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Riscoprire il valore del dono con ArtDate

Articolo. Da oggi fino al 15 novembre la decima edizione del Festival di Arte Contemporanea torna in forma digitale. Un’occasione unica per rileggere il valore sociale della pratica dello scambio, nell’arte come nella vita

Lettura 5 min.
Palazzo della Ragione

Il tema. “Il Dono / The Gift”: quanto mai affascinante e per certi versi “eversivo”, affrontato nella decima edizione del Festival di Arte Contemporanea ArtDate organizzato da The Blank Contemporary Art. L’iniziativa si svolgerà come previsto dal 12 al 15 novembre, anche se tutte le attività sono convertite in forma digitale a causa delle ultime restrizioni dovute alla nuova emergenza sanitaria.
L’intera manifestazione sviluppa in modi diversi il concetto di dono, sul quale non resisto alla tentazione di proporre in premessa una riflessione.

Il dono vs la distanza

Qual è la logica di una società dominata dalle regole del mercato? Intercettare e far leva sul bisogno dell’altro per ricavarne un profitto economico. Ce lo insegna il famoso “Vendimi questa penna” di Jordan Belfort/Leonardo Di Caprio in “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese:

  • Vendimi questa penna
  • Ti devo vendere questa penna? .. Scrivimi il tuo nome!
  • Come faccio non ho la penna
  • Eccola, basta chiedere
  • Vedete cosa ha fatto, ha creato un bisogno, fategli credere che hanno bisogno di quelle azioni.

    Se facciamo un salto da New York alla Sardegna, tra i pastori che vivono tra Barbagia, Ogliastra e Campidano, impariamo invece l’antichissima forma di mutuo soccorso della “paraddura”: per ricostituire il gregge di chi ha perso tutto per un’epidemia o un evento imprevedibile, tutti gli altri pastori donano una pecora a testa al collega più sfortunato, nella totale fiducia che se ce ne fosse la necessità il gesto sarà ricambiato. Ecco la logica del dono come etica attraverso la quale costruire quel sistema di scambi e relazioni che secondo il “Saggio sul dono” (1922) di Marcel Mauss, vera pietra miliare dell’antropologia, formano e rafforzano una comunità. Tre gesti circolari, che costituiscono un obbligo puramente morale: donare-ricevere-ricambiare. In sostanza, donare, per dirla con Mauss, vuol dire creare una relazione con l’altro attraverso uno scambio, libero e non costrittivo, senza la stipula di alcun contratto economico, ma capace di generare e mantenere relazioni sociali.
    Riti primitivi, ormai sorpassati, impraticabili nella società e nell’economia globale?
    Eppure era il 28 marzo scorso quando, esattamente secondo questo paradigma, il premier albanese Edi Rama salutava all’aeroporto di Tirana un team di trenta medici e infermieri albanesi partiti per aiutare i colleghi impegnati nella lotta al coronavirus in Lombardia: “Paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri. Noi non siamo ricchi ma neanche privi di memoria. Non dimentichiamo l’Italia che ci ha aiutato”.

    Infine, per esplorare la quotidianità più semplice, visto che si avvicina Natale, chiediamoci quante ore del nostro tempo abbiamo dedicato alla scelta di un regalo. Adorno scriveva che “la vera felicità del dono è tutta nell’immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l’altro come un soggetto”.
    La reciprocità del dono del resto non richiede scadenze e pariteticità. Lo vediamo tra genitori e figli, tra amici o nella coppia. Il più delle volte si dona più di quanto si riceve ma non per questo ci si sente debitori o creditori. Anzi è proprio la situazione di squilibrio e il fatto che un dono non abbia tempi prestabiliti per essere contraccambiato, ad essere indispensabile per mantenere vivo il rapporto. Non a caso quando l’amore finisce, si restituiscono i regali. E il legame, insieme al debito, si dissolve.
    Per Mauss il dono era un “fatto sociale totale”, ossia qualcosa in grado di influenzare e determinare la gran parte dei meccanismi di funzionamento della comunità di riferimento. Oggi sono state tante le analisi che hanno assurto il Coronavirus a nuovo, imprevisto, fatto sociale totale, diventato in pochi mesi una “categoria” su cui stiamo costruendo a tutto campo una nuova e completamente ribaltata visione del mondo, dove al contatto e ai legami di fiducia subentrano isolamento e distanza come nuovi cardini della responsabilità sociale.

