“Giacomo Quarenghi architetto nella San Pietroburgo imperiale” è la mostra curata da Piervaleriano Angelini e Maria Cristina Rodeschini che, fino al 6 ottobre, presenta per la prima volta una settantina di disegni provenienti dal fondo dell’Accademia Carrara. Questo materiale, insieme ai disegni della Biblioteca Angelo Mai, costituisce uno dei più ricchi nuclei documentari sull’architetto bergamasco, al pari di quelli custoditi in musei come l’Ermitage, il Puškin, le Gallerie dell’Accademia di Venezia e le Raccolte del Castello Sforzesco di Milano.
Un lavoro prezioso quello proposto dalla mostra, che consegna finalmente alla conoscenza e alla fruizione un numero consistente di disegni particolarmente interessanti perché riuniscono progetti quarenghiani delle più differenti tipologie: dai teatri alle architetture d’interni, dalle decorazioni ai palazzi, dalle chiese alle cappelle sepolcrali, dalle ville agli archi.
Oggi l’esplorazione dei disegni di Quarenghi ci restituisce una cifra artistica caratterizzata da un fecondo travaso tra l’invenzione dell’architettura e il fascino rappresentativo del pittore. I prospetti dei suoi progetti, ambientati in seducenti paesaggi di ascendente italiano, evocano il mito mediterraneo proprio della sua epoca.
Disegnando una lingua europea
Sono “solo disegni” quelli di Quarenghi? Nella visita alla mostra a conquistarvi sarà la figura di questo nostro archistar prima degli architar contemporanei (il nostro operò nel Settecento), noto per aver trasformato il volto di San Pietroburgo secondo i dettami della scuola neoclassica, genio incontrastato alla corte di Caterina II.
Se c’è stato davvero un tempo, il Settecento, in cui la cultura rappresentava la lingua unica parlata in Europa, non c’è dubbio che proprio l’architetto Giacomo Quarenghi (1744-1817) sia stato in questo senso una delle figure più rappresentative: le origini a Rota d’Imagna, la giovinezza a Bergamo, la formazione a Roma, la frequentazione della comunità artistica britannica, il grand tour e, infine, la folgorante epopea come architetto degli Zar.
La sua carriera, lanciata da Caterina II di Russia ma poi proseguita con i successori al trono Paolo I e Alessandro I, lo condusse a diventare un vero arbitro del gusto dell’età neoclassica e tra i protagonisti dell’elaborazione del primo linguaggio moderno internazionale.
La carriera alla corte degli Zar
La maggior parte della attività architettonica di Giacomo Quarenghi si è concentrata nella nuova capitale settecentesca dell’impero russo. Suoi sono veri e propri landmarks della città di San Pietroburgo. Ne sono esempi la fabbrica del Teatro dell’Ermitage, mutuato dagli esempi antichi e dal Teatro Olimpico di Palladio a Vicenza, le Logge di Raffaello e la maestosa Sala di San Giorgio, o del Trono, nel cuore del Palazzo d’Inverno.
Sono molti gli esempi anche tra le residenze imperiali negli immediati dintorni di San Pietroburgo e nell’antica capitale Mosca: i lavori per il Palazzo Inglese a Peterhof, il completamento e ampliamento del Palazzo moscovita di Caterina, il grandioso palazzo concepito per il principe Aleksandr A. Bezborodko e mai realizzato, l’ospedale della Strannoprimnyj Dom, voluto dal conte Nikolaj P. Šeremetev (per il quale ideò anche lo splendido palazzo di Mosca), o ancora la grande galleria “Gostinyj Dvor” accanto alla Piazza Rossa.
Quarenghi dal punto di vista della Russia
Giacomo Quarenghi a San Pietroburgo è l’uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto. Così lo racconta Sergej Androsov, direttore del Dipartimento di arte occidentale del Museo dell’Ermitage, che ci aiuta a vedere Quarenghi dal punto di vista della città di San Pietroburgo e del popolo russo, che tanto hanno amato l’architetto bergamasco: “Quarenghi ha rappresentato per la Russia del secondo Settecento la punta di diamante dell’architettura moderna, cioè neoclassica. Questa interpretazione quarenghiana delle nuove tendenze artistiche del continente fu particolarmente amata da Caterina II, molto attenta a un’interpretazione fortemente legata all’antichità ma da declinarsi in un’accezione assolutamente contemporanea. La Zarina, come i suoi successori Paolo I e Alessandro I , hanno percepito la carica di entusiasmo artistico di Quarenghi, la sua dedizione al lavoro, la sua infaticabile energia, e occorre anche rilevare quanto siano state apprezzate la sua puntualità e onestà professionale. Basti pensare che i preventivi di spesa che presentava per quei superbi edifici erano calcolati con precisione fino ai centesimi, senza che ne venissero ammanchi alle casse dello Stato” .
Così ancora oggi l’architettura di Quarenghi è “iconica” per il pubblico russo: “La conoscenza della storia degli edifici simbolo della città è sempre stato un valore primario per i cittadini di San Pietroburgo – prosegue Androsov – A questi valori si è sempre posta attenzione per quanto riguarda i bambini e i giovani. Se negli anni Novanta vi è stato un calo in questa tradizione, oggi assistiamo a una vera rinascita dell’interesse per la storia urbana di Pietroburgo e per le sue architetture storiche. Non va dimenticato che nel cuore di Pietroburgo esistono ben due busti bronzei dedicati a Quarenghi: uno eretto nel 1967 di fronte alla Banca di Stato e il secondo inaugurato nel 2003 nella Piazza del Nuovo Maneggio in occasione dei 300 anni di fondazione della città”.
Quarenghi dal punto di vista di Bergamo
Giacomo abitava all’Ermitage ma con il cuore ritornava sempre a Bergamo e alla casa natale a Rota d’Imagna. È difficile pensare che il nesso tra Quarenghi e la Valle Imagna sia semplicemente la “casualità” della sua nascita a Rota. C’è un ruolo profondo che la terra natia, con i suoi peculiari elementi storici, culturali e architettonici, ha avuto nella storia della famiglia Quarenghi e forse anche nelle origini del genio del celebre architetto e disegnatore.
È vero che il padre dell’architetto già da anni si era trasferito con la famiglia a Bergamo – nell’attuale via Donizetti 21 dove è stata posta una lapide per ricordarlo – quando Giacomo nel 1744 nacque nella casa della contrada Capiatone di Rota dove la famiglia vi si trovava in villeggiatura. Ma è lo stesso Quarenghi a consegnarci delle “spie” dell’intenso legame emotivo che manteneva con questa terra. Nella casa natale di Capiatone (oggi di proprietà privata) Giacomo dovette trascorrere del tempo in compagnia di quel nonno Francesco che qui viveva e operava e che, guarda caso, era si notaio e agrimensore ma anche apprezzato pittore, ricevendo commissioni da numerose chiese della Valle Imagna. E poi ci sono i due suggestivi disegni, oggi conservati in Biblioteca Mai, in cui Giacomo reinterpreta sul filo dei ricordi i luoghi cari dell’infanzia: la casa natale di Capiatone, sul quale appunta di proprio pugno la nota “La maison ou je suis né a Bergame”, e il Santuario della Cornabusa.
Orari: 9.30 – 18.30 (fino al 12 settembre) 9.30 – 17.30 (dal 13 settembre). Chiuso il martedì.
Ingresso: intero: 12 €, ridotto: 10 € , ridotto speciale: 6 €
Prenotazioni: call center +39 035 4920090, da lunedì a venerdì: 9.00 – 18.00, sabato 9.00 – 13.00
Acquisto biglietti singoli: http://www.ticketlandia.com