D’accordo, non si può andare a teatro né al cinema né ritrovarsi per una festa a tema, e pure scampanellare con “Dolcetto o scherzetto” non è un’attività molto consigliabile. Ma ci sono tanti modi per festeggiare Halloween, godendosi l’atmosfera dell’autunno e qualche bella storia di paura. Un modo per approfondire il lato culturale e divertente di questa festa, invece che quello più commerciale. Ecco qualche idea, la maggior parte pensata per un Halloween “domestico” (no, non vi propongo di intagliare la zucca, al massimo di cucinarla), ma anche un piccolo itinerario “horror” all’aperto, nei posti più inconsueti della nostra città.
Mistero in Città Alta
Guardate questa foto in bianco e nero scattata un centinaio di anni fa di fronte al complesso di Sant’Agostino. Non sembra un perfetto scenario horror? Cosa accadrà di terribile a quella figurina ai piedi dell’abisso? Ora la conca della Fara è stata riempita e al suo posto c’è un bel prato, ma indugiare sul suo passato può farci scorrere un brivido lungo la schiena (anche se la buca naturale non cela nessun segreto particolarmente drammatico).
Così possiamo percorrere le vie di Città Alta con uno sguardo diverso. In via Rocca, tra tanti archi di pietra, troveremo delle piccole porticine murate. Sono le cosiddette “Porte del morto”, perché secondo la tradizione venivano usate solo per portare il feretro fuori di casa e poi subito richiuse, affinché nessun vivo vi passasse attraverso, nemmeno per errore. Si racconta che San Francesco e Santa Chiara siano usciti dalla casa paterna proprio attraverso simili porte, a simboleggiare l’addio alle cose terrene.
Proseguendo verso Piazza Vecchia ci si può sedere sotto il portico del Palazzo della Regione, magari con gelato in mano (se l’orario lo consente). Ma attenzione, la gradinata veniva utilizzata come punto per raccogliere i condannati dopo la sentenza dei Giudici del Malefizio, il tribunale che nel Cinquecento si occupava della giustizia penale. E avete mai fatto caso alle lapidi murate nello scalone di Piazza Vecchia? Vennero inserite nel 1881, su iniziativa di Antonio Tiraboschi, con lo scopo di preservarle dalla distruzione e dalla dispersione.
Concludiamo con la Torre di Adalberto, nell’angolo esterno della Cittadella viscontea, vicino alla Marianna, che con la sua austerità non colpisce particolarmente la fantasia. Eppure il suo soprannome è dei più sinistri: “Torre della fame” perché è qui che le autorità della Serenissima rinchiudevano gli evasori, senza mangiare né bene finché qualcuno non saldasse i loro debiti. Qui inoltre trovate altre curiosità di cui andare a caccia nella bergamasca.
Cimentarsi con le ossa dei morti
Troverete facilmente su Internet consigli per preparazioni a tema horror da realizzare in casa: dita da strega, ragnetti, fantasmini. Ma la cucina tradizionale non è da meno: ogni parte d’Italia ha i suoi dolci dei morti e vale la pena riscoprirli, a partire dalle ossa dei morti. Biscotti particolarmente deliziosi perché caratterizzati da una base caramellata sovrapposta ad un guscio bianco cavo (che ricorda proprio le ossa, così come la friabilità), ottenute con un unico impasto. La preparazione è semplice, ma richiede tempo, perché prima di andare in forno devono asciugarsi all’aria per un paio di giorni.
Quasi altrettanto conosciuto è il pane dei morti, a base di biscotti, amaretti, frutta secca cannella e noce moscata, già presente sulle tavole del 1400. Per dargli forma e soprattutto il colore delle ossa è cosparso abbondantemente con zucchero a velo. Ma ogni regione ha le sue particolarità: a Napoli si mangia O’ Morticiello, una sorta di torrone al cioccolato che tagliato a fette ricorda le casse da morto. E in Sicilia? Non poteva mancare la ricotta, a imbottire le “dita di apostolo”, racchiuse da delle crepes. Dei cannelloni dolci, in definitiva, forse uno dei dolci più semplici con cui cimentarsi in cucina, anche con i bimbi.
