93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

I santuari in ValSeriana, tra miracoli e culture

Articolo. Dalla Madonna della Neve di Pradalunga al Santuario di San Patrizio a Colzate, passando per la Madonna delle Grazie di Ardesio. La ValSeriana è un luogo punteggiato di chiesine, cappelle, oratori. Vi accompagniamo alla scoperta di sei santuari e della loro storia

Lettura 5 min.
Il Santuario di San Patrizio a Colzate (Foto Guifo Fly)

Si potrebbe parlare di “Culto e Culture” per introdurre luoghi e itinerari che, nati da specifiche espressioni devozionali di un territorio, oggi non sono meta soltanto di “pellegrini” – i turisti religiosi in senso stretto – ma anche del turismo lento in cerca di luoghi inediti, immersi nella natura, scrigni di arte e di storia che sono il passe-partout per entrare nel vivo della realtà specifica e distintiva di un territorio.

Nell’ottica di sviluppo di questa forma di turismo sostenibile, la ValSeriana è un luogo emblematico, punteggiato di chiesine, cappelle, oratori: segni di preghiera e devozione sorti lungo sentieri verdi e montani, ma comodamente accessibili a tutti, in luoghi che ancora oggi nella maggior parte dei casi hanno conservato intatto il loro rapporto con la natura.

Tra i tanti itinerari possibili in quest’area, scegliamo il meno scontato di tutti, alla scoperta di quella forma specifica della devozione popolare che sono i santuari, dotati di uno speciale genius loci in forza del fatto che sono nati in luoghi dove la tradizione vuole che si sia manifestato il sacro e il soprannaturale. Di qui il fiorire nei santuari anche di un universo artistico peculiare, abitato da storie, santi e Madonne che hanno colonizzato la valle, modellandone per generazioni la cultura, la devozione, l’immaginario collettivo. In sostanza, l’identità.

Pradalunga, Santuario della Madonna della Neve

Caso emblematico di totale identificazione tra un territorio e chi lo abita, il Santuario della Madonna della Neve di Pradalunga è in realtà conosciuto come il Santuario della Forcella, “rubando” il nome all’omonimo colle su cui è sorto, neanche a dirlo, per un voto. È durante la peste del 1630, infatti, che gli abitanti di Pradalunga fecero voto di costruire sul colle, in posizione panoramica, un santuario dedicato alla Madonna della Neve, riconosciuta come protettrice dai lavoratori delle cave di pietre coti – pietre che servivano per ridare il filo agli attrezzi da taglio, in particolare alla falce fienaia – fondamentali per l’economia del piccolo borgo.

Non si trattava, come si può pensare, soltanto degli uomini addetti all’escavazione, al trasporto, alla cernita e al taglio, ma anche delle donne e dei bambini che prestavano la loro opera nella levigazione, spesso effettuata in ambito domestico. In pratica, di un’intera popolazione. Non è un caso, dunque, che le pareti del Santuario siano rivestite di ex voto. Che siano di mani ignote o di autori conosciuti, poco importa: sono autentiche microstorie che costruiscono la storia di un territorio.

Casnigo, Santuario della Santissima Trinità

A pochi chilometri dal paese di Casnigo, alle pendici del monte Farno, in posizione dominante sull’altipiano, sorge il noto Santuario della Trinità. Chissà chi fu il primo a definirlo “la Sistina della Bergamasca”, l’appellativo con cui è universalmente conosciuto ancora oggi. Il riferimento è al grande affresco del Giudizio Universale realizzato da Cristoforo Baschenis il Vecchio nel presbiterio: un racconto che si espande per quasi 40 metri quadrati che comincia dalla pesatura delle anime e poi segue la salita dei buoni verso il Paradiso, mentre gli altri si avviano mesti e curvi verso la bocca mostruosa dell’Inferno che ne fa un sol boccone.

È significativo che nel Santuario conviva l’opera di due famiglie artistiche che per secoli hanno plasmato l’immaginario collettivo della valle – i Baschenis di Averara, appunto, e la bottega dei Marinoni di Desenzano di Albino, presenti con un inconfondibile polittico – che si sono trasmessi per secoli, di padre in figlio, l’arte di dare un volto ai protagonisti della devozione popolare.

Colzate, Santuario di San Patrizio

Il 17 marzo è il St. Patrick’s Day, e mentre l’Irlanda è tutta un festival dedicato al suo santo patrono, anche i bergamaschi hanno il loro giorno di San Patrizio, da trascorrere immersi nel silenzio, nella natura e soprattutto in quel vero e proprio scrigno di storia, arte e architettura che il Santuario di Colzate. Ma perché l’unico grande luogo di venerazione nel sud Europa del Santo d’Irlanda sorge proprio in ValSeriana? Secondo la tradizione nasce già nel XII secolo, per voto di un gruppo di mercanti irlandesi, in cerca di coperte e tessuti da rivendere in patria, rifugiatisi sul monte per sfuggire all’esercito del Barbarossa.

