Tosca Rossi è storica dell’arte e una delle guide e accompagnatrici turistiche più conosciute a Bergamo. Un po’ grazie a quel nome breve e musicale, frutto del pallino della sua famiglia per i nomi legati all’opera lirica (la sorella si chiama Norma, il fratello Filippo ha rischiato di chiamarsi Rigoletto!), ma soprattutto merito dell’entusiasmo e della passione per l’arte che la animano fin da bambina. In sintonia con la musicalità del suo nome, proprio la voce è diventata il suo strumento di lavoro attraverso un percorso ricco e stimolante iniziato durante l’infanzia e approdato a “Terre di Bergamo”, l’attività che porta avanti con oltre vent’anni di esperienza in visite guidate a Bergamo e in provincia.
MA: Davvero quella di fare la guida turistica è una vocazione nata durante la tua infanzia?
TR: In terza asilo la suora mi faceva raccontare le storie ai piccolini per farli addormentare. Alle elementari la maestra mi chiedeva sempre di presentare gli spettacoli e le recite di fine anno. Alle medie mi ricordo che la docente di italiano, storia e geografia mi dava il compito di preparare le gite scolastiche per poi illustrarle ai miei compagni. Sono sempre stata curiosa, entusiasta e ho una voce chiara e gradevole: sono i miei talenti.
MA: Nessun dubbio quindi sul percorso di studi da seguire
TR: In realtà per motivi familiari ho poi fatto ragioneria. Non era la mia strada, me ne sono accorta velocemente. Però mi ero fidanzata, volevo andare subito a lavorare, guadagnare e sistemarmi. Per cui a vent’anni ho cominciato a fare l’impiegata in uno studio di commercialista. In seguito ho lavorato anche nel settore commerciale: nonostante avessi una formazione tecnica e contabile preferivo di gran lunga avere a che fare con le persone e mi riusciva bene. Allo stesso tempo ho continuato in autonomia a coltivare la mia passione per la storia, l’arte e la geografia.
MA: Una routine ben avviata. Poi cosa è successo?
TR: Nel 1997 mio papà Leandro legge su L’Eco di Bergamo un articolo in cui il GAECO, il Gruppo Archeologico e Culturale Orobico, comunica che c’è una campagna di scavo aperta a tutti a Roma. Quando me l’ha detto mi sono fiondata! Io adoravo l’archeologia ma fino a quel momento la studiavo da autodidatta, con i fascicoli che uscivano in edicola. Mi è sembrata l’occasione perfetta per conoscere da vicino questo mondo. Ho fatto due settimane di scavo in Etruria, in provincia di Viterbo. Era faticoso (si faceva la ricognizione del terreno, il tracciamento, la divisione in sezioni, poi si scavava anche in mezzo ai rovi) ma bellissimo. Uscivano dalla terra i reperti, le tegole delle costruzioni del sito originale: una emozione unica! Alla fine delle due settimane (le mie ferie) non sarei più voluta tornare.
MA: Invece?
TR: Avevo il lavoro da impiegata che mi aspettava. È stato proprio l’archeologo con cui collaboravo a suggerirmi non tanto di dedicarmi a quel mestiere – perché non ci si mantiene – quanto piuttosto di pensare di fare la guida turistica a Bergamo. È stata una illuminazione: per la prima volta mi sono resa conto che potevo trasformare la mia passione in un lavoro.
MA: Da quel suggerimento è partito tutto…
TR: Sono tornata a casa e ho cominciato a cercare informazioni. Fortuna vuole che quell’anno ci fosse il bando di Regione Lombardia per diventare Guida Turistica Abilitata. In otto mesi ho lasciato il fidanzato, preso l’abilitazione e iniziato a lavorare per una associazione di Bergamo. Avevo entusiasmo, facevo mille cose, lavoravo volentieri anche se non tutto era facile. Mantenevo comunque il lavoro da impiegata convinta di non riuscire a mantenermi solo con i servizi guida. Intanto però mi guardavo attorno e vedevo che c’erano margini per crescere, per svecchiare alcuni meccanismi, per ampliare l’offerta dei servizi.
MA: Quando è arrivata la svolta?
TR: Dopo aver preso l’abilitazione, mentre alternavo lavoro e servizi turistici, ho fatto l’esame per diventare accompagnatore turistico: una figura diversa dalla guida, che si occupa anche degli aspetti organizzativi e logistici dei gruppi in visita. Mai avrei immaginato che questa sarebbe diventata la mia professione e che mi avrebbe dato uno stipendio. Invece i tour operator cercavano proprio queste figure e infatti, nel giro di poco tempo, fui chiamata dalla Boscolo Tour, primo tour operator italiano per i viaggi di gruppo culturali di outgoing per l’Europa. A questo punto la mia vita lavorativa ha subìto una svolta: ho abbandonato il precedente impiego e ho iniziato a lavorare con continuità non solo a Bergamo ma in tutta Europa.
MA: Ancora però non avevi una tua attività.
TR: Solo nel 2017 sono diventata una freelance e ho deciso di avviare la mia attività. Bisogna dire che prima mi sono molto dedicata allo studio e non ho mai smesso di aggiornarmi. Grazie ai primi lavori infatti mi sono potuta permettere l’acquisto della casa, poi mi sono iscritta all’università e mi sono laureata in Conservazione dei Beni culturali. Con il lavoro per i tour operator all’estero ho acquisito molta esperienza pratica e da lì ho deciso di coniugare questo know how con l’amore indiscusso per la mia città e per la provincia di Bergamo.
