Sono cresciuta con gli insegnamenti della mia famiglia che ha sempre richiesto un comportamento rispettoso a tavola. Lì, proprio dove si appoggiano posate, piatti e bicchieri, ma non i gomiti. Il pane si spezza sopra al piatto per non fare briciole; il tovagliolo si posa sulle gambe durante tutta la cena. Niente telefoni o lettori mp3 (ai miei tempi c’erano quelli). Niente libri e riviste. Unica eccezione per la tv, anzi per il telegiornale («l’informazione non ha orari»).
Si mastica rigorosamente a bocca chiusa e non si “rumina”. Non ci si alza dal tavolo fino a che tutti non hanno finito di mangiare. Onestamente, sono lieta di aver fatto tesoro di questi piccoli ma importanti insegnamenti. Anche perché, per piacere e per lavoro, mi capita spesso di uscire a cena. E vi vedo. Vi vedo che non siete cresciuti con mia madre e il suo «Sara, quante volte devo dirti che così non si fa!».
Oggi “fa figo” seguire le regole del bon ton, tema di cui Csaba Dalla Zorza è la più grande esperta. Le sue «cortesie», figlie del galateo, sono sinonimo dell’eleganza signorile e della perfetta educazione a tavola. Il tovagliolo rigorosamente di carta per il cocktail in giardino, le forchette a sinistra e i bicchieri a destra, la tovaglia stirata alla perfezione. Un ultimo check prima dell’arrivo degli ospiti e il «Buon appetito!» che – ops, scusa Csaba – da etichetta non si dice. Ma come la pensano nel resto del mondo? Preparatevi a infrangere tutte le regole che avete imparato fino ad oggi e a divertirvi con queste strane abitudini culinarie da tutto il mondo.
Dove si mettono le posate?
Forchette a sinistra, coltelli a destra nella mise en place più classica. Questo dice il regolamento. E come le trovate in tavola, così vanno usate: se siete in Australia, non azzardatevi a scambiarle! Prestate attenzione anche alla loro funzione: in Francia è vietato tagliare l’insalata (perché l’aceto ossida l’argento della posateria), ma anche il pane, che si spezza rigorosamente con le mani. I nostri “cugini” hanno uno strano rapporto anche con la forchetta, che si apparecchia sempre con i rebbi verso il basso.
Anche in Cina e Giappone, dove le bacchette sono più comuni rispetto ai classici utensili occidentali, ci sono regole da seguire: quando non state mangiando, i chopsticks vanno posati a lato del piatto e non infilzati nei noodles . Questo gesto è infatti accettato solo quando si offre del cibo ai defunti durante i riti religiosi.
E se invece non vi va di usare le posate ma preferite utilizzare le mani, non ci sono problemi. A meno che non siate in Cile: qui proprio non si può. Se invece vi trovate in India o nei paesi arabi, le mani sono consentite. Anzi, la mano. Quella destra per l’esattezza. La sinistra è invece associata al diavolo ed è utilizzata per la pulizia del corpo.
La regola del pane
Il pane è una vera istituzione, celebrato in ogni angolo del mondo. Se vi trovate in un paese di cultura araba e, per sbaglio, durante la cena vi cade un pezzo di pane, ricordatevi di baciarlo e alzarlo al cielo dopo averlo raccolto. Il pane è sacro e questo è un gesto di ringraziamento verso chi lo ha preparato con fatica e passione.
In Francia, regno della baguette, non è consentito appoggiare il pane sul piatto perché, essendo uno strumento per mangiare, il suo posto è quello vicino alle posate. Scordatevi di fare la scarpetta se vi trovate a Parigi, mentre è possibile farla in Inghilterra, ma solo infilzando un pezzo di pane con la forchetta.
Qualcuno vuole da bere?
Preparatevi a chiederlo spesso se vi trovate in Giappone. E incrociate le dita sperando che qualcun’altro abbia sete e ricambi il favore. Dovete sapere che nella cultura giapponese non è permesso versarsi una bevanda da soli, perché considerato un comportamento da alcolizzati.
Ma le tradizioni legate al bicchiere non finiscono qui. In Armenia, chi si versa l’ultimo bicchiere di vino deve pagare la bottiglia successiva. In Georgia non ci si alza da tavola senza aver fatto almeno un cin cin (qualsiasi sia il motivo), ma solo con vino o Brandy: guai a brindare con la birra, gesto che si concede solo ai nemici.
