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Giacomo Ceruti, come non l’avete mai visto

Articolo. Nel bouquet di mostre bresciane – almeno sei – già dedicate nell’anno della Capitale della Cultura al “Pitocchetto”, si inserisce una mostra tutta inedita concepita a Gandino. Qui, la strepitosa Basilica di Santa Maria Assunta custodisce il più interessante ciclo sacro eseguito da Ceruti nella sua carriera

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G. Ceruti, «San Pietro in gloria», cm 145 x 220. Dopo il restauro. Gandino, Basilica di S. Maria Assunta (Antonio Zaccaria Restauro Beni Culturali)

Nelle città non mancano le mostre superaccessoriate, che hanno a disposizione spazi ampi, museali o storici, che possono contare sulle relazioni e le risorse necessarie per sfoggiare prestiti internazionali, allestimenti firmati e grandi campagne di comunicazione. Tuttavia, non sempre la “presentazione” è garanzia di contenuto. E se è vero – o era vero - che una mostra si dovrebbe sempre costruire su elementi di novità e di progresso della conoscenza, sempre più spesso questo accade sul territorio, a tutt’oggi meno battuto dalle campagne conservative, così come da quelle espositive e di studio.

Accade così che sia la piccola mostra «Ceruti mai visto», visitabile a Gandino fino al 10 settembre, a rappresentare un concentrato di novità relative al noto pittore Giacomo Ceruti: il restauro di sei dipinti, un ritratto ritrovato, documenti finora mai esposti e l’apertura di nuovi itinerari di studio. Promossa e realizzata dalla Parrocchia di Gandino e dal Gruppo Amici del Museo della Basilica, con il sostegno di Fondazione Credito Bergamasco, la proposta espositiva era nata inizialmente come sezione sul territorio della mostra bresciana «Ceruti Sacro e la pittura a Brescia tra Ricci e Tiepolo», ma ha poi preso una strada inaspettata, grazie a restauri e riscoperte che sono destinati ad aprire nuovi filoni di ricerca sulla produzione del pittore. La mostra è curata dal rettore del Museo della Basilica, Francesco Rizzoni, con il contributo di due studiosi della pittura di Ceruti, Francesco Nezosi e Filippo Piazza.

Si comincia dal capitolo mai indagato all’interno della «Bibbia» dipinta dal Pitocchetto nella Basilica di Gandino. Nel settembre del 1733, Ceruti fugge da Brescia: braccato dai creditori per via di sfortunati investimenti, si rifugia nel territorio bergamasco, prima a Gorlago e poi a Gandino dove soggiorna fino al 1735, quando viene chiamato a Venezia al servizio del feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulenburg.

Il ciclo gandinese è celebre ma, mentre i grandi teleri e la serie dei «Profeti» sono state negli anni oggetto di attenzioni conservative e di studio, la stessa sorte non era toccata alla galleria di «Santi» che Ceruti ha incastonato nelle due cappelle che affiancano il presbiterio, complice la loro vertiginosa ubicazione a circa 13 metri di altezza: «San Ponziano papa in gloria» e due ovali con «San Quirino» e «San Valentino»; «San Pietro in gloria» con due ovali con il «Pentimento di San Pietro» e «San Pietro liberato dal carcere».

Rimosse oggi per la prima volta dalla loro collocazione originale, le sei tele sono state esaminate da vicino e sottoposte a un restauro, eseguito da Antonio Zaccaria con la collaborazione di Barbara Vitali, e sostenuto da Fondazione Credito Bergamasco, affiancato da una campagna di indagini scientifiche condotta da Vincenzo Gheroldi. Trovandosi di fronte a un rarissimo caso di dipinti “mai toccati”, che conservano tutti gli elementi originali, l’intervento conservativo si è cimentato con il delicatissimo compito di risolvere gli elementi di degrado, lasciando inalterati tutti i materiali costitutivi che, ad oggi, costituiscono un vero e proprio giacimento di informazioni per aprire allo studio della tecnica esecutiva di Ceruti: dai telai lignei sagomati e curvati, piccoli capolavori di carpenteria lignea, alla tecnica utilizzata dall’artista per simulare la pittura murale, fino alle decine di impronte digitali che ha lasciato sulla pittura ancora fresca.
Tutti questi dettagli si possono apprezzare in mostra, a tu per con le sei tele mai viste da vicino e in particolare con le due grandi tele raffiguranti «San Ponziano papa» e «San Pietro in gloria», eccezionalmente visibili anche sul retro.

Per la prima volta sono esposti al pubblico documenti originali custoditi nell’Archivio parrocchiale di Gandino, tra cui i registri che contengono i pagamenti a Ceruti che, insieme alla riproduzione del contratto da lui stipulato con i Reggenti della Basilica (custodito all’Archivio di Stato di Bergamo), consentono di ricostruire le fasi – e le possibili relazioni – del suo soggiorno gandinese.

Novità assolute anche sul fronte dei protagonisti dell’”avventura” di Ceruti a Gandino. In mostra è presentato non solo il bel ritratto di Francesco Marinelli, vicario a Gandino durante la permanenza di Ceruti, ma anche il ritratto del notaio che ha rogato il contratto per le opere gandinesi, Silvestro Ponziano Patirani. L’opera, di cui fino ad oggi era ignota la collocazione, viene per la prima volta esposta in pubblico e si può annoverare tra i migliori ritratti eseguiti dal maestro milanese prima di partire alla volta di Venezia. A richiamare lo straordinario patrimonio che racconta la grande tradizione tessile di Gandino, è stata anche selezionata una pianeta che si accosta a quella riprodotta sulla tela che raffigura San Valentino. Dalle sale del Museo la mostra prosegue idealmente all’interno della Basilica di Santa Maria Assunta, dove si ammirano più di 30 opere di Giacomo Ceruti, tra tele e affreschi.

La pubblicazione «Ceruti a Gandino», a cura di Francesco Nezosi e Filippo Piazza, che sarà presentata il prossimo autunno, raccoglierà e approfondirà le novità emerse dal progetto, proponendo anche agli studiosi nuove prospettive di ricerca sull’opera di Giacomo Ceruti.

Informazioni

La mostra è visitabile fino al 10 settembre presso il Museo della Basilica di Gandino. Apertura sabato, domenica e festivi dalle 14.30 alle 18.30. L’ingresso costa 5 euro, gratuito fino a 18 anni. Per info e prenotazioni scuole e gruppi basta chiamare il numero 340.6775066.

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