    Eppure, alla faccia della società moderna e anche della pandemia, ecco che l’antico rituale collettivo del dono – dono di cose, di parole, di gesti, del proprio tempo – ha ripreso forza e ricomincia a circolare dimostrandosi più forte anche dell’isolamento e della distanza. Perché nel paradigma del dono il legame creato diventa più importante del bene/servizio scambiato. Quale dei due avrà la meglio? Tutto dipende da noi, ma oggi più che mai pare evidente che senza l’etica del dono non saremmo in grado di sopravvivere.

    L’arte contemporanea come dono, al Palazzo della Ragione

    Sono stati in molti a descrivere la grande arte come un dono, almeno finché è esistito il concetto dell’inestimabile, che non ha prezzo e che quindi non può essere acquistato. Nel sistema artistico contemporaneo tuttavia si assiste a una drammatica confusione tra il prezzo e il valore delle opere. Eppure è proprio con l’arte contemporanea che si afferma il concetto dell’arte come dono perché incarna la nuova necessità dell’artista di donare se stesso, la propria soggettività e di mettersi in relazione con il fruitore della propria opera. Ci sono artisti che hanno intensamente lavorato su quel peculiare concetto di scambio che è il dono.
    Su questo filo si muove l’indagine della mostra “Il dono. Sulla vita e la morte” che riunisce a Palazzo della Ragione in Città Alta, a cura di Stefano Raimondi e d’intesa con Comune di Bergamo, le opere di sette artisti che riflettono sul significato del dono nell’odierna società: Matilde Cassani, Alberto Garutti, Felix Gonzalez-Torres, Andrea Mastrovito, Jonathan Monk, Andrea Romano, Namsal Siedlecki.
    La rassegna si propone di rispondere ad alcuni interrogativi: in una società segnata da un accentuato individualismo, con tratti di narcisismo ed egoismo, c’è ancora posto per l’arte del donare? Che cosa ha spinto alcuni dei principali artisti internazionali a concepire la loro pratica artistica come dono? “La mostra, – afferma Stefano Raimondi – offrendo la possibilità concreta di aderire ad azioni di volontariato, riflette sulla la relazione tra dono e partecipazione, dono e sacrificio, dono e libertà, dono e tempo, dono e salute, dono e culto”.

    Ecco allora la proposta inedita di sperimentare lo scambio del donare. Pensata come dono al visitatore, la mostra invita il pubblico a contraccambiare, offrendosi liberamente per possibili forme di collaborazione con sette istituzioni di volontariato del territorio – Aiuto per l’Autonomia Odv ONLUS, Avis Provinciale Bergamo, Ente Nazionale per la Protezione degli Animali (ENPA) sezione di Bergamo, Fabbrica dei Sogni ONLUS, Orto Botanico di Bergamo ‘Lorenzo Rota’, Primo Ascolto Alzheimer – che, con la mediazione di CSV Bergamo Centro di Servizio per il Volontariato, chiederanno al visitatore se voglia donare una piccola parte del suo tempo a supporto della comunità.

    IL PROGRAMMA DI ARTDATE 2020

    Tutte le attività del Festival saranno trasmesse sulla pagina Facebook The Blank Contemporary Art.

    Giovedì 12 novembre, ore 19.00
    ArtDate si apre con la conferenza inaugurale del giornalista e scrittore Massimo Fini, il cui intervento verte su una lettura del tema del Dono, approfondito sia sotto il profilo economico sia antropologico.

    Venerdì 13 novembre, ore 19.00
    Inaugura a Palazzo della Ragione Il Dono.Sulla vita e la morte: la mostra sarà fruibile grazie alla visita guidata virtuale del curatore, nell’attesa di poter essere visitata in presenza quando sarà consentito aprirla.

    Sabato 14 Novembre,
    il pomeriggio è dedicato al consueto momento del Galleries Time, durante il quale le gallerie presentano attraverso video le mostre appositamente concepite attorno al tema del Festival.

    Domenica 15 novembre, ore 17.00
    Il dipartimento dei servizi educativi di The Blank organizza il talk Arti performative e lingua dei segni: riflessioni sulla comunicazione visiva. Una riflessione sulla Lingua dei Segni e sul suo rapporto con le pratiche performative, teatrali e di visual vernacular ,coinvolgendo alcuni professionisti nell’ambito della linguistica e della cultura accessibile.

    Sempre in diretta Facebook, alle ore 10.30 di domenica, Giovanna Brambilla in conversazione con Giuliano Zanchi presenta il libro Inferni. Parole e immagini di un’umanità al confine, e alle ore 15.00 Sara Benaglia, Mauro Zanchi e Corrado Benigni presentano il libro Metafotografia (2). Le mutazioni delle immagini.