Dopo una prima parte svoltasi nei mesi di novembre e dicembre 2021 che ha visto la proiezione di cinque film nelle sale di comunità della provincia, da giovedì 13 gennaio è ripartita la rassegna “Al Pozzo di Sicar”, cineforum itinerante organizzato da SAS Bergamo e da ACEC nelle sale della comunità della provincia di Bergamo.
Una seconda parte che, anche in virtù della grande partecipazione, raddoppia i titoli in programma. Dieci film fino al 17 marzo, uno a settimana in una sala sempre diversa del circuito SAS. “La rassegna vuole affrontare è un po’ il concetto di spiritualità, del riferimento al trascendente” racconta don Emanuele Poletti, direttore SAS Bergamo e ACEC e promotore della rassegna. “Un tema che oggi è sempre di più necessario e non di facile comunicazione in un contesto multietnico, multi-religioso, e che ancora di più chiede un confronto chiaro e trasparente su questa tematica”.
Sono già stati proiettati “Il matrimonio di Rosa” di Icíar Bollaín, “Tre Piani” di Nanni Moretti e “Non odiare” di Mauro Mancini, ma la programmazione è ancora lunga e ricca, con titoli scelti che, in modi diversi, affrontano due importanti tematiche: famiglia e rinascita.
“Naturalmente famiglia in senso ampio, non soltanto tradizionale o di seconde nozze o di seconda unione ma famiglia intesa come gruppo di persone che insieme provano a vivere delle buone relazioni. Cosa che in una società individualista e un po’ sola diventa sempre più difficile riuscire a perseguire. La famiglia come luogo di buone relazioni, sane, che aiutano a vivere e a stare bene”. E poi c’è il concetto di rinascita, anch’esso decisamente attuale: “Il tempo della pandemia ci ha un po’ separati, isolati, frammentati. Alcune relazioni che magari prima erano fragili e delicate, ma comunque custodite perché c’era la possibilità di incontrarsi, oggi si sono un po’ arenate, interrotte. Il desiderio è quello di provare, attraverso questi film, a offrire spunti per provare a rimettere a tema questi rapporti”.
“Cosa sarà” di Francesco Bruni il 3 febbraio alla Sala Eden di Stezzano, “Minari” di Lee Isaac Chung il 10 febbraio all’Agorà di Petosino, “Falling” di Viggo Mortensen il 17 febbraio al Cine Teatro Rivellini di Romano di Lombardia: sono solo i prossimi tre film in programma di questa seconda parte della rassegna che fino al 17 marzo toccherà anche le sale di Branzi, Gandino, Casazza e Urgnano.
“Caratteristica peculiare delle sale di comunità è sempre stato quello di proiettare i film che vanno per la maggiore, ma soprattutto di fare dei cineforum, rassegne cinematografiche legate a un tema attorno al quale si può provare a discutere insieme una volta fatta la proiezione. Coniugare visione, discussione e confronto” spiega don Emanuele. “Questa pratica, soprattutto negli ultimi anni con l’avvento dei multiplex e delle piattaforme digitali, è andata un po’ perdendosi. Io personalmente, come direttore di ACEC e di SAS, sento la necessità di rilanciare la buona prassi del cineforum. Siccome non volevo caricare tutto su una sala in particolare ho pensato di farla itinerante, e di passare di sala in sala”.
Essendo un cineforum con la volontà di stimolare una riflessione e un confronto tra i partecipanti, ogni proiezione sarà introdotta da un animatore della sala di comunità: “La cosa bella di Sicar è che i cineforum non sono promossi da professori, esperti di cinematografia, l’introduzione al film e il dibattito che segue è sempre proposto da volontari delle sale di comunità che nel corso degli anni hanno maturato, in forza della loro passione, una particolare competenza riguardo il linguaggio cinematografico. Non aspettiamoci grandi discorsi ma discorsi artigianali, frutto di una passione che è quella che noi vorremmo far crescere oggi in tutti gli spettatori che vengono a vedere i film. Non spettatori passivi ma spettatori attivi che si lasciano provocare”.
Il circuito provinciale delle sale di comunità – ne avevamo già parlato – può giocare un ruolo importante nel futuro del cinema al cinema, e nondimeno nella rivitalizzazione di uno dei comparti più colpiti dalle conseguenze della pandemia. Sono spazi di prossimità alle comunità che diffondono cultura facendosi spazi di aggregazione e socialità (ritrovata). Don Emanuele: “La diocesi gode di una lunga e ampia tradizione di sale di comunità, che sono poi i vecchi cinema parrocchiali. Tra gli anni Settanta e Ottanta erano più di cento quelle attivi. A oggi ne funzionano una quarantina. Non tengono testa ai multiplex, ma fanno la loro parte”.
Ed è una parte importante per chi voglia vivere il cinema non solo come prodotto di consumo e di intrattenimento ma come occasione di incontro per conoscere e approfondire i film e i temi che li caratterizzano, in relazione anche al presente. E non è un caso che il pubblico abbia finora risposto positivamente: “La prima parte della rassegna a novembre e dicembre ha confermato questa esigenza con risultati veramente inaspettati, e lo dico fuori dai denti. Ogni serata avevamo 70-80 presenze, persone che arrivano a vedere un film e si fermano a discuterne. E per essere una serata in settimana, a pagamento, è notevole”. A questo link tutti dettagli della rassegna “Al Pozzo di Sicar”.