Immaginate uno dei posti più preziosi per i bergamaschi, il chiostro del Carmine in Città Alta, completamente buio. Le stanze al primo piano sono apparentemente vuote, irriconoscibili, senza tempo e senza spazio. Il non-luogo vi accoglie, mentre una sorta di giubbino sensoriale, consegnato all’ingresso, vi abbraccia.
Vi siete fidati: può iniziare il viaggio all’interno di «Rumore dell’umore». Venti minuti in cui l’opera audiovisiva di Beatrice Sancinelli, bergamasca classe 1995, regista, autrice e produttrice cinematografica, condurrà i visitatori in un percorso esperienziale a contatto con emozioni diverse e contrastanti. Protagonisti indiscussi saranno i movimenti del performer professionista Emanuele Algeri, grazie anche alla mediazione artistica di Angelica Primavesi, make-up artist.
La mostra esperienziale, in collaborazione con Spazio Volta, è patrocinata dal Comune di Bergamo, supportata da Woojer come sponsor tecnico e sostenuta da Valtellina, Fondazione Polli Stoppani, Siad, l’Industria di recupero e riciclo Montello, Cividini Ingeco e Imemont.
Maria Vittoria Baravelli, curatrice della mostra, scrive: «Il punto nevralgico di questa ricerca parte e si sviluppa attorno al concetto della stanza. “Stanza” in architettura come porzione minima dell’abitare, oppure la “stanza” intesa, nel mondo della poesia, come porzione di una composizione più poderosa. Quello che ci intriga però sono i confini da cui si può sconfinare. E allora le mura diventano la soglia». Si rende così tangibile la possibilità di scoprire quale rumore è in grado di provocare il nostro umore, di vivere un viaggio multisensoriale profondamente emozionale, fisicamente coinvolgente e completamente inclusivo.
Ho avuto l’occasione e la possibilità di intervistare Beatrice Sancinelli, desiderosa di portare a Bergamo un’esperienza innovativa.
CDM: Beatrice, tu hai maturato una buona esperienza come produttrice, artista visiva e film maker. Da quale bagaglio esperienziale prende vita «Rumore dell’umore»?
BS: La gestazione di questo lavoro è stata davvero lunga; trova le sue radici nella primavera del 2020, durante la pandemia. La mia solitudine si è trovata, quasi per caso, a dialogare con Emanuele Algeri, ballerino televisivo professionista di 20 anni, un’anima irrequieta, geniale, creativa. Ricordo che mi disse: «Sono a casa: non posso fare nulla, ballo». Da qui il desiderio di unire le mie riprese ai suoi movimenti, sensazioni ed emozioni forti, a cui poi abbiamo dato una forma sempre più definita. Il mio sguardo cinematografico sul suo corpo in movimento lo definiva, mentre io da questa possibilità percepivo vita pulsante. L’idea di «Rumore dell’umore» è nata oggettivamente un pomeriggio, sotto l’iconico albero de La Marianna. Ci chiedevamo quanto fosse possibile indagare alcuni umori, rivelandone i rumori specifici a stretto contatto con la voce corporea. Forse, ci siamo riusciti.
CDM: Lo spazio al primo piano del Chiostro del Carmine, nella vostra istallazione artistica, sarà completamente buio, impercettibile. Eppure, tu parli di «Stanze emotive».
BS: Esatto. Non saranno stanze fisiche, come quelle fruite solitamente in altre occasioni, durante mostre o eventi. Io ed Emanuele abbiamo creato, ripresa dopo ripresa, delle situazioni interiori; è stato fondamentale il lavoro di ascolto: di noi stessi, di quello che sentivamo, di quanto ci circondava. Sono nate così quelle che chiamo «Stanze emotive»: una sorta di contenitore dei vari momenti in cui è scandita l’esperienza offerta ai visitatori. Inizio, Caos, Noia, Mancanza, Euforia, Esaurimento, Speranza, Coesistere e Spensieratezza: ecco il nostro viaggio.
CDM: Il visitatore, per sentirsi davvero parte delle performance emozionali di Emanuele, avrà con sé uno strumento tecnologico davvero innovativo.
