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Il giro del mondo in una tazza di tè: i profumi e le tradizioni degli infusi

Guida. Dalla Cina all’Argentina, passando per lo Sri Lanka, il Sudafrica e l’Arabia Saudita, un viaggio attraverso le terre del tè, mentre le temperature si raffreddano

Lettura 4 min.
(foto Oleg Kovalevichh)

La tradizione del bere un infuso caldo è condivisa da moltissime culture nel mondo. Variano ingredienti, sapori e spesso anche il momento della giornata in cui si servono queste bevande confortevoli e profumate. Anche le modalità sono differenti: chi sceglie teiere in terracotta, chi “macchia” l’infuso con un goccio di latte, chi riempie la tazza solo per metà.

Diversa è poi la funzione di questo “rituale”, una tradizione culturale profonda che, in ogni angolo del mondo e in tutte le sue sfumature, rappresenta un momento di condivisione, di convivialità, di unione. Perché, come dice un antico proverbio cinese, “L’acqua è la madre del tè, la teiera suo padre ed il fuoco il suo maestro”. Ed è proprio dalle terre d’Oriente che inizia il nostro viaggio.

La Cina e il rito antico del tè

Secondo una leggenda, la Cina è la patria del tè per come lo conosciamo oggi. Una bevanda scoperta dall’imperatore, nel lontano 2737 a.C., quando per caso fece cadere una foglia di tè nella sua tazza di acqua calda, innamorandosi di ciò che aveva creato. Quella cinese è dunque la tradizione più longeva, che continua ancora oggi con la credenza religiosa che questa bevanda sia una delle sette necessità quotidiane di ogni individuo.

La sua preparazione è fatta di passaggi precisi e meticolosi, da seguire con scrupolo. Il tè va servito in piccole tazze, per far sì che si raffreddi più velocemente, da sorseggiare lentamente e riempire più volte durante la degustazione. Condividere una tazza di tè significa creare un profondo legame.

Sri Lanka: le coltivazioni di tè

Lo Sri Lanka è il quarto paese al mondo per la produzione di tè. Un prodotto radicato nella tradizione anche per il suo importante ruolo nell’economia del Paese. La raccolta viene effettuata a mano, dalle donne tamil, in distese collinari di un bellissimo colore verde smeraldo.

Le piantagioni di tè sono state introdotte durante la colonizzazione inglese, alla fine del XIX secolo, e qui hanno trovato il microclima subtropicale perfetto per temperatura, altitudine e pendenza dei terreni. Ne esistono di diverse tipologie, classificate in base alla varietà e alla grandezza della foglia, che danno vita ad infusi aromatici e dal carattere unico.

Il Rooibos o tè rosso del Sudafrica

Viene spesso (ed erroneamente) chiamato tè rosso, ma non si tratta di un tè. Il Rooibos infatti non deriva dalle foglie della Camellia sinensis – la pianta del tè – bensì dell’Aspalathus Linearis, arbusto della famiglia delle leguminose che cresce nel Cederberg, regione montuosa del Sudafrica.

L’infuso di Rooibos viene preparato con le foglie aghiformi della pianta – sminuzzate con un legno, fermentate con vapore ed essiccate con aria calda – che danno vita ad una bevanda di colore rossastro, ricca di sali minerali, dalla preziosa azione antiossidante e rilassante. Essendo naturalmente privo di teina o caffeina, il Rooibos è il perfetto infuso dopo cena.

L’India e il profumo delle spezie

Sapevi che gli indiani sono i più grandi consumatori di tè al mondo? Lì, si beve il chai (abbreviazione di “masala chai”, ovvero tè speziato). Un infuso preparato con foglie di tè nero, latte, zucchero oppure miele, e un mix di spezie tra le quali cannella, cardamomo, zenzero e altre – a seconda della regione dell’India in cui viene preparato.

Un infuso dal sapore complesso che – secondo la dottrina Ayurveda – è una bevanda curativa creata da un re indiano oltre 5000 anni fa. In realtà, la tradizione indiana del tè è molto più recente, portata dagli inglesi nell’800.

È semplice prepararlo a casa proprio perché ingredienti e dosi sono soggettive. Partite tostando le spezie in un pentolino (potete scegliere – oltre a quelle citate – anche tra anice stellato, semi di finocchio, pepe, chiodi di garofano). Aggiungete acqua e lasciate sobbollire per almeno 10 minuti, poi aggiungete le foglie di tè, lasciando in infusione per almeno altri 10 minuti. A questo punto, zucchero di canna e latte intero, filtrate ed ecco pronto il vostro chai – da bere fumante secondo la tradizione, ma ottimo anche freddo.

