Com – passione, nel senso più prossimo all’etimologia di “patire insieme”: questa era in passato la chiave, che si è sbiadita nei secoli, per vivere intensamente la Pasqua e la Settimana Santa. Ma è nell’arte che possiamo ritrovare quei dispositivi pensati non semplicemente per narrare la Passione e la Crocifissione di Cristo, ma per innescare una partecipazione attiva ed emotiva in chi li osserva.
Vi suggeriamo un percorso in cinque “stazioni” che si sviluppa tra la città e il territorio, dove l’arte è capace di trasformare la Passione in un dolore reciproco tra il cielo e la terra. E se vi va, alcune di esse potremo visitarle insieme, nelle visite guidate gratuite organizzate per la Settimana Santa da “L’Eco della Vita”.
Bergamo, città della Passione
Tutti sembrano essere d’accordo: la “nuova” chiesa dedicata al beato Giovanni XXIII dell’Ospedale di Bergamo è “bella”. Ma un’architettura per essere sacra, si sa, deve fare i conti con un complesso di fattori, messaggi, simbologie, che non possono essere ridotte al giudizio estetico. Di certo questa chiesa ci offre un’opportunità inedita: un viaggio nel mistero di Passione, Morte e Resurrezione, così come evocato da tre artisti internazionali: la Via Crucis di Ferrario Frères, la Crocifissione di Andrea Mastrovito e il giardino celeste di Stefano Arienti. In questo luogo la Passione è un mistero cui partecipano il cielo, gli uomini, la natura e persino la stessa città di Bergamo, pronta a farsi piccola Gerusalemme, teatro di una Via Crucis che nell’immaginario di Ferrario Frères si dispiega tra Porta San Giacomo e la Cappella Colleoni, passando per Sant’Agostino per concludersi sul Golgota dei colli.
Visita guidata: vi aspetto martedì 16 aprile, alle 15.30, all’ingresso della chiesa. Prenotazioni chiamando dalle ore 11 lo 035.386255 (tasto 5).
Dalla Croce a Lorenzo Lotto: la Cappella del Corpo di Cristo
Nella Basilica di S. Alessandro in Colonna, della splendida cappella del Santissimo Corpo di Cristo progettata nel 1518 da Pietro Isabello, oggi restano solo i pilastri in pietra. Ma possiamo ridisegnarla con un po’ di immaginazione, con l’aiuto della “fotografia” della città del Seicento dipinta lì accanto nella grande pala di Gian Paolo Cavagna e soprattutto di un’opera meno conosciuta e dalla storia conservativa tormentata qual è il “Compianto sul Cristo morto” che Lorenzo Lotto aveva eseguito proprio per il suo altare. Oggi quest’opera non è che l’ombra del capolavoro che doveva essere in origine ma la forza con cui vanno in scena tante, umanissime espressioni del dolore non è per nulla scemata.
Lo stesso racconto in bilico tra Passione e compassione che è racchiuso nella Pietà lottesca, si ritrova anche nel grande Crocifisso ligneo quattrocentesco che oggi si colloca nella cappella del Corpus Domini, a conclusione di un lungo e complesso restauro. Due opere pensate per instillare la partecipazione, non solo mentale ma anche affettiva, ai patimenti di Gesù.
Visita guidata: vi aspetto insieme a mons. Gianni Carzaniga martedì 16 aprile, alle 18, all’ingresso della chiesa. Prenotazioni chiamando dalle ore 11 lo 035.386255 (tasto 5).
Il teatro della Passione nel Compianto dei Fantoni
I gruppi lignei del “Compianto sul Cristo morto” sono manufatti del tutto peculiari, la cui concezione e il cui destino sono spesso strettamente legati alla loro destinazione d’uso. Veri e propri “teatri” del sacro, dai toni drammatici e concitati, i Compianti usciti dalla celebre Bottega dei Fantoni di Rovetta sono capolavori di sacra rappresentazione, in cui scultura e pittura collaborano per arrivare alla verità dei sentimenti, alla teatralità di gesti ed espressioni, al coinvolgimento emotivo, alla commozione. Nello scurolo del Santuario della Madonna delle Grazie di Ardesio è custodito uno dei Compianti più riusciti della plurisecolare équipe di maestri intagliatori. Opera della seconda metà del XVIII secolo, lo scenografico Sepolcro di Ardesio è composto da sette statue a grandezza naturale che mettono in scena uno strabiliante, più reale del reale, racconto del dolore.
Visita guidata: vi aspetto mercoledì 17 aprile, alle 16, all’ingresso del Santuario.
Prenotazioni chiamando dalle ore 11 lo 035.386255 (tasto 5).
Ora la Morte paura non fa
Umile e potente, povero e ricco, uomo e donna, giovane e anziano: “Ognia omo more e questo mondo lassa”. Il grande e spettacolare affresco, dipinto da Jacopo Borlone nel 1484/85 circa sulla facciata dell’Oratorio dei Disciplini di Clusone, è unico nel suo genere al mondo, perché riunisce tre racconti in uno: “L’incontro dei tre vivi e dei tre morti”, il “Trionfo della Morte” e la “Danza Macabra”. Ma lasciata la Morte terrena, la Biblia pauperum prosegue anche all’interno dell’Oratorio, tutto rivestito di una pelle affrescata con le “storie illustrate” della Passione e della Crocifissione. La commozione, intesa come coinvolgimento emotivo nell’umanità della Passione raggiunge il suo culmine nel vicino Compianto ligneo dei Fantoni.
Visita guidata: vi aspetto venerdì 19 aprile, alle ore 11, all’ingresso dell’Oratorio.
Prenotazioni chiamando dalle ore 11 lo 035.386255 (tasto 5).
La Passione del Novecento, tra architettura e arte
La chiamavano la “piccola Sistina di Bergamo”, perché al suo interno si dispiega una sorprendente “fotografia” dello stato dell’arte sacra in città negli anni Sessanta, grazie alle opere di tre artisti protagonisti di quella stagione irripetibile che fu il Novecento a Bergamo: le vetrate di Franco Normanni, la Via Crucis affrescata da Mario Cornali e il Crocifisso dipinto da Erminio Maffioletti.
É la Chiesa San Pio X in Celadina, progettata nel 1959 dall’architetto Sandro Angelini, che con le sue forme inconfondibili e con il cemento che si fa anche decorazione scultorea, è considerata uno degli esiti più convincenti sul territorio del fenomeno dell’architettura sacra contemporanea.
Lungo il perimetro della chiesa, le quattordici stazioni dipinte da Cornali concentrano il dramma sulla figura rossa di Cristo, solo nel suo cammino verso il sacrificio se non fosse per due compagne di viaggio che non lo abbandonano mai: la proiezione della sua nera, umanissima ombra fin dentro il Sepolcro, e una grande Croce a cui sta stretta la dimensione del quadro e che si allunga nello spazio della chiesa come a chiedere sostegno ai fedeli. Anche il Crocifisso di Maffioletti ha un solo compagno – il pontefice Pio X – mentre sullo sfondo il filo spinato della guerra (Pio X morì poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale) si avviluppa a formate una corona destinata alla testa del Cristo e allo stesso tempo del mondo intero.
Si ringrazia Antonio Zaccaria-Restauro Beni Culturali per la concessione delle immagini relative al Cristo di S. Alessandro in Colonna e al Compianto di Ardesio.