BS: La tecnologia ha un ruolo rilevante all’interno di tutta l’esperienza. Un dialogo fondamentale è stato intrattenuto con l’azienda americana Woojer, che ha sviluppato un giubbotto aptico (Vest3) in grado di far percepire il suono attraverso la cassa toracica, che diventa poi cassa sonora. Il processo fruitivo di «Rumore dell’umore» è un unicum in Italia, un’assoluta novità. I visitatori entreranno infatti in mostra a gruppi di dieci, ogni mezz’ora: a ciascuno saranno offerti sia un Vest3 che delle cuffie e, con questi strumenti, garantiremo una completa immersione. Sarà sempre presente un’accompagnatrice, Elena Barberi, «mediatrice culturale» dell’esperienza, in caso qualcuno non si sentisse bene o avesse qualche difficoltà. Ci tengo a ringraziare Nicola Gualandris, nostro sound designer, che ha curato con grande passione e professionalità questa esperienza sonora inedita.
CDM: L’azienda Woojer, però, non è solita occuparsi di performance di questo tipo. In che modo siete riusciti a convertire la comune destinazione dei loro dispositivi alla finalità artistica?
BS: Esatto, Woojer, solitamente, si occupa di gaming; ha una collaborazione storica con il videogioco «Call of Duty», dove ogni sparatoria e missione viene percepita in maniera quasi totalizzante. Con loro, dopo la presentazione del progetto artistico, è nato uno scambio molto interessante volto proprio alla ricontestualizzazione dei loro dispositivi nella creazione di una nuova immersività. Crediamo che questo possa essere solo un inizio e, attraverso la nostra collaborazione, si perfezioni sempre di più.
CDM: Ma come si converte, in pratica, tutto questo? Ci puoi fare un esempio, quasi uno spoiler?
BS: Prendiamo per esempio la stanza della «Spensieratezza». Le riprese sono state girate al Lago di Garda, ad agosto 2022: Emanuele è completamente immerso nell’acqua e piano piano, in slow motion, riemerge; l’acqua cristallina si muove e il suo corpo è seguito da alcune bollicine che risalgono in superficie, avvolgendolo e accompagnandolo. Attraverso il Vest3 e le cuffie, ogni visitatore si sentirà parte viva di questa “salita al cielo”, percependo il proprio corpo circondato da bollicine. Vogliamo trasmettere emozioni: quelle che abbiamo deciso di rappresentare, ma anche quelle che abbiamo vissuto in questi anni di lavoro, mentre il progetto diventava realtà.
CDM: In questo modo «Rumore dell’umore» diventa un’opera inclusiva nella sua totalità.
BS: Questo è uno degli aspetti a cui tengo (e teniamo) di più. Il rumore dei “nostri” umori sarà universale e percepibile da chiunque, anche da persone sorde e cieche. Inoltre, ci tengo a precisare che le barriere architettoniche del monastero del Carmine non saranno un ostacolo per eventuali persone in carrozzina che vorranno prendere parte alla mostra-evento. Mi piace pensare che la fisicità di qualsiasi corpo possa essere governata da colore, movimento e suono, nella creazione di un mondo nuovo, a portata di tutti.
CDM: Il chiostro del Carmine, convento cinquecentesco, sembra rinascere. Tu ed Emanuele vi proponete di entrare in punta di piedi nell’emotività dei visitatori: in circa venti minuti attraversate uno specchio sentimentale complesso e profondamente umano. Cosa vi aspettate di consegnare a chi darà fiducia al vostro lavoro?
BS: Credo che il nostro racconto emotivo sia potente: personale e universale vengono indagati attraverso una soggettiva oggettività. Anche l’alternarsi delle emozioni non è casuale: alla fine, la Spensieratezza, non può esistere senza l’Esaurimento e la Speranza, ma soprattutto senza il Coesistere, l’esistere insieme. La tecnologia immersiva ci aiuterà a s-muovere gli animi ma, in fondo, condivido quanto scrive Maria Vittoria Baravelli, quando afferma che «tutti i rumori che ci circondano fanno molto meno strepitio di noi stessi, perché il vero rumore è l’eco delle emozioni che vibrano in noi». L’umore cambia il modo di guardare. Vi aspettiamo!
Info
La mostra è visitabile dal lunedì al giovedì dalle 16 alle 21, dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13, dalle 14.30 alle 19.30 e dalle 21 alle 21. Ingresso limitato a 10 persone ogni 30 minuti. È fortemente consigliata la prenotazione e l’acquisto online . Prezzo unico 12€.