Il prossimo Natale secondo i giovani all’opera sulle «Vie del Sacro»? L’opportunità per la civiltà del rumore di un esercizio di silenzio, lo stesso silenzio con il quale Dio scende tra gli uomini. «Mentre il silenzio fasciava la terra» – verso “rubato” a una familiare poesia di David Maria Turoldo – è il titolo della mostra visitabile gratuitamente, fino al 15 gennaio, al Museo Parrocchiale Santa Maria Assunta di Vertova. Si tratta della prima iniziativa interamente realizzata dai quaranta ragazzi e ragazze formati nell’ambito de «Le Vie del Sacro».
Dopo il periodo formativo cominciato a settembre, i giovani «cercatori di bellezza» si sono occupati di ogni aspetto della mostra, dall’ideazione all’allestimento, dai laboratori ai testi fino alla comunicazione, trasformandola in una piccola anticipazione di quanto accadrà nel 2023. Quando le chiese, i monasteri e i musei della Diocesi saranno protagonisti di numerose iniziative di questo tipo.
Realizzata con il patrocinio dell’Ufficio beni culturali della Diocesi e di Amei-Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani, in collaborazione con il museo di Vertova, la mostra intesse arte e poesia attorno a tre opere tutte da riscoprire. La settecentesca «Natività di Gesù» di Giovanni Carobbio (1745 – 1752 circa) cattura – nell’umiltà di un contesto in cui troneggia in primo piano la mangiatoia – gli sguardi di intimità e tenerezza che si scambiano i componenti della Sacra Famiglia, subito dopo la nascita di Gesù. Un silenzio, il loro, che vale più di mille parole. La «Madonna del Parto» di un artista bergamasco di metà Seicento, coglie invece la Vergine Maria in piedi, rapita dalla lettura di un libro, sorretto con le mani quasi giunte in preghiera. Infine, la tela «Ex-voto (Predica durante la novena di Natale)» di Pier Antonio Rillosi (ante 1759) “fotografa” l’interno della Chiesa di Vertova durante la Novena di un Natale di metà Settecento, documentando in filigrana l’antica usanza di collocare sopra l’altare, durante queste celebrazioni, il dipinto con la Madonna incinta.
«Osservando le innumerevoli rappresentazioni della Natività realizzate nel corso dei secoli – spiegano i giovani progettisti de «Le Vie del Sacro» – ci accorgiamo che in esse ritorna costantemente, come un filo rosso, la stessa atmosfera catturata da padre Turoldo: un’aura di raccoglimento e silenzio nei gesti e nell’atteggiamento dei personaggi riuniti attorno al Bambin Gesù, che porta anche noi ad accostarci alle opere e a condividere quel sentimento. Di qui la scelta di organizzare la mostra nel tempo di Avvento, il tempo liturgico in cui quest’attesa diventa il centro del mistero cristiano».
La rivoluzione del silenzio
È curioso come un gruppo di giovani under 30, chiamati a raccontare in modo nuovo il nostro patrimonio artistico religioso, abbiano per prima cosa pensato al silenzio. Proprio loro che sono cresciuti in anni in cui l’intossicazione del rumore è la normalità, in un mondo in cui i luoghi del silenzio sono ormai in via di estinzione e non se ne progettano di nuovi. Nell’epoca della paura di quel silenzio che ci costringe a metterci in ascolto, a fare i conti con noi stessi e, forse, anche a perdere tempo nelle nostre folli corse quotidiane.
«Il silenzio è d’oro», dice il proverbio. «Nei più folgoranti istanti di verità – scrive nel catalogo della mostra Don Giuliano Zanchi, Direttore scientifico della Fondazione Adriano Bernareggi – la parola si trattiene, per non spezzare l’incanto di un momento che ha già in sé tutta la sua fascinosa eloquenza. Come i primi baci. Lì la realtà si dona, intatta, piena, incondizionata. Una sola sillaba, e l’incantesimo si infrange. Entriamo nella comprensione, ma usciamo dalla verità... Il dipinto in effetti non spiega, mostra. Riattiva le condizioni percettive in cui anche i sospiri sono di troppo. Il soggetto sacro della Natività rappresenta uno dei vertici di questa impresa. Una vita compare, e non ci sono parole per l’emozione che vi corrisponde. Solo la visione, che l’arte rinnova col suo muto linguaggio, trattiene la magia di quel silenzio che accompagna ogni rivelazione».
Nel silenzio dell’arte, dunque, abbiamo l’occasione di oltrepassare una soglia, di metterci in attesa di una rivelazione che arriverà, di toccare la sostanza e il mistero per i quali il linguaggio non serve e non basta. Le opere esposte nella mostra di Vertova, è vero, appartengono il qualche modo alla sfera del passato ma portano avanti una battaglia culturale che attraversa i secoli e infiamma anche il nostro presente. Due soli esempi per tutti. Per primo, la natura silenziosa delle «Attese» di Lucio Fontana: un taglio che squarcia la storia dell’arte e lascia intravedere al di là della tela tutto (o niente, per chi proprio non ce la fa o non vuole ascoltare il silenzio). « Le Attese sono soprattutto un’espressione filosofica, un atto di fede nell’infinito, un’affermazione di spiritualità – scriveva lo stesso Fontana – Quando io mi siedo davanti a uno dei miei tagli, a contemplarlo, provo all’improvviso una grande distensione dello spirito, mi sento un uomo liberato dalla schiavitù della materia, un uomo che appartiene alla vastità del presente e del futuro».
E poi il silenzio che grida verità e rivoluzione dei calciatori dell’Iran, che non cantano il proprio inno nella partita d’esordio in Qatar: «Noi siamo qui, ma questo non significa che non dovremmo essere la voce del popolo» ha dichiarato il capitano Ehsan Hajsafi. E la voce del popolo tuona più forte nel silenzio.
In cammino
Poiché il silenzio è un dono prezioso anche per chi si mette in cammino e decide di compiere un pellegrinaggio, anche e soprattutto interiore, nel contesto della mostra sono in programma anche due itinerari guidati sul territorio che dalla mostra accompagnano in un cammino verso i santuari di San Patrizio di Colzate (11 dicembre e 15 gennaio, a piedi o in auto) e della Santissima Trinità di Casnigo (8 dicembre e 8 gennaio, in auto), dove sono custodite importanti opere dedicate ai racconti evangelici del Natale: il presepe dipinto nel sacello di Colzate e il gruppo scultoreo dei Magi di Casnigo, rappresentati nella particolare scena della «Re Magia Nigra». La memoria popolare racconta che gli abitanti del paese aspettassero il 6 di gennaio per rinnovare una tradizione legata a questo gruppo di statue: ci si incamminava dalle proprie case fino al Santuario per rendere grazie ai Magi, prima del consueto scambio dei regali.
Inoltre, giovedì 8 dicembre, alle ore 20.30, al Museo di Vertova andrà in scena «L’amore che canta il silenzio», con interventi musicali di Interludio Duo – Violin & Cello Post-Modern Duo e letture sceniche di Andrea Ricchiuto (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su Eventbrite).