Creare uno spazio espositivo adatto all’azione e alla sperimentazione degli allievi. Un’esigenza, quella dell’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara, che ha portato nel 2016 alla creazione di « Giacomo » al civico 48 c/d di via Quarenghi. Una galleria d’arte ad uso didattico, scevra dalle logiche del mercato artistico e più vicina al mondo dello studio e della ricerca, che lo scorso 10 aprile ha inaugurato la sua stagione espositiva 2024.
Punto focale del programma della galleria è il «Bando Giacomo», una open call per gli studenti e i diplomati dell’Accademia che permette loro di presentare progetti artistici, mostre, incontri e altri eventi da realizzare presso lo Spazio. Per questa edizione, sono stati undici i progetti selezionati dalla commissione giudicatrice, di cui i primi sei classificati sono stati premiati con borse di studio.
La nascita di «Giacomo»
Per capire meglio la storia di questo spazio, abbiamo fatto una chiacchierata con il vicedirettore del Politecnico delle Arti con delega alla direzione dell’Accademia di Belle Arti Francesco Pedrini.
«Lo Spazio Giacomo è stato aperto nel 2016 con il desiderio da parte dell’Accademia di avere nuovi spazi e aprirsi di più alla città. Il nome deriva da questa sorta di incontro tra il fondatore dell’Accademia Giacomo Carrara e la persona a cui è dedicata la via, ovvero Giacomo Quarenghi, entrambe personalità di altissimo valore per la nostra città. La scelta è ricaduta su via Quarenghi, perché ci piaceva l’idea di portare la produzione artistica dei nostri studenti in un luogo della città che fosse interessante e dinamico».
Se è vero che la dinamicità di una zona come via Quarenghi può aver in qualche modo influito sull’affermazione dello spazio Giacomo a livello provinciale, va detto che anche la qualità delle esposizioni ha fatto la sua parte. Dati alla mano, dall’apertura della galleria sino a fine 2022, le mostre ospitate sono state oltre settanta, con più di quattrocento artisti coinvolti e oltre diecimila visitatori. «In questo spazio abbiamo cominciato ad allestire mostre sin dal primo momento utile, aiutando i nostri studenti nell’esposizione anche economicamente con l’assegnazione di borse di studio e, nel tempo, siamo riusciti a concretizzare un numero di eventi ben al di sopra di ogni aspettativa iniziale».
Per questo 2024, ai primi cinque partecipanti del bando sono state assegnate borse di studio del valore di €800 euro ciascuna, mentre i due partecipanti classificatisi pari merito al sesto posto hanno ricevuto borse di studio per un valore di €400 ognuna.
Le prime mostre
Come già detto, l’apertura della nuova stagione espositiva è stata lo scorso 10 aprile. Per l’occasione, l’allestimento selezionato è stato «Inexorable» di Indira Elena Villa, una rappresentazione dell’inesorabilità – da qui il titolo – del bilancio tra passato e presente che ogni persona deve affrontare nel corso della propria vita, portato nella dimensione reale grazie alla rielaborazione dell’archivio di famiglia dell’artista.
Oggi, 24 aprile, inaugura invece «En algún lugar», traducibile dallo spagnolo come «In qualche luogo» di Nerea Sangalli. L’artista, al suo secondo anno di Accademia, ha creato la mostra appositamente per le due stanze dello Spazio Giacomo. «Il mio obiettivo è investigare la mutevolezza della materia e dei suoi componenti tramite l’utilizzo di soggetti organici, come terra, infusi, foglie e muffe. L’idea è stata quella di creare un’installazione in grado di far diventare le due stanze dello Spazio Giacomo una sorta di trasposizione fisica della mia mente. Nella prima verrà rappresentato tutto ciò che riesce a dare la sensazione di “pieno”, quindi rumore e caos mentre nella seconda ho intenzione di creare un ambiente più intimo e spoglio, dedicato alla mia parte più intima e personale».
La mostra continuerà fino al 4 maggio, con apertura dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19.30, per poi lasciare spazio dal 15 al 25 maggio all’allestimento di «Non ci sono» di Valentina Lorenzi. «La mostra sarà composta da un filo lunghissimo di perline che riporteranno le mie poesie come un flusso. Le perline, infilate una ad una a mano, sono state compagne dei silenzi quando non riuscivo a parlare. “Non ci sono” è la raccolta di tutte quelle parole che non sapevo dire. La sua particolarità è che l’opera vive anche durante la chiusura dello spazio, di notte, grazie ad alcune perline che si illuminano al buio, facendo così compagnia ai passanti».
Gli obiettivi
Una cosa che colpisce molto nel parlare con gli studenti dell’Accademia è l’attaccamento che dimostrano per lo Spazio Giacomo, visto come un’area di esplorazione e crescita a prescindere dal percorso artistico personale. Nerea Sangalli è alla sua prima mostra al di fuori degli spazi accademici “canonici”; Valentina Lorenzi, invece, è approdata agli studi artistici dopo vari lavori come magazziniere e metalmeccanica, avendo però già alle spalle un progetto artistico su più comuni della provincia. Entrambe descrivono lo Spazio Giacomo come un luogo fondamentale per potersi mettere in gioco, in cui è possibile anche sbagliare e imparare dai propri errori.
Secondo Pedrini, è proprio questo aspetto didattico la base su cui si fonda la vera essenza di «Giacomo». «Creare una mostra non significa solamente apprendere dei quadri o decidere di proiettare dei video. Alle spalle di ciò che vede il visitatore c’è un’organizzazione complessa che va dall’allestimento alla preparazione di testi. Per noi affidare questo spazio agli studenti non significa solo calendarizzare un “momento espositivo”, ma anche e soprattutto dare forma ad un percorso didattico dove i giovani artisti possano fare esperienza. La base è ovviamente quella della galleria espositiva, ma con maggiori libertà espressive. Una cosa che mi piace sottolineare è che nello Spazio Giacomo è possibile incontrare mostre con un grado di sperimentalità molto più ampio rispetto a quelle che si possono trovare in altri contesti, perché non si tratta di una galleria privata in cui l’obiettivo del gallerista è quello di vendere opere, né di uno spazio istituzionale come può essere un museo. Giacomo è una realtà in cui prendono forma tutti quegli stimoli che gli studenti hanno fatto propri durante il percorso accademico».
Nei prossimi mesi, oltre alle mostre già citate, i visitatori potranno ammirare i restanti otto progetti selezionati dalla giuria interna, ovvero quelli di Jennifer Barberi, Federico Dossi, Silvia Maria Frigerio, Giulia Guidi, Valentina Marchesi e Rebecca Quaglio, Mattia Melania (alla cui cura è affidata la mostra del corso «Progettazione Multimediale»), Omar Meijer e Teresa Prati.
Oltre a ciò, come ogni anno sarà presente in calendario «Clorofilla», la tradizionale mostra di fine anno accademico, e molte altre attività tra cui lezioni, incontri, conferenze, seminari con visiting professor e altre iniziative culturali e formative promosse dall’Accademia.