Colorato, dinamico, elastico. Il logo scelto per Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 parla di città che si trasformano, si flettono, sanno lanciarsi come molle in più direzioni. Parla, in un periodo dominato da chiusure e lockdown, di apertura e di incontro. La stessa lingua utilizzata da Gres Art, la casa d’arte contemporanea che verrà ricavata nell’arco del 2022 riqualificando un magazzino dell’ex Gres in Via San Bernardino, a Bergamo.
Quella nota come ex Gres è un’area di circa 60.000 metri quadri, un tempo occupata da uno degli stabilimenti della Società del Gres. Un’area industriale, quindi, che fu dismessa nel 2009 e che oggi è proprietà di Italmobiliare Investment, holding della famiglia Pesenti. Da anni, Carlo Pesenti e il suo team sono impegnati a studiare, per l’intera zona, una seconda vita. Nel 2019, la Fondazione ha presentato un vero e proprio piano di rinascita, incaricando l’architetto Mauro Piantelli, partner dello studio De8_Architetti, di trasformare gli stabilimenti in “una città che oggi non c’è ancora, uno spazio aperto ai giovani e alla collettività”.
Ebbene, il progetto ha finalmente una prima forma e una data: entro il 2022, in vista di Bergamo Brescia capitali della cultura 2023, uno dei padiglioni dell’ex Gres diventerà Gres Art, uno “spazio di contaminazione” volto ad accogliere opere d’arte, ma anche eventi e convegni, un giardino e un bistrot.
Un nuovo dialogo fra parco e città
“Quello che è importante di questo progetto è che riguarda ambiti industriali dismessi ma di cui abbiamo cercato di verificare le potenzialità spaziali nascoste” ha spiegato l’architetto Piantelli. “Qua, storicamente c’era il confine tra città e campagna. Mi piace, più che ‘confine’, usare il termine ‘bordo’ perché implica una permeabilità: in questo bordo, c’è l’asse interurbano ma anche l’inizio del parco agricolo, uno spazio verde, di cui il nostro progetto cerca di diventare il recapito urbano. Tentiamo di portare la città e il parco a un nuovo dialogo, una nuova connessione”.
La concezione di Gres Art come luogo aperto all’incontro e allo scambio si riflette anche nelle prime immagini che mostra l’architetto: l’edificio avrà un una nuova facciata e un grande giardino (“città – natura”, altro tema di Bergamo e Brescia capitali), uno “spazio espositivo in continuo dialogo con l’interno”. Grazie ai 10 metri di altezza della struttura e alla sua realizzazione su più livelli, sarà possibile vedere le opere dall’alto prima che dal basso. Perché l’arte, insomma, si presta a ogni prospettiva.
Che per attuare la connessione città – natura si usi l’arte e la cultura, tra l’altro, non è raro. L’arte – attenzione – che da tempo ormai si è stancata di ammuffire nei musei ma vuole raccontare la realtà e, perché no, anche denunciarne le storture. L’arte che ci indica dove la nostra società si sta dirigendo. “Lo spazio per l’arte, nella città contemporanea, non è più il luogo della conservazione ma è il luogo della conversazione” continua l’architetto. “Uno spazio dove si torna più volte, dove cambiano le cose ma anche le idee, dove entrare nel flusso di ciò che è ora”.
Il fascino degli spazi industriali
Gli spazi industriali dismessi si prestano spesso, se ci si guarda in giro, ad ospitare mostre d’arte contemporanea. Sono stati concepiti per ospitare macchinari ingombranti, hanno “dei rapporti tra spazi alti e bassi, ombra e luce, che non sono così convenzionali, e soluzioni strutturali razionali che lasciano libero gran parte dello spazio interno”. Basti pensare all’Hangar Bicocca di Milano, un luogo che oggi è noto in tutta Europa per le sue esposizioni (sempre gratuite), ma che un tempo ospitava una fabbrica per la costruzione di locomotive.
E poi ancora: Daste Bergamo, ex centrale termoelettrica di Celadina e ora vivissimo spazio eventi polifunzionale, la Fabbrica del Vapore di Milano, la Pinacoteca Agnelli di Torino, e – concedetemi un tuffo oltre confine seguendo la nostalgia dei tempi passati a Londra – la Tate Modern, quella centrale elettrica sulle rive del Tamigi che oggi è una delle gallerie d’arte più visitate al mondo.
Gli esempi di recupero e di riconversione degli spazi industriali sono moltissimi: recupero e riconversione, non costruzione ex novo. La strategia che si utilizzerà anche per Gres Art è quella della ri-funzionalizzazione e del ri-uso, una strategia che permette anche di conoscere e promuovere parte di una storia importante e produttiva per la città: “Volevamo conservare queste memorie, le testimonianze di un’economia di grande sviluppo come fu quella degli anni ’60 del Novecento” spiega l’architetto, “è la qualità dello spazio di ogni singolo edificio che ha influenzato il nuovo programma funzionale. Ci è sembrato naturale pensare alla realizzazione di un luogo destinato all’arte contemporanea da finalizzarsi quale primo intervento”.
Uno degli slogan usato per Bergamo Brescia capitale della cultura 2023 come “cultura come cura” qua si realizza perfettamente. L’espressione richiama subito alla mente l’emergenza sanitaria che ha colpito duramente entrambe le città: perché non può essere anche un progetto culturale a curare il territorio, a rigenerarlo?
Le tempistiche
Il progetto, nelle sue rilevanze architettoniche e ingegneristiche, è al momento in una fase già avanzata. Dopo il rilascio del permesso, da parte del Comune, il cantiere richiederà circa sette – otto mesi. L’obiettivo, insomma, è che Bergamo capitale italiana della cultura 2023 abbia una nuova porta di ingresso. Una porta al margine meridionale della città, quasi in periferia, ma che sia in grado di attrarre a sé tutti i luoghi della cultura bergamaschi: da quelli più prettamente dedicati all’arte contemporanea, come GAMeC, alle molte associazioni sociali e giovanili che operano sul territorio. “Il progetto di Gres Art è coerente con l’ambizione complessiva di creare un insediamento ad ‘impatto sociale’, che mi auguro possa diventare un ulteriore polo di attrattività in particolare per i giovani che vivono o gravitano attorno a questo territorio” ha detto Carlo Pesenti, Presidente della Fondazione.
Qualche idea sulle mostre da allestire già c’è. Si comincerà con un’esposizione, attualmente in fase di progettazione, che sottolineerà il ruolo innovativo dell’arte e la sua capacità di porsi come strumento quasi “epocale” di confronto, ma soprattutto di dialogo. La mostra non occuperà tutto il 2023, in modo tale che Gres Art possa ospitare anche altri eventi in via di definizione con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Bergamo.