«Per sempre», ma anche «Terrazza sul lago d’Iseo», «Era già l’ora che volge al desio», «Abbandonata», «La Convalescente», «Lago d’Iseo», «Addio». Non si tratta di sette opere diverse, ma di un unico, splendido dipinto del maestro del divisionismo italiano Angelo Morbelli, opera capace evidentemente di suscitare molteplici, intense suggestioni.
E gli interrogativi non finiscono qui: in primo piano , una figura femminile giace del tutto abbandonata su una sdraio; il libro che teneva tra le mani, ormai scivolato a terra: dorme? Riposa? È malata? È morta? La risposta arriva dalla vibrante veduta del lago d’Iseo che si apre sullo sfondo, ripresa dall’altopiano di Bossico. È la luce del lago al tramonto, che illumina la sponda bresciana mentre quella bergamasca, così come la figura femminile, sono – simbolicamente – già in ombra…
Per tutti coloro che sono convinti che si possa costruire una mostra emozionante e anche di senso anche intorno a un unico, folgorante capolavoro, è da non perdere una visita all’Accademia Tadini di Lovere dove, fino al 29 settembre, è allestito il focus espositivo «Ospiti/2 – Angelo Morbelli. Per sempre» , curato dal direttore del museo Marco Albertario, con la collaborazione di Aurora Scotti, Silvia Capponi ed Elisabetta Chiodini. La rassegna «Ospiti», inaugurata lo scorso anno con l’esposizione del bozzetto di Antonio Canova «Polimnia», vuole proporre al pubblico, con modalità più agevoli rispetto alla programmazione di una mostra, una o due opere considerate significative per il dialogo che possono aprire con le opere della collezione permanente della Galleria dell’Accademia Tadini.
Un ospite d’eccezione
Secondo invitato nella rassegna degli “Ospiti” del conte è, dunque, grazie alla collaborazione della Quadreria dell’800 di Milano, un prestito eccezionale da collezione privata. Il dipinto «Per sempre» (olio su tela, 87×135 cm) non solo rappresenta uno degli esiti più maturi di Morbelli – anche per l’adozione di quella, come annotava l’artista, «tanto derisa teoria dei puntini, da noi detta divisione del colore» – ma la sua presenza a Lovere è una sorta di ritorno.
Esposta per la prima volta al pubblico nel 1906 alla Mostra Nazionale di Belle Arti a Milano, in realtà l’opera immortala un paesaggio inconfondibile, “fotografato” proprio in quella età dell’oro in cui, tra il secondo Ottocento e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si consolidano il mito e l’immagine del lago d’Iseo. Sono gli anni, del resto, che vedono anche il completamento della strada costiera e la nascita del turismo.
Le due lettere indirizzate da Morbelli a Pellizza da Volpedo consentono di fissare il soggiorno loverese agli anni 1901 e 1903, e lo mettono in relazione con la necessità di elaborare lo sfondo del dipinto «Per sempre». La veduta lacustre è verosimilmente ripresa dal giardino di villa Caprera sull’altopiano di Bossico, cosa confermata anche dai tre bozzetti che la preparano e la accompagnano oggi in mostra. Ci sono due versioni provenienti da collezione privata, accompagnati da iscrizioni significative al verso del telaio: sulla prima «Lago d’Iseo dal Monte di Bossico (Lovere) Estate 1903 / Vicino a Caprera» e sull’altra «Maria Emilia Zitti Banzolini / Consegnato al Cavaliere Angelo Morbelli il 30 ottobre 1903 per essere reso».
Maria Emilia è moglie di Giovanni Battista Zitti, dalle cui collezioni proviene la terza prova, donata da don Gino Angelico Scalzi all’Accademia Tadini. L’iscrizione posta sul retro della tavola di Lovere, «Settembre 1903. Morbelli a Caprera», consente di fissare a quell’anno il passaggio del pittore sul lago d’Iseo, e di metterlo in rapporto con la presenza di artisti invitati da Giovanni Battista Zitti a condividere il soggiorno di Villa Caprera.
Sono gli anni in cui Lovere è cittadina vivace e in fermento economico, politico e culturale grazie ad alcune famiglie della borghesia imprenditoriale, come i Gregorini, i Camplani, i Volpi e, appunto, gli Zitti, rappresentati da Giovanni Battista, possidente ed ex garibaldino che fece della sua villa a Bossico una sorta di santuario garibaldino e di cenacolo artistico dove spiccarono prima Cesare Tallone e poi anche Angelo Morbelli.
Tallone vs Morbelli
I due pittori, che hanno curiosamente in comune l’anno di nascita e di morte (1853-1919), in mostra tessono un confronto lampante tra due anime della pittura a cavallo tra Otto e Novecento: la pittura dal vero di Tallone e la pittura come ricerca tecnica e scientifica, che spesso coinvolge la fotografia, del secondo. Nel 2023, infatti, la Fondazione Accademia Tadini onlus, grazie al sostegno del Circolo Amici del Tadini e di altri sponsor privati, ha acquistato il paesaggio di Cesare Tallone «Veduta del lago d’Iseo», brano chiave per documentare la nascita dell’immagine del lago.
«Non so se davvero si debba a Tallone l’invenzione di quel punto di vista – il lago d’Iseo visto da Bossico – che appare al centro di questa mostra nell’interpretazione malinconica e suggestiva che ne ha dato Angelo Morbelli – sottolinea il direttore della Tadini Marco Albertario – Ma uno scatto di fotografo anonimo, concesso in prestito da un cortese e appassionato collezionista, ripropone una situazione che doveva essersi verificata più volte in quegli anni: Tallone dipinge un paesaggio dal vero mentre si intrattiene con amici nel giardino di una villa che probabilmente si identifica con l’Aventino a Bossico. Il confronto con la più tarda fotografia di Morbelli nel suo studio restituisce il diverso approccio al paesaggio. La celebre foto che rappresenta Morbelli nel suo studio, circondato da una serie di immagini del lago d’Iseo (che probabilmente comprendono bozzetti e fotografie) attesta la lunga elaborazione dello sfondo del dipinto, tra la messa a fuoco del miglior punto di vista e ricerche tecniche sul colore».
Non è un caso che il modus operandi di Morbelli sia quello di cimentarsi a più riprese sul medesimo soggetto , alla ricerca della migliore messa a fuoco. Così accade anche con i “due soggetti” del dipinto «Per sempre»: il lago d’Iseo, come documentano i tre modelletti esposti a Lovere, e la figura femminile, elaborata nel tempo in più versioni, da «S’avanza» del 1896 a «Giovinetta malata» (1894-1898) per approdare a «Per sempre» (1901-1906).
Lo straordinario “Ospite” estivo dell’Accademia Tadini, dunque, ha più di una ragione per essere ammirato, più di una storia da raccontare, più di un motivo per sentirsi a casa.
Info
La mostra è aperta da martedì a sabato dalle 15 alle 19; domenica e festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. Ingresso 14 euro intero, 10 euro ridotto. Il biglietto permette l’accesso a tutta la collezione della Galleria Tadini.