Letteralmente abbarbicato su uno sperone di roccia, alle pendici del monte Cavlera, il nostro Santuario è un luogo magico, ma ancora tutto da scoprire per il grande pubblico. Incrociati la fonte di San Patrizio, dove un tempo era abitudine bagnarsi gli occhi per proteggere la vista, e il forno in cui un tempo venivano cotti i “michini” benedetti dedicati al Santo, si raggiunge il Santuario. È d’obbligo uno sguardo al panorama mozzafiato sulla valle offerto dal porticato, per poi immergersi nelle storie della vita e dei miracoli del Santo affrescate nel 1514 da Jacopino Scipioni alle pareti del suggestivo sacello trecentesco, vero e proprio “cuore” attorno al quale il Santuario si è ampliato nei secoli, strappando progressivamente spazio alla roccia.

Ponte Nossa, Santuario della Madonna delle Lacrime

Secondo la tradizione, il 2 giugno 1511, una pastorella del paese di Ponte Nossa, fissando un affresco presente su una piccola chiesina, vide il volto di Maria aprire e chiudere gli occhi, fino a lacrimare sangue. Da allora il Santuario perpetua la memoria di piccoli e grandi miracoli. Il più incredibile è documentato da una “mostruosa meraviglia”: il coccodrillo appeso in chiesa dalla fine del Cinquecento dopo che, secondo la tradizione orale, un certo Bonelli de’ Ferrari, mercante di lane della contrada di Campo Lungo, assalito dal coccodrillo mentre si trovava a Rimini per commercio, riuscì ad ucciderlo e a salvarsi la vita per intercessione della Vergine.

Con buona pace del cinquecentesco interdetto vescovile che ne intimava la rimozione – considerando il mostro marino un mero strumento di superstizione – è qui che il coccodrillo è custodito ancora oggi, a incarnare, secolo dopo secolo, il male, il demonio e l’inferno. E come se un coccodrillo del Nilo non fosse già abbastanza spaventoso, l’indagine scientifica di recente ha svelato come nel tempo qualcuno si sia dato da fare per rendere il suo aspetto ancora più mostruoso. Per farne un esemplare degno di un bestiario medievale sono stati aggiunti due affilati canini da vampiro, un grosso naso bitorzoluto e delle zampe di legno, simili a quelle leonine.

Ardesio, Santuario della Madonna delle Grazie

Il Santuario di Ardesio è stato edificato nel luogo in cui la tradizione vuole sia avvenuta, il 23 giugno 1607, l’apparizione mariana, alle due sorelle Maria e Caterina Salera, durante un temporale. Nel presbiterio è collocata la famosa Stanza dei Santi (conservata da casa Salera, la dimora in cui apparve la Vergine) con il grande affresco dell’Apparizione.

Ricco di racconti dipinti, tuttavia il Santuario ospita anche un vero e proprio “teatro” del sacro, dai toni drammatici e concitati: uno degli scenografici gruppi lignei dei Compianti usciti nel Settecento dalla celebre bottega dei Fantoni di Rovetta, plurisecolare équipe di maestri intagliatori, capaci di una narrazione spesso di accento “dialettale”, vicina alle corde della committenza e dei fruitori. E non è un caso, ad esempio, che alcune delle fisionomie delle sculture, come veri e propri ritratti, richiamino ancora oggi in quelle di alcuni abitanti della ValSeriana.

Rovetta, Santuario di Sommaprada

In un intreccio inscindibile tra architettura, arte e paesaggio, in una zona dominata da prati e piante a ridosso di una ripa, sulla strada che collega Clusone a Rovetta, in località Conca Verde, sorge il Santuario di Sommaprada, detto anche Santuario della Madonna dei Viandanti. Fu eretto nel 1544, a seguito del miracolo del 2 luglio 1533, quando la cappelletta presente in quel luogo con l’effige della Madonna si illuminò improvvisamente, in soccorso ad un gruppo di boscaioli assaliti dai briganti, mettendoli in fuga.

Visitare Sommaprada significa entrare nelle forme di una religiosità semplice, specchio di una vita e di una storia fatta di fatica e di preghiera, che continua nel presente. Non a caso, sulla facciata esterna, si osserva un affresco realizzato nel Novecento che raffigura la Vergine di Sommaprada e, sullo sfondo, il paese di Rovetta. È invece custodito all’interno del Santuario un affresco di fine Quattrocento con l’immagine della Madonna che tiene tra le braccia il Bambino, affiancata da San Sebastiano, protettore degli artigiani, e da San Rocco, protettore degli appestati.

In ValSeriana e Val di Scalve troverete anche molti altri Santuari da scoprire, tutti con la loro storia alle spalle. Per scoprirli tutti basta visitare il sito.

Attività realizzata con il contributo di Regione Lombardia nell’ambito del bando OgniGiorno inLombardia, progetto Campagna “Le Magnifiche Valli tra Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”.

Approfondimenti