E se Bergamo non avesse il Campanone? Sì, d’accordo, senza il Campanone, naturalmente, sentiremmo la mancanza dei fatidici 100 rintocchi delle ore 22 – ininterrotta tradizione di segnalare la chiusura delle porte della città per il coprifuoco – niente campana più grande della Lombardia e addio allo straordinario panorama sulla città che possiamo godere dopo aver scalato i suoi 230 gradini. Ma la verità è che se la nostra Torre Civica, con i suoi 52,76 metri di altezza, dovesse sparire si porterebbe via l’identità storica, visiva e sonora di Bergamo.
Niente più skyline
Bergamo non sarebbe Bergamo senza il suo profilo turrito. Città medievale, nel corso della storia ha avuto altre torri. Ne sono rimaste in piedi solo due, ma molto riconoscibili, essendo entrambe “quadrate”: la Torre del Gombito e il Campanone. Un legame speciale con la popolazione ha fatto sì che proprio il Campanone diventasse un vero e proprio simbolo della città e probabilmente la cifra del suo skyline.
La riprova? Pensiamo a quanto accaduto lo scorso dicembre, quando l’Atalanta ha presentato la speciale maglia benefica che la squadra avrebbe indossato per il “Christmas Match” contro la Roma. Sulla maglia natalizia era stampato anche lo skyline di Bergamo. O forse no, visto che mancavano proprio le due torri! La reazione di cittadini e tifosi non si fa attendere: si scatenano le proteste sui social e nella notte viene affisso a Zingonia, fuori dalla sede della società, lo striscione “La maglia è sbagliata!! Per rispetto non va indossata”. Inevitabile il dietrofront di Atalanta, che ha immediatamente ritirato la maglia.
La sfida del tempo
Ebbene sì. In Piazza Vecchia, dobbiamo esserne consapevoli, va in scena ogni giorno, da secoli, un confronto epocale. Il campanile del Duomo e la torre civica del Campanone si fronteggiano scandendo due modi completamente diversi di vivere lo stesso tempo: quello del fedele e quello del cittadino, quello delle campane e quello dell’orologio.
Insieme, restituiscono la grande rivoluzione innescata nel Medioevo dalla nascita del tempo laico: “Il Campanone è il tempo laico e civico – sottolinea Roberta Frigeni, Direttore scientifico del Museo delle storie di Bergamo – che si distingue dal primo, religioso e clericale, nato per scandire, attraverso il suono delle campane, i momenti dell’anno liturgico e le giornate del lavoro campestre. Con la nascita del tempo misurabile, in cui ogni ora è differente dall’altra, il potere laico si reimpossessa del tempo e dall’inizio del Trecento su quasi tutte le torri civiche comunali comincia a campeggiare un orologio meccanico”.
A sorpresa, dunque, ciò che caratterizza la storia del Campanone è anche e soprattutto la presenza dell’orologio, segno del ruolo profondamente civico della nostra torre, nata per scandire per tutto il Medioevo e nei secoli successivi la vita del Comune di Bergamo e dei suoi cittadini.
“Tant’è che la sua campana maggiore – aggiunge Nicholas Fiorina, storico e referente catalogazione dell’Archivio fotografico del museo – non si muove solo in occasione dei famosi 100 rintocchi. Ancora oggi, secondo una pratica in uso sin dal XIII secolo, ogni seduta del Consiglio Comunale è preceduta dal suono del campanone. Queste sono le uniche due occasioni in cui si muove la campana più grande. Il suono che invece segnala il quotidiano passare delle ore è prodotto da un martello che batte sulla campana, che invece in questo caso resta ferma”.
Migliaia di storie sonore
“È all’ombra del Campanone – ci raccontano dal Museo delle storie – che per quasi un millennio Bergamo vive i suoi momenti più importanti. Sono storie di festa: le campane chiamano a celebrare il patrono di Bergamo, annunciano la visita di imperatori, podestà, o del generale Giuseppe Garibaldi; o, ancora, nel marzo 1797, invitano i cittadini a festeggiare la fine del dominio veneto e l’erezione dell’albero della libertà. Ma sono anche storie tragiche, come quando il vento fece grandissimo danno sopra i coperti del Comune di Bergamo nella notte del 7 gennaio 1388. Infine, storie quotidiane: i perentori e ripetuti rintocchi serali ricordano agli abitanti che le porte d’ingresso della città stanno per essere chiuse”.
Il Campanone si fa in tre
A cadere è anche un altro luogo comune, ossia che la Torre Civica sia dotata di una sola, grande campana, il Campanone appunto. In realtà le campane sono tre: la più piccola risale al 1474; la mezzana, che risale al 1948; il Campanone attuale, infine, è stato realizzato nel 1655, ultimo di una serie di campane maggiori che si sono succedute sulla sommità della torre lungo il corso dei secoli.
“Nel 1650 la campana maggiore allora in uso, risalente al 1584, si ruppe – ci racconta Fiorina – e nel 1651 il Consiglio cittadino deliberò la fusione di un nuovo bronzo. Tra le candidature pervenute, fu prescelto Bartolomeo Pesenti da Verona (ma di origine bergamasca). I locali idonei alla fusione furono allestiti tra piazza del Duomo e Piazza Vecchia. I primi due tentativi di fusione (1652,1653) non andarono a buon fine, ma con il terzo tentativo il Pesenti riuscì a realizzare in maniera perfetta quella campana che ancora oggi è posizionata sulla Torre Civica”.
