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«Bergamo Arte Fiera»: viaggio nelle terre di mezzo, dentro e fuori di noi

Articolo. Dal 13 al 15 gennaio 2023 alla Fiera di Bergamo torna l’appuntamento con «Bergamo Arte Fiera», la mostra mercato di Promoberg dedicata all’arte moderna e contemporanea. Un percorso tutto da scoprire per addetti ai lavori, collezionisti, appassionati e grande pubblico, che si svolge in contemporanea alla fiera di alto antiquariato «Italian Fine Art» (fino al 22 gennaio), e che come sempre è affiancato da una serie di eventi collaterali tra talk, mostre e installazioni

Lettura 4 min.
Roberto Salbitani, «Il viaggiatore parallelo»

Il focus espositivo 2023 è su due “ricognizioni” molto lontane dal punto di vista del linguaggio artistico ma che, a ben vedere, hanno un comune denominatore: l’immersione nella dimensione del viaggio, dentro e fuori di noi. La vera meta di chi ama viaggiare, infatti, non è la destinazione ma il percorso. «Il viaggio è un sentimento, non soltanto un fatto» dichiarava Mario Soldati, ed è con questa disposizione d’animo, come fossimo frecce scagliate da un arco, che possiamo provare a inoltrarci nelle due terre di mezzo che l’arte contemporanea ha evocato per noi in questa edizione di «BAF».

Roberto Salbitani, «Il viaggiatore parallelo»

«Non è la destinazione, ma il viaggio che conta».
Jack Sparrow nel film «Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare»

Fotografie e scritti in diretta dal treno: curata da Sergio Radici e allestita all’ingresso della Fiera di Bergamo, la mostra di Salbitani (Padova, 1945), uno dei protagonisti della fotografia italiana contemporanea, presenta venti fotografie in bianconero accomunate dal tema del viaggio in treno.

Il tempo del viaggio, da parentesi apparentemente sospesa tra due luoghi e due occupazioni quotidiane, si rivela in realtà un tempo pieno durante il quale ci si può finalmente abbandonare all’immaginazione e ai propri pensieri più intimi.

È in questo spostarsi che Salbitani, da viaggiatore parallelo, non subisce il tempo, ma lo vive accostandosi al viaggio in punta di piedi, mettendosi in ascolto, «in attesa di un prodigio». Si scopre così che il prodigio è il viaggio stesso in cui, alloggiati «per un po’ in un corpo di ferro e di finta pelle diviso in tanti scomparti», possiamo assistere alla visione fugace di paesaggi incorniciati dai finestrini del treno, grandi «mirini predisposti alla ripresa». Ma allo scorrere dei passaggi esterni fanno da contraltare le relazioni temporanee, fatte di sguardi e silenzi, con viaggiatori perché, come spiega l’autore «il treno è un contenitore di esistenze che non si sono scelte». In questo spazio-tempo comune e provvisorio, in cui le vite si incrociano per un istante, fioriscono nuovi interrogativi sul tema dell’identità.

Le fotografie esposte negli spazi di «Bergamo Arte Fiera» sono parte del progetto avviato dal fotografo tra gli anni Settanta e Ottanta, un’ottantina di fotografie scattate dall’interno dei treni in viaggio tra Italia, Francia e gli Stati della ex Jugoslavia. Dalla raccolta di queste fotografie e degli scritti teorici e personali relativi al viaggio nasce nel 2019 il volume «Roberto Salbitani, Il viaggiatore parallelo. Fotografie e scritti in diretta dal treno», edito da Contrasto. Un tassello che si aggiunge alle già molte pubblicazioni dell’autore sempre interessato a indagare il difficile rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, dalle città in crescita ai territori snaturati dal violento processo di urbanizzazione. L’autore affianca all’attività di fotografo quella di insegnante e compagno di strada in programmi integrati di fotografia e nei “corsi in viaggio” alla Scuola di Fotografia nella Natura da lui fondata.