Il dress code
Noi occidentali siamo abituati ad un codice di abbigliamento piuttosto easy e senza regole rigide. L’outfit si adatta all’occasione: un abito da sera per una cena di gala, un semplice pantalone e t-shirt per una serata in pizzeria. Ma non è così in tutto il mondo. Prendiamo ad esempio i jeans. Negli Stati Uniti potrete vedere questo capo di abbigliamento anche in occasioni più formali come un business lunch d’affari e sono spesso utilizzati come divisa anche dallo staff di ristoranti e alberghi. In Australia, invece, non presentatevi in jeans a una cena: sono considerati “pantaloni da lavoratore” e non si possono indossare a tavola. Al contrario, lì potrete tranquillamente girare in infradito. In qualsiasi momento della giornata, ovunque voi siate. Anzi, preparatevi a farlo se volete integrarvi al più presto!
Non dimenticate che talvolta le regole sull’abbigliamento a tavola sono imposte dalla religione: in quella islamica le donne devono avere capo, spalle e ginocchia coperte. Per gli uomini la regola non è tanto ferrea ma è consigliabile non indossare pantaloncini e canottiera in forma di rispetto.
L’educazione a tavola
Dopo aver trovato il giusto outfit e aver scelto la miglior compagnia, sediamoci a tavola e iniziamo a mangiare. Spesso, quando i commensali sono tanti, si tende a impiattare le pietanze in grandi vassoi e pirofile, lasciate poi al centro del tavolo. Viva la comodità e la condivisione, è una pratica che adoro! Ma poi si arriva al momento tragico, ovvero quello della “fetta della vergogna” (l’ultima che rimane sul piatto). Voi, come vi comportate?
In generale, in Italia ci si fa una risata quando uno dei commensali, con un po’ di sfacciata arroganza, se ne appropria senza pensarci troppo. Se vi trovate in vacanza nella esotica Thailandia, ricordatevi di consultarvi con le altre persone sedute al tavolo. È una questione democratica. E sapete cosa succede in Francia? La fetta rimane lì, perché il gesto di mangiarla simboleggia il togliere cibo agli altri. E allora buttiamola via… (sì, è ironico!).
Invitati a cena? In Francia è quasi d’obbligo portare una bottiglia di vino (Champagne, ovviamente) oppure una scatola di praline di cioccolato. Il ritardo è solitamente poco gradito, ma tollerato in America Latina fino ad un massimo di 15 minuti. Lancio una petizione per estendere questa “buona” maniera al mondo intero… Chi ha scelto la Spagna come destinazione del prossimo viaggio, sia pronto a ritardare gli orari dei pasti: non si pranza prima delle 15 e non si cena prima delle 22. Ah, e già che ci siamo, ricordatevi di non chiedere il bis: è maleducazione! Ma non tanto quanto la semplice richiesta di sale e pepe al tavolo di un ristorante portoghese. Questa è una vera e propria offesa verso le abilità dello chef.
Mancia sì o mancia no? In Italia non c’è una regola, anche l’abitudine è sempre meno comune, soprattutto nelle nuove generazioni. Negli Stati Uniti e in Portogallo è vivamente consigliata, e deve ammontare all’incirca al 10% del totale. In Francia è inclusa nel conto, mentre se siete in Cina scordatevela: è quasi proibita!
Le abitudini più strane
Fin qui tutto bene: siete pronti a scoprire le consuetudini più strane di tutte? Partiamo dalla Cina dove l’apprezzamento di una pietanza si esprime con un suono ben preciso. Un sonoro rutto. Se siete ospiti a casa di qualcuno poi, ricordatevi di non tradire la tradizione. Secondo il buon decoro, infatti, è l’ospite a dover mostrare il suo apprezzamento per primo. Fatto questo, anche il padrone di casa può liberarsi. Se siete sconvolti, sappiate che questa non è nemmeno la forma di stima più stramba: gli eschimesi Inuit del Canada esprimono la loro gioia con fragorose flatulenze. Gli asiatici sono grandi fan dei rumori: adorano mangiare la zuppa con il risucchio. Anzi, diventa quasi un obbligo. Ma non provate a farlo in Inghilterra, dove è considerato un gesto inappropriato.
Ci sono pietanze proibite in alcuni stati del mondo – lo sapevate? Qui da noi, che io sappia, solo la pizza con l’ananas! Scherzi a parte: se siete in Jamaica, non servite pollo ai bambini che ancora non hanno iniziato a parlare. Secondo una credenza popolare, potrebbero restare muti. In alcuni paesi africani come il Ciad e la Nigeria i bambini non possono mangiare le uova: da adulti, potrebbero diventare ladri.
Di regole ce ne sono moltissime: impararle tutte prima di un viaggio sarebbe complicato. Il consiglio perfetto? Osservate gli altri commensali e adeguatevi!