MA: La formazione quindi è stata fondamentale…
TR: Mi ha reso completa. La guida turistica è la persona che ti accoglie e ti guida in città o nel territorio di competenza che può essere al massimo provinciale, non oltre. L’accompagnatore invece è una figura tecnica che conduce un gruppo durante un itinerario occupandosi di tutte le incombenze organizzative. Unendo queste due attività mi sono mantenuta tranquillamente. Con la laurea in storia dell’arte ho poi potuto gestire progetti culturali più importanti come quelli per fondazioni, comitati e consorzi turistici con cui poi ho instaurato rapporti di collaborazione duraturi.
Inoltre la laurea mi è servita per iniziare a pubblicare: articoli, testi, saggi di taglio storico e artistico e pubblicazioni, tutte dedicate alla provincia di Bergamo. Insomma ero pronta.
MA: Cosa ti piace di più del tuo lavoro oggi?
TR: Quello che mi piace tantissimo è creare percorsi nuovi, studiare un luogo o approfittare di una ricorrenza o di un festival per preparare un itinerario guidato e proporlo ai referenti adatti. Quest’anno per esempio c’è il cinquecentenario del pittore Giovan Battista Moroni ed è interessante non solo dedicarsi ad Albino, suo paese natale, o ai paesi in cui troviamo le sue opere ma ideare percorsi trasversali che colleghino questi luoghi sia dal punto di vista dei contenuti che sotto l’aspetto pratico. Questa parte del mio lavoro, che presuppone di rimanere sempre aggiornati, saper capire la realtà che ci circonda e intuire le esigenze del territorio (e dei potenziali clienti), è importantissima. Altrettanto lo è approfondire un campo specifico come, nel mio caso, Bergamo. È incredibile quanti percorsi tematici si possono fare in città: il liberty, i borghi, la Bergamo romana, quella medievale o rinascimentale, i macabri e le basiliche… sono tantissimi i temi che si possono approfondire e che spesso nemmeno noi che abitiamo qui conosciamo. Dico sempre che è importante imparare a guardare terra-cielo, cielo-terra per scoprire tutte le bellezze dei luoghi in cui viviamo.
MA: Però lavorare da sola sarà anche una bella fatica…
TR: È molto impegnativo perché ci sono tanti aspetti da seguire. Ma è anche molto stimolante e vario perché presuppone un continuo confronto con la realtà, con gli enti e le associazioni del territorio per le fasi di ricerca, progettazione, sopralluogo. Posso lavorare per i comitati turistici così come per i privati, per le istituzioni (musei, comuni, biblioteche) e per le scuole. O anche per le grandi aziende nell’ambito del welfare aziendale.
MA: I tuoi anni di esperienza all’estero ti sono stati utili per poi lavorare qui?
TR: All’estero mi è capitato di vedere modi diversi di gestire le visite guidate. Tutte le volte che un’esperienza mi ha colpito e che mi è sembrata particolarmente utile e innovativa ho provato a portarla anche qui. Dall’utilizzo delle radioguide singole con auricolari (le cosiddette whisperers) ad una segnaletica più efficace e molto altro ancora. È il mio modo di contribuire a migliorare la città e, secondo me, le amministrazioni dovrebbero creare più spesso momenti di condivisione con gli operatori del settore turistico per raccogliere i suggerimenti che nascono dalla loro esperienza e magari coinvolgerli nella progettazione culturale della città. Nel 2014 ho lavorato per due anni con il Comune di Bergamo come consulente esterna al fianco di Roberta Garibaldi (oggi guru italiana del turismo enogastronomico) ed è stata un’esperienza bellissima e molto proficua che ha portato al rinnovo delle mappe turistiche cittadine, alla realizzazione di tre percorsi turistici urbani, alla pubblicazione di alcune guide cartacee e alla realizzazione di un sito web e della relativa app con la versione per bambini degli itinerari.
MA: Che conseguenze ha avuto invece la pandemia sul tuo lavoro?
TR: Quando nel febbraio 2020 Bergamo è stata colpita duramente dal covid avevo già 120 visite prenotate e non mi sono resa conto subito di quello che stava succedendo. Lavoravo molto con le scuole, con i cral, le parrocchie e anche con gli stranieri. All’improvviso tutto si è fermato. Con le prime riaperture a maggio ho cercato di farmi trovare pronta (con il palinsesto di “Respira Bergamo” al Parco dei Colli: un percorso organizzato da fare a piedi per conoscere meglio le emergenze architettoniche e paesaggistiche del parco).
MA: Ma ripartire è stato difficile?
TR: Sì, e tutt’ora la situazione non è tornata la normalità. Forse, una cosa positiva lasciata in eredità dalla pandemia è che siamo diventati più consapevoli della bellezza che abbiamo intorno, a portata di mano.
MA: E per il futuro cosa hai in programma?
TR: Non si può fare la guida a vita, perché ci vogliono molte energie e bisogna garantire al cliente di essere sempre al 100%. Però mi piacerebbe tantissimo declinare questa esperienza pratica e teorica sulla progettualità e sulla sinergia con le istituzioni perché credo che ce ne sia bisogno. Vorrei essere una risorsa per la città che sta cambiando.