L’ospitalità araba e il tè alla menta

Preparare e offrire una tazza di tè è un gesto di ospitalità e amicizia per le popolazioni arabe del nord Africa. Un infuso a base di tè verde, foglie di menta fresca e molto zucchero, amato per il suo effetto digestivo e corroborante.

Questa bevanda viene servita seguendo un rituale molto antico, con gesti lenti e precisi completati davanti all’ospite. Per prima cosa si prepara un infuso con le foglie di tè verde, in una teiera in metallo. Quando l’acqua arriva a bollore, si spegne il fuoco e si lascia riposare il tutto per circa 3 minuti.

A questo punto, si elimina il liquido dalla teiera, si aggiungono altra acqua bollente e i rametti di menta. Il passaggio più importante è l’ossigenazione. Questo gesto richiede manualità ed esperienza, e consiste nel versare l’infuso dalla teiera al bicchiere, facendolo cadere dall’alto, per poi riversarlo nella teiera. Un passaggio da ripetere almeno 7-10 volte.

Dall’Inghilterra, il “tè delle 5”

Afternoon tea è il corretto nome della pratica, radicata nei paesi anglosassoni, di bere del tè nel pomeriggio (tra le 15 e le 17), accompagnandolo con dolcetti e pasticceria mignon. Questa tradizione nacque nella classe nobiliare nel XIX secolo, con la Duchessa Anna di Bedford che, colta da languorini improvvisi tra il momento del pranzo e della cena (al tempo servita alle ore 20), si concedeva uno spuntino pomeridiano con tè, pane e dolci vari.

Ancora oggi, negli storici cafè inglesi sono presenti eleganti sale da tè, dove accomodarsi per la degustazione di un infuso preparato rigorosamente con foglie sfuse di tè nero (niente bustine) e macchiato con latte. Sì, perché gli inglesi prendono il tè con il latte freddo, che va versato nella tazza prima dell’infuso e non deve mai superare il 20% della bevanda totale.

Lo zucchero, per tradizione, è servito in cristalli o zollette. Infine l’accompagnamento food, con stuzzichini dolci e salati. Tramezzini con salmone, formaggi, salumi; gli scones, tradizionali muffin preparati al forno e serviti con panna e confettura di frutta; altri dolcetti, tra i quali golosi biscottini, torte e pasticceria da forno.

Giappone: il rito dell’armonia

Una delle arti tradizionali zen del Giappone è la cerimonia del servizio del tè. Nella lingua originale, la preparazione dell’infuso è chiamata Cha No Yu (ovvero “acqua calda per il tè) ed è storicamente un rito buddista della durata di circa quattro ore. Un rituale che si basa su quattro elementi fondamentali secondo la cultura giapponese: armonia, rispetto, purezza e tranquillità.

Nella tradizione nipponica si beve il tè verde matcha, ricco di vitamine e minerali. Non si tratta di un vero infuso: le foglie di tè matcha sminuzzate sono immerse nell’acqua bollente, che viene poi mescolata con un frullino in bambù fino ad ottenere una sottile schiuma in superficie. Non un infuso dunque ma una sospensione, in quanto la polvere di tè viene consumata insieme all’acqua, non filtrata.

Oggi il tè verde matcha è molto diffuso anche in Occidente: lo potete acquistare sotto forma di polvere pronta, utilizzandolo per aromatizzare creme, budini, frullati oppure per preparare una versione fusion del tiramisù.

Argentina, yerba Mate e condivisione

Il nostro viaggio si conclude in Argentina, con una bevanda tradizionale riconoscibile grazie al particolare contenitore nella quale è servita – detto porongo. Il Mate non è un vero tè, ma un’infusione calda di foglie di yerba mate , arbusto sempreverde che cresce nel sud America, bevuta da una bombilla – una cannuccia metallica con filtro.

Simbolo di condivisione e amicizia, la yerba mate è ricca di caffeina: questa bevanda è naturalmente energizzante e tonificante, in grado anche di risollevare l’umore. Lo conferma Papa Francesco che, da buon argentino, adora bere il mate in quanto – come ha rivelato in un’intervista – gli dà la giusta carica per affrontare gli impegni quotidiani.

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