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Niente teatro per bambini? E allora divertitevi con delle attività teatrali in casa. Ecco come fare

Guida. La scena teatrale diventa la nostra casa. Fra storie raccontate, “statue di marmo” e burattini. Bastano un po’ di creatività e la voglia di divertirsi giocando

Lettura 5 min.

Sono giorni strani questi in tempi di Coronavirus: i ritmi sono rallentati, le attività che scandiscono le nostre giornate e il nostro tempo libero sono bloccate, emerge una sensazione di spaesamento e la voglia che tutto questo finisca presto. Tuttavia dobbiamo tentare di vivere al meglio questo periodo: riscoprire l’otium, nel senso latino del termine, che è un tempo libero fecondo, per sé e per gli altri. Un’opportunità da contrapporre al tempo dedicato ai negotia, le occupazioni della vita politica e degli affari pubblici.

Sfruttiamo quindi questa pausa per dedicarci a ciò che ci piace, come scriveva Luca qui. Le possibilità sono tante. La parola d’ordine è una sola: divertitevi, ma senza il timore di sperimentare anche una “sana noia”. Perché è una forma di riposo che può essere rigenerante e creativa (lo dicono anche gli studiosi), soprattutto in questa contemporaneità iperconnessa, che sembra avere sempre il piede sull’acceleratore e con ogni minuto occupato. Utile per tutti, anche per i più piccoli, come raccontano bene Les Saponettes (Elena Borsato, Miriam Gotti, Ilaria Pezzera) nel loro ultimo spettacolo “Uffa! Pillole di noia contro la follia del tempo”.

Se siete alla ricerca di attività per i bambini (rispondo, così, ad una delle domande di Marina qui) ho pescato dalla mia esperienza teatrale dei giochi da svolgere anche a casa. All’insegna della fantasia, della creatività e della condivisione, per godere del tempo insieme tra grandi e piccoli (che ricchezza l’incontro!). Parola chiave: giocare. Il teatro chiede di mettersi in gioco, quindi osate, sperimentate e soprattutto, lo dicevamo prima: divertitevi!

Fuori la voce

Tutti leggiamo, chi più e chi meno. Molto spesso, quasi sempre, solo per noi stessi e senza farci sentire da nessuno. Questa è l’occasione giusta, invece, per far emergere la propria voce e sperimentare tante possibilità, quindi giocate! Potete leggere ai bambini delle storie modulando la voce: caratterizzate i personaggi e prestate anche attenzione alle parole usate nel testo.

La lingua italiana ha termini onomatopeici ed evocativi: richiamano un suono (sussurrare, ad esempio: provate a pronunciare la parola sottolineando la “s”, allungandone un po’ il suono, usate un volume lieve, proprio come un sussurro) oppure esprimono un’emozione o uno stato d’animo (tremante di paura, provate a dirlo come se davvero aveste paura e magari tremando nella voce e nel fisico). E se nel testo sono indicati suoni, provate a riprodurli con la voce o anche con semplici strumenti (la pioggia si può creare con le dita di una mano contro il palmo dell’altra e il suono delle onde del mare sulla riva si può rendere stropicciando con delicatezza carta velina).
Se i bambini sanno leggere, potete farlo insieme a loro: divertiti a diventare narratore e personaggi, a realizzare rumori e suoni. Inoltre provate anche a recitare: cercate negli armadi vestiti e accessori e trasformatevi nei personaggi più vari e bizzarri che potete immaginare, scegliendo un nome, il carattere e il modo di parlare. Immaginate la storia e poi alzate il sipario!

Come di marmo

Uno dei giochi teatrali più conosciuti è quello delle statue, che può avere numerosi risvolti.
In uno spazio, non serve che sia grande, iniziate a camminare cercando di occuparlo tutto (non fate il girotondo! Linee rette, diagonali, ma senza scontrarvi). A un certo punto, qualcuno può battere le mani o spegnere la musica (se avete scelto di utilizzarla): è il segnale per immobilizzarsi, per diventare delle statue di marmo. Tutti assumo così con una posa che può essere la prima che passa per la testa o può esprimere un’emozione, uno stato d’animo, ma anche azioni (questo lo può decidere chi batte la mani o spegne la musica, dicendolo prima). Mi raccomando, cercate di creare qualcosa di vostro, originale, senza pensarci troppo. Ogni volta sarà diverso e ricordate che le statue sono dalla testa ai piedi: quindi potete divertirvi a fare anche espressioni strane con la faccia.

Se volete sperimentare un passaggio successivo, vi suggerisco questo: una statua, ispirata dalla posa che ha assunto, può prendere vita e raccontare un fatto o la sua storia. Piano piano si sveglieranno anche le altre statue e si inseriranno nel racconto o nell’azione di chi ha cominciato la storia.
Altre statue, poi, sono quelle che si possono creare con i punti di contatto: chi batterà le mani o spegnerà la musica indicherà che a coppie, a tre persone, o tutti insieme si dovrà formare delle statue con i punti di contatto cioè mani con mani, piede con ginocchio, gomito con spalla, schiena con schiena e via di altre combinazioni. Nasceranno risultati davvero creativi.

Un grande classico: i burattini

Non li avete? Neppure la baracca? Nessun problema! Forse ancora non lo sapete, ma avete strumenti a portata di mano che vi permetteranno di realizzarli in poco tempo.

Burattini a dito: si dicono così perché si indossano sulle dita. Potete disegnarli oppure navigando in rete potete trovare modelli da stampare che vi permetteranno di realizzare dei burattini da indossare come anelli: topolini, gattini, tucani e tanti altri animaletti, ma non solo.
Potete usare anche le dita dei guanti da cucina che non utilizzate più e abbellirli con fili, espressioni disegnate con i pennarelli o personaggi ritagliati e appiccicati da qualche rivista. E se avete in casa del feltro, il gioco è fatto: potete creare burattini non solo per le dita, ma anche più grandi per poter infilare la mano e il braccio. Mi raccomando, personalizzate con fili, bottoni, stoffa e ciò che vi suggerisce la fantasia.

Burattini di legno e calzini: altri burattini possono essere realizzati con cucchiai da cucina di legno o con dei calzini, magari quelli spaiati. Per le espressioni e per renderli più caratteristici usate ancora i pennarelli, il filo e quant’altro trovate in casa (per i cucchiai di legno, anche la tempera).

Burattini dai sacchetti del pane: salvate i sacchetti del pane? Anche questi possono trasformarsi in divertenti burattini da colorare a piacimento con pastelli, pennarelli, tempere, pastelli a cera e abbellire anche con il materiale già citato o magari le stelle filanti e coriandoli per i capelli.

E la baracca? Per la baracca non c’è bisogno di essere falegnami, ma può bastare uno scatolone o una scatola delle scarpe, dove ritagliare una finestra, ma anche una cornice. Colorate un po’, aggiungete dettagli, anche con altro cartone, utilizzate stoffe e carta velina, magari per fare il sipario e date inizio allo spettacolo! Se proprio non riuscite a recuperare nulla, niente paura: basterà mettersi dietro un divano o un tavolo (nascondendo la parte sotto, non si devono vedere i burattinai) e si può cominciare.

Per finire, la storia?! Potete usare quelle che già conoscete, i libri che avete già a casa, oppure navigare nel grande mare del web che ha tanti racconti da poter utilizzare, ma potreste anche considerare la possibilità di crearne una con i vostri bambini. Potete improvvisarla, scriverla prima e poi recitarla o stendere un canovaccio e poi lasciarvi sorprendere da quello che può accadere. E mi raccomando, non dimenticate di giocare con la voce e i suoni!

Altre scatole magiche

Il teatrino delle ombre: la narrazione può essere anche alla luce di una torcia o di un’abat jour. Uno scatolone o una scatola delle scarpe da ritagliare possono formare una cornice. In questo caso però bisognerà aggiungere della carta velina bianca o della carta da forno ben tesa, o ancora un telo chiaro a formare uno schermo. Per le marionette basterà disegnare e ritagliare delle sagome con il cartoncino, soprattutto con pose laterali, da attaccare a spiedini o cannucce. Un’alternativa, se avete in casa dei fermacampione, è quella di realizzare delle marionette più complesse, “spezzando” varie parti che poi muoverete. Altrimenti, basterà usare le proprie mani e potrete cimentarvi con le ombre cinesi.

Il kamishibai: ossia il “dramma di carta”. Una forma di narrazione originaria del Giappone che ha avuto la sua massima espressione tra gli anni venti e gli anni cinquanta del Novecento. Un teatro di immagini che nasce dal butai: una valigetta in legno che si apre e si trasforma in un teatrino per le storie sviluppate su tavole illustrate, inserite in una fessura laterale della struttura. Sulla facciata delle tavole che vengono mostrate c’è l’illustrazione, mentre su quella nascosta viene stampato il testo riferito alle immagini. Il narratore legge il racconto da dietro e fa scorrere la prima tavola dietro all’ultima e via così, di tavola in tavola.
La fortuna è che non c’è bisogno di avere la versione in legno: si può utilizzare il cartone. Sono tantissimi i tutorial che spiegano come realizzare un kamishibai in poco tempo: divertitevi a disegnare personaggi e ambienti, a creare un racconto nuovo o prenderne di conosciuti e dar loro nuova forma. Durante la narrazione, variate le voci e aggiungete rumori, musiche e, perché no, luci!

Questi sono solo spunti che possono evolvere e avere tanti altri sviluppi e numerose declinazioni. L’importante è che abbiate voglia di giocare, di lasciarvi guidare dalla fantasia. Le idee verranno da sole, ascoltatele. Non abbiate fretta, godetevi il tempo insieme ai piccoli e abbiate voglia di provare. Non c’è bisogno di avere particolari doti, ma voglia di fare, creare e provare. Buon divertimento!

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