Qualche giorno fa stavo facendo la spesa al supermercato e, nello spazio dove solitamente trovavo i frutti di bosco che mangio a colazione nello yogurt, ormai fuori stagione, ho trovato una strana sorpresa. Lo scaffale refrigerato era colmo di confezioni di fichi d’India, frutti che non mi capita spesso di vedere in queste zone.
Tipici della fascia mediterranea, questi prodotti vengono consumati regolarmente in Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna. Qui a Bergamo non li ho visti tanto spesso e, in effetti, non li avevo mai assaggiati. Mi sono lasciata incuriosire da questo strano frutto che viene prodotto da una pianta grassa, e ho deciso di acquistarlo. Non conoscendo il prodotto, prima di avventurarmi, ho fatto una piccola ricerca online, che mi ha lasciato molto stupita!
La storia dei fichi d’India
Nonostante il nome possa trarre in inganno, non hanno nulla a che fare con l’India. La pianta è originaria del Messico, dove veniva coltivata già dalle antiche civiltà azteche e maya, che ne apprezzavano i frutti e utilizzavano la pianta per produrre coloranti naturali e tessuti. Fu Cristoforo Colombo a introdurre i fichi d’India in Europa dopo il suo viaggio nelle Americhe, e da lì si diffusero rapidamente in tutto il bacino del Mediterraneo, dove trovarono un clima perfetto.
Oggi i fichi d’India sono coltivati principalmente in Italia meridionale, soprattutto in Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. Le piantagioni si estendono anche in altre aree del Mediterraneo, come Spagna e Nord Africa. La loro capacità di crescere in terreni aridi e poco fertili ha reso questa pianta un simbolo di resilienza e sostenibilità, adattandosi perfettamente a climi caldi e secchi.
Un frutto nutriente e sostenibile
I fichi d’India sono frutti che racchiudono un mondo di benefici sorprendenti: sono ricchi di vitamina C e di antiossidanti. Inoltre, contengono fibre, ideali per favorire la digestione e mantenere la sazietà, e molecole che aiutano anche a regolare i livelli di zucchero nel sangue.
Oltre alle proprietà nutritive, il fico d’India è anche un grandissimo esempio di sostenibilità. La pianta che lo produce, l’Opuntia ficus-indica, è una succulenta capace di crescere in condizioni di estrema aridità, assorbendo poca acqua e resistendo al caldo torrido. Questo la rende un’opzione ecologicamente sostenibile per la coltivazione, ideale per contrastare i fenomeni di desertificazione in alcune aree del Mediterraneo.
In Sicilia, grazie al lavoro di alcune cooperative, le coltivazioni di questo frutto hanno sostituito gli agrumeti che, per colpa del clima sempre più rigido, richiedevano alti quantitativi di acqua. Proprio qui sono nate anche le prime Denominazioni di Origine Protetta, il «ficodIndia di San Cono» e il «ficodIndia dell’Etna» DOP.
Di cosa sa il fico d’India?
Il gusto del fico d’India mi ha stupito moltissimo: è dolce e delicato, con una punta di freschezza e acidità che ricorda vagamente il melone e la pera, ma con una nota più esotica e particolare. La polpa è succosa e costellata di piccoli semi (simili a quelli del passion fruit) che, sebbene siano commestibili, non ho apprezzato molto. Il suo sapore è davvero particolare e, oltre ad essere gustato al naturale, può essere usato in abbinamento a piatti dolci e salati. In cucina, sono un ingrediente molto versatile: possono arricchire macedonie, dessert, insalate e persino drink e cocktail. In alcune regioni del Sud Italia, vengono utilizzati per preparare marmellate, liquori e composte da servire con il formaggio.
Come utilizzare i fichi d’India
Essendo la mia prima esperienza con questo prodotto particolare, mi sono rivolta al più grande esperto di tutti i tempi: Google! Con un po’ di ricerca ho scoperto che la buccia è coperta da piccole spine, pertanto è consigliabile maneggiarli con dei guanti per precauzione. Io non li ho usati, e non è successo nulla, ma è probabile che i fichi d’India che ho acquistato al supermercato fossero stati pretrattati.
Qualora i vostri non lo fossero, potete passarli sotto acqua corrente e strofinarli con una spugna per eliminare le spine. Incidete poi la buccia con un coltello e tagliate nel verso lungo, esponendo la polpa interna (che è appunto la parte commestibile). È consigliabile conservare i frutti in frigorifero, in un contenitore ermetico, per mantenerne la freschezza.
Come cucinare e abbinare i fichi d’India
Se come me non avete mai provato i fichi d’India, vi consiglio di partire da ricette semplici, per poi sviluppare idee di abbinamento più creativo dopo aver preso un po’ di dimestichezza con l’ingrediente e il suo gusto. Ecco alcune idee.
Bowl da colazione con yogurt, miele e fichi d’India
Mescolate in una ciotola dello yogurt greco con fiocchi d’avena, di mais o della granola. Aggiungete il fico d’India tagliato a cubetti e chiudete con un filo di miele.
Insalatona con fichi d’India e feta
In una ciotola mescolate rucola, pomodorini, cubetti di fico d’India freschi. Sbriciolate della feta e aggiungete un tocco croccante con delle noci e crostini di pane tostato. Condite con sale, pepe, olio e una spruzzata di limone.
Smoothie tropicale (h3)
In un frullatore, mettete la polpa di due fichi d’India, una banana, mezzo bicchiere di latte di mandorla. Frullate il tutto e filtrate in un bicchiere, per un drink dissetante e multivitaminico.
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