente servendosi della forza visiva e narrativa del cinema.
«Cinema Docet. Proiezioni sull’attualità in UniBg» è esattamente questo, un ciclo di proiezioni promosso dal gruppo di ricerca CiMAv – Cinema e media audiovisivi, coordinato dal prof. Adriano D’Aloia, nell’ambito delle attività di public engagement d’ateneo. Un’iniziativa, patrocinata dal Comune di Bergamo e realizzata in collaborazione con la Fondazione Alasca, e una serie di realtà del territorio chiamate a dialogare con il mondo accademico su questioni di rilevante impatto civile e sociale, in accordo con i rispettivi ambiti di competenza: la crisi climatica e la sostenibilità ambientale, il lavoro femminile, la disabilità, l’inclusione, la violenza di genere, la criminalità organizzata. Tutti temi affrontati nel corso delle passate edizioni (è possibile consultare le schede dei film e leggere i percorsi tematici di ogni edizione su cinemadocet.it).
L’inaugurazione della quarta edizione
Lo scorso giovedì 10 ottobre ha preso il via la nuova stagione con un ciclo dedicato all’intelligenza artificiale che riguarderà le proiezioni del mese di ottobre. Una ripartenza nel segno del capolavoro del 1969 di Stanley Kubrick, «2001: Odissea nello spazio», grande pietra angolare della riflessione sul rapporto uomo-macchina nella sua declinazione cinematografica e fantascientifica.
All’evento è intervenuto Sergio Gandi, vicesindaco e assessore alla cultura e ai rapporti con l’Università del Comune di Bergamo, a sottolineare l’importanza di un dialogo tra città e università che si mantiene stretto e proficuo. La messa a fuoco sulle AI è un tema quanto mai attuale e riguarda più ambiti disciplinari, più livelli della nostra quotidianità. «È quanto mai importante riflettere sugli immaginari che abbiamo delle AI come palestra di costruzione sociale: per esorcizzare paure e immaginare futuri. È un viaggio in cui determinazione e contingenza si accompagnano, e che sottolinea la capacità che il testo fantascientifico ha di elaborazione del contemporaneo», spiega la prof.ssa Francesca Pasquali, prorettrice con Delega alla comunicazione e immagine di Ateneo, tra coloro che sono intervenute a introduzione del film, insieme a Daniela Vincenzi della Fondazione Alasca e alla prof.ssa Elisabetta Bani, prorettrice alla Terza Missione e rapporti con il territorio.
Le fa eco la prof.ssa Maria Francesca Murru, coordinatrice del Tavolo di lavoro interdipartimentale sull’intelligenza artificiale, realtà attiva da circa dieci mesi con l’obiettivo di sviluppare una ricerca multi-prospettica (economica, giuridica, informatica, umanistica) sull’intelligenza artificiale, a sua volta intervenuta al tavolo di introduzione: «La questione degli immaginari culturali e simbolici delle AI è decisiva. Già l’etichetta di intelligenza artificiale si porta dietro un investimento ideologico, una stratificazione simbolica che va al di là degli elementi materiali, delle tecnologie. Queste non si danno mai in forma neutra, non esiste solo la materialità tecnologica ma sempre anche principi etici e culturali: proiezioni utopiche, distopiche, paure, aspettative».
Appare necessario allora fare i conti con questi immaginari, creare contraltari rispetto a un certo tipo di rappresentazione delle intelligenze artificiali. «Abbiamo bisogno di dettagliare la materialità della tecnologia, i processi economici e i modelli culturali che stanno dietro a questo percorso di innovazione e diffusione tecnologica» prosegue la prof.ssa Murru. «E al contempo però ha senso anche ritornare sugli immaginari cinematografici, per la loro lungimiranza e per la loro capacità di determinare la tecnologia. In questo senso il ciclo di proiezioni sulle AI intende mettere a fuoco le principali questioni etiche che evidentemente riguardano le AI: i film sono lenti di ingrandimento che ci aiutano a metterle a fuoco».
Il programma dedicato all’intelligenza artificiale
Quali sfide, potenzialità, limiti, prospettive dell’intelligenza artificiale? Quali possono essere le ricadute sociali e culturali di queste nuove tecnologie? In che modo il cinema produce un immaginario che anticipa, elabora e riflette l’euforia e paure nei confronti delle A.I.? È provando a rispondere a queste domande che è articolato il programma di questo primo ciclo della nuova edizione di Cinema Docet.
Anja Boato, assegnista di ricerca all’Università di Bergamo, all’interno del percorso tematico dedicato alle intelligenze artificiali nel cinema scrive: «Cosa succederebbe se un computer fosse altrettanto intelligente di un essere umano, ma incapace di provare emozioni o esprimere giudizi etici? Gli immaginari post-apocalittici e ipertecnologici tendono a offrire spesso risposte poco rassicuranti. Lo ricorda James Cameron nella saga di Terminator, il cui primo film, rilasciato nel 1984, immagina un’intelligenza artificiale che aspira a sterminare l’umanità, mentre macchine assassine viaggiano nel tempo per compiere efferati omicidi. In questa cornice, gli esseri umani rimangono superiori alle macchine proprio in virtù della loro imperfetta debolezza, contrapposta alla fredda e lucida operatività dei computer».
Proprio «Terminator 2. Il giorno del giudizio» di James Cameron, con Arnold Schwarzenegger, è il secondo titolo in programma, la cui proiezione è prevista oggi alle 14, in aula 1 della sede di via Pignolo 123. Il cult di James Cameron introduce un personaggio umanoide che da villain diventa eroe positivo, e si trova a scontrarsi con una macchina del tutto simile a lui ma più performante, evoluta, dalla liquidità polimorfica, nei confronti della quale emerge una specie di obsolescenza che assomiglia a quella “imperfetta debolezza” umana cui si accennava poco sopra.
Giovedì 24 ottobre sarà invece il turno di «Her», grande successo di Spike Jonze del 2013, con Joaquim Phoenix, commedia romantica che contraddice la retorica della macchina come entità inferiore. La vicenda racconta di uno scrittore e di un’intelligenza artificiale femminile di nome Samantha che imparano a conoscersi e ad amarsi in una dinamica autenticamente umana: qualcosa che non può però evitare di scontrarsi con le ineludibili differenze che li contraddistinguono.
Giovedì 31 ottobre è previsto infine «Ex Machina» di Alex Garland (2014), dove è ripreso il tema dei sentimenti già presente in «Her», ma con un epilogo meno romantico. I due film giocano sull’incontro tra uomo e macchina attraverso il potere “ecumenico” dei sentimenti, dell’emotività come vera componente umanizzante per la macchina, più ancora della sua capacità di apprendimento. Tuttavia è un gioco a perdere, sbilanciato fin dall’inizio. In entrambi i casi, l’emotività di un’intelligenza artificiale è pur sempre il prodotto dell’intervento umano, una sua disposizione: se le macchine sono in grado di apprendere le emozioni umane, è perché sono programmate per farlo.
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Per tutti i dettagli (ma anche approfondimenti e quiz per misurare la propria cinefilia) è possibile navigare il sito di Cinema Docet. In attesa del nuovo ciclo di proiezioni del mese di novembre, di cui sarà presto svelato il tema conduttore.