Quel giorno in cucina sarebbe arrivata una nuova pentola. Tutti gli utensili erano in subbuglio e regnava un grande chiacchierio.
“Sembra sia una pentola speciale!”, annunciò il tegamino.
La teiera, che si dava un sacco di arie, subito intervenne stizzita: “Chi può essere più speciale di me? Ammirate le mie forme, il mio colore e il coperchio: non è invidiabile?”
“È inutile che ti vanti tanto – replicò la caffettiera – sono io la pentola più originale della cucina. Ho una vita stretta ed elegante e il manico… non lo trovate originale?”.
La pentola della pasta bolliva sui fornelli: “Datevi pure aria da gran signore, ma io sono la preferita del cuoco. Sono sempre sul fuoco!”
I mestoli di legno erano agitati e mescolavano a vuoto: la nuova pentola era in ritardo. “Siamo proprio curiosi di sapere dove andremo a mescolare!”
“Non potete stare un po’ fermi” – protestò il bricco del latte – “mi fate girare la testa!”
“Arriva, arriva” – gorgogliò la caffettiera.
Nella cucina entrò a piccoli passi il colapasta, lucente, panciuto, con due piccoli manici ben saldati.
Fu silenzio.
Le pentole e gli utensili lo fissavano curiosi.
“Ma… ma è una pentola bucata!” ridacchiò la teiera.
Tutti scoppiarono in una sonora risata.
Ognuno diceva la sua: “Guardate che piedi piccoli! E che pancia tonda! E i manici! Non saranno dei manici quelli? Sembrano due orecchie a sventola! Guardate: è bucata! Quanti buchi! Ehi tu, pancione, con tutti quei buchi che ci stai a fare qui? Non servi a nulla! Via! Non ti vogliamo! Non ti vogliamo! Non ti vogliamo!”
Il povero colapasta si sentiva molto triste. Erano tutti contro di lui e non aveva fatto niente!
I due cucchiai di legno si misero a batterlo e percuoterlo. “Pentola bucata, pentola bucata!”
Fu un attimo: tutti quanti in cucina, perfino il pelapatate, urlavano a gran voce: PENTOLA BUCATA.
“Per favore, smettetela! Sono una pentola come voi: anche io posso aiutare il cuoco, non battetemi, per favore!” supplicava il colapasta.
In quel momento entrò il cuoco. Tutti si zittirono.
“Ecco il colapasta. Finalmente!” Lo afferrò per i manici e lo mise sul lavello, prese dal fuoco la pentola di pasta ormai pronta e la rovesciò nello scolapasta, che adempì al suo compito perfettamente. Dai buchi scolò tutta l’acqua e rimase bella e fumante la pasta.
“Oh …” sussurrarono meravigliati tutti quanti.
“Sei davvero una pentola preziosa e speciale – disse la pentola della pasta – lasci andare ciò che va lasciato e trattieni quel che è importante: i tuoi buchi non sono un difetto, ma un grande qualità”. “Non ho capito bene quel che avete detto, ma credo proprio di sì” disse timidamente il colapasta, orgoglioso di trattenere quegli spaghetti pronti per esser conditi.
Tutte quante le pentole chiesero scusa al colapasta per la pessima accoglienza: il bricco cominciò a fischiare, i mestoli a battere, il pentolino a ritmare contro il coperchio, la caffettiera a gorgogliare una musica di benvenuto. Il colapasta era lucente di felicità e trovò posto sulla mensola della cucina, accanto alla pentola a vapore.
Morale per chi la vuole: non tutti i buchi vengono per nuocere!
Oppure: mai fidarsi delle apparenze
E anche: benvenuto chi è diverso, è un’occasione per buone scoperte!
Dimenticavo: gli spaghetti aspettano che li condiate: pesto, pomodoro o burro e formaggio, secondo il vostro gusto!