Una vicenda curiosa interessa anche la campana “mezzana” della torre: “Nel 1944 fu requisita dal governo della Repubblica Sociale Italiana e distrutta per ricavarne metallo da impiegare a fini bellici nell’ambito del secondo conflitto mondiale. Nel 1948, a guerra finita, la ditta Ottolina di Bergamo realizzò una nuova campana, replicando in maniera identica l’apparato ornamentale ed epigrafico di quella precedente e facendo ritornare a tre il numero dei bronzi”.
Anche l’orologio non è quello originario: “Osservandolo con attenzione dalla piazza – sottolinea Frigeni – si individua una menzione cronologica esplicita, la data 1958 in caratteri romani, che allude alla decisione comunale di rifare il quadrante che si era usurato a causa delle intemperie e di sostituire il meccanismo per montarne uno più prestante e moderno. In questa occasione viene aggiunto anche il motto latino UBI IUSTITIA PAX CARITAS ET AMOR IBI DEUS EST (“dove ci sono giustizia, pace, carità e amore, lì c’è Dio”, ndr) straordinario concentrato della visione dell’ordine civico medievale”.
Breve storia del Campanone in numeri
1216: benché abbiamo testimonianza già nel 1117 della presenza nell’area di una torre detta “dell’Episcopio”, il primo documento che riguarda con certezza l’odierna Torre Civica è datato 1216, nel quale viene indicata come Turris Suardorum, alta 37,7 metri, che, unitamente all’edificio in cui alloggiava il Podestà, andava a formare il complesso edificato di proprietà della consorteria dei Suardi-Colleoni. L’ipotesi più probabile, suggerita da Andrea Zonca, uno dei massimi studiosi dell’area, è che la torre sia stata eretta verso la metà del XII secolo. I Suardi-Colleoni ne avviarono la costruzione di a scopi difensivi, di avvistamento, ma soprattutto per motivi di prestigio politico-militare.
1237: la Turris Nova risulta già di proprietà del comune e viene utilizzata innanzitutto come sede carceraria, “terribile luogo di tormento”. La sua funzione di torre civica, tuttavia, comincia a prendere forma. Iniziò infatti ad ospitare le campane del Comune, trasformandosi nel campanile per antonomasia della città, i cui segnali sonori avevano carattere ufficiale e inviolabile e diventando col tempo simbolo dell’identità cittadina bergamasca. “Coronando quel processo di trasformazione della città alta in centro politico e religioso avviatosi con l’affermazione dell’autonomia comunale, lo spazio intorno al nuovo palazzo del Comune (Palazzo della Ragione), dominato dalla torre, si trasforma progressivamente nel centro della vita civica […] In questo contesto, la torre non poteva che divenire autentico baluardo della Civitas” (Chiara Bernazzani).
10 fasi edilizie: i secoli XV e XVI videro i maggiori interventi strutturali sulla Torre, che la portarono ad assumere l’aspetto attuale (salvo alcune piccole modifiche dei secoli XIX e XX). La prima modifica fu apportata a seguito di un evento calamitoso: il 7 settembre 1486, in occasione dei fuochi di allegrezza accesi per la festa della Natività della Vergine, il tetto della torre e la cella campanaria andarono bruciati, dando avvio ad opere di restauro e a un primo sopralzo della struttura originaria, oltre che alla ristrutturazione della cella campanaria. Nel 1550, una nuova, profonda modifica dell’edificio: un secondo sopralzo della torre e la costruzione della cella campanaria attuale, formata da ampie aperture ad arco, per la necessità di disporre di campane più grandi e facilmente udibili.
Nel 1681 un nuovo incendio, dovuto all’accensione di fuochi questa volta in onore del nuovo Procuratore di San Marco Francesco Grimani. Brucia la particolare copertura campaniforme della torre che era stata ultimata nel 1629, costringendo l’istituzione comunale a ricostruirne una negli anni successivi, più modesta, ma più sicura di quella andata distrutta nel rogo. Questa fu tuttavia una delle ultime modifiche di rilievo apportate alla Torre Civica, che tra XIX e XX secolo subisce solo alcuni interventi minori, il più importante dei quali è la realizzazione dei quattro grandi merli angolari della sommità.
1849: resta da segnalare il fatto che il Campanone non restò estraneo agli eventi bellici. Nel marzo 1849, gli austriaci sono asserragliati nella Rocca per difendersi dall’attacco portato da Gabriele Camozzi e dai suoi uomini nell’ambito della guerra del 1848-1849. Dalla Rocca gli austriaci sparano, per alcuni giorni, colpi d’artiglieria verso la città e tre di essi raggiunsero la Torre Civica: uno colpì una parte del ceppo della seconda campana, un secondo bucò il pavimento della stanza del custode, il terzo colpì il quadrante dell’orologio.
1960: viene realizzato il primo ascensore all’interno della Torre Civica.