Roberto Salbitani sarà presente negli spazi di «Bergamo Arte Fiera» sabato 14 gennaio alle ore 15, per una conversazione con la storica della fotografia Roberta Valtorta intitolata «La vista immaginativa in 10 movimenti».

«Fiberstorming»

Il progetto dedicato alla fiber art contemporanea promosso da ArteMorbida con il patrocinio di IILA – Istituto Italo Latino Americano, approda negli spazi della Fiera con un percorso di otto macro installazioni, collocate poco oltre l’ingresso, e racchiuse sotto l’unico titolo di «INFERNOPARADISO».

Gli artisti, selezionati tra i più rappresentativi della fiber art italiana e internazionale, dialogano per proporre al visitatore un itinerario immersivo dentro le ambiguità delle due categorie di inferno e paradiso: «Così come la classificazione di bene e male è suscettibile di una diversa valutazione a seconda della cultura e dell’epoca che la esprime – scrive la curatrice Barbara Pavan il luogo in cui l’uno trova il suo premio e l’altro la sua espiazione assumono forme e rappresentazioni differenti nella diversità di religioni, miti, tradizioni e letterature, non meno che nel punto di vista da cui si osserva un qualunque singolo evento o fenomeno condizionandone il giudizio individuale: una palude è un paradiso per le zanzare, un inferno per gli esseri umani. In un percorso che si muove lungo il crinale incerto e indefinito tra gli opposti, il visitatore attraversa questa terra di mezzo, ibrida, multiforme e stratificata».

In questo girone infernalparadisiaco si incontrano creature come il «Serpendrillo» di Mariantonietta Bagliato (Bari, 1985), a metà tra un coccodrillo e un serpente, sopravvissuto ai cambiamenti climatici adattandosi per sopravvivere anche in una immaginaria era post-umana dominata dai deserti. Oppure i corpi mostruosi e paradossali che si generano nello spazio vuoto tra noi e gli altri nell’installazione di Guido Nosari De Danieli (Bergamo, 1984), corpi impossibili che incarnano processi fantastici e spaventosi allo stesso tempo, materializzati da tessuti che si fanno epidermide tatuata.

«Iocari serio» invece è una narrazione del legame verbale tra il sole e una delle sue teofanie più antiche, il cigno, che prende forma nell’installazione di Federica Patera (Bergamo, 1982) e Andrea Sbra Perego (Bergamo, 1982), realizzata da tessuti rigenerati da bottiglie di plastica PET, forniti da Carvico S.p.A. Sono «Quasi-static», invece, i corpi sorpresi nel momento magmatico della metamorfosi di Elena Redaelli (Erba, 1981), evocati attraverso masse di aggregati di polpa di carta e lana.

È invece una «Blu Forest» – una Natura fredda, invernale, lontana dall’immaginario di una Madre Terra accogliente e consolatoria – l’installazione di Michela Cavagna (Biella, 1971), un progetto interamente sostenuto da Piacenza Cashmere, realizzato con materiale di scarto da lavorazione industriale tessile. «Inferno3000» dei DAMSS (Daniela Arnoldi e Marco Sarzi-Sartori) è un lavoro monumentale, realizzato in oltre 4.500 ore di lavoro con più di 200 mq di tessuto, che mette l’osservatore di fronte all’unico inferno di cui abbiamo traccia visibile e concreta, proprio qui, sulla terra.

Ruba il canto al gallo silvestre delle «Operette morali» di Leopardi, «Cantico», l’enorme tulle ricamato di Lucia Bubilda Nanni (Ravenna, 1976), che canta il memento mori al torpore umano per destarlo. Il percorso approda infine a «Transition», l’installazione immersiva di Elham M. Aghili (Sassuolo, 1989) che ha la sua cifra nelle forme ibride in bilico tra la vita sommersa marina e la vegetazione emersa terrena, interrogandoci sui limiti della nostra percezione, fra reale e virtuale.

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