Letture alternative
Non parliamo di libri per bambini – anche se in libreria si trovano facilmente album illustrati con streghe, vampiri, mostri e fantasmi – ma puntiamo a un target “Young Adult”, che identifica i lettori compresi indicativamente tra i dodici e i diciotto anni. Letture che possono essere passate dal genitore al figlio teenager (e viceversa) o magari letti insieme ad alta voce per una serata diversa dal solito. Qui, invece, 5 bellissimi libri illustrati per raccontare la morte ai bambini.
Per una lettura ad alta voce, un racconto è l’ideale. Certo, ci sono Poe, Lovecraft e i grandi classici, ma puntiamo su qualcosa di più nostrano: “Gotico rurale” di Eraldo Baldini, un libro che da vent’anni è la migliore risposta a chi considera Halloween “un’americanata”. Qui troviamo storie di paura ambientate nel mondo rurale italiano, ispirate ai ricordi d’infanzia dell’autore, cresciuto in un paese della campagna ravennate quando ancora c’era l’usanza di ritrovarsi la sera, nelle case, ad ascoltare i vecchi raccontare. Storie nere, sulfuree e grottesche, calate nella nebbia di paesini della bassa.
Non posso non citare “La società dei gatti assassini” dello scrittore tedesco di origini turche Akif Pirinçci. Ai miei tempi era pubblicato in una collana di gialli per ragazzi, ed è stato in assoluto uno dei libri più terrificanti che abbia mai letto (lo abbandonai più volte prima di trovare il coraggio di finirlo). La voce narrante è quella di un gatto, ma se la cosa vi fa sorridere vi invito a leggerlo per ricredervi.
Infine, un fumetto: “La mia cosa preferita sono i mostri” di Emil Ferris, romanzo grafico di grande successo con protagonista una ragazzina anticonvenzionale di origini messicane che vive con la madre e il fratello nella Chicago di fine anni 60, appassionata di fumetti pulp e horror e di mostri. Finirà per indagare sul presunto suicidio della suja vicina di casa, una sopravvissuta dell’Olocausto nazista.
Grandi classici in famiglia
Una piccola premessa: è difficile valutare a prescindere se una storia di paura sia adatta o meno per un bimbo e da quale età. Bisogna conoscere sia il bambino, sia il film o il libro che si sta proponendo. A volte neanche questo basta, ma si deve essere acuti osservatori perché le reazioni possono essere sorprendenti: chi si annoia con una storia troppo blanda, chi rimane terrorizzato da un cartone animato per bambini.
Non è un riferimento casuale: uno dei ricordi più spaventosi della mia infanzia è rappresentato dal classico Disney “Taron e la pentola magica” (non a caso quello che ha avuto minor successo di critica e pubblico nella storia). Una produzione con toni decisamente horror – art director era un giovanissimo Tim Burton – che magari vale la pena recuperare per gli appassionati, ma che non consiglierei prima degli 8 anni (io temo di averlo visto all’asilo).
Quindi, cosa vedere in famiglia? Visto che bambini e ragazzi già dettano i nostri consumi culturali casalinghi, suggerisco un bel recupero di classici anni ’80 e ’90, quando erano bimbi i genitori di adesso. A noi il brivido della nostalgia, a bambini quello di scoprire autentici cult. Nulla di davvero terrorizzante, si viaggia spesso sul filo dell’ironia e del fantastico. Qualche idea: “Labyrinth – Dove tutto è possibile” (1986), con David Bowie (Jareth) nel ruolo del re dei goblin. La storia di una quindicenne che finisce nel mondo fantastico del suo libro preferito per salvare il fratellino rapito. “Hocus Pocus” (1993), commedia fantastica firmata Disney che vede tre streghe del cosiddetto processo di Salem (condotto nel 1692 nella contea di Essex, Massachussets) redivive in una notte di Halloween dei giorni nostri.
“La Famiglia Addams 1 e 2” (1991 e 1993), con protagonisti i personaggi delle vignette di Charles Addams, pubblicate sulle pagine del New Yorker, a partire dal 1938. Un cast stellare e affiatatissimo, con tante gag e un sequel che – come raramente accade – è anche migliore del primo capitolo. Infine, come non citare il classico più classico: “Gremlins” (1984), nato dalla sceneggiatura per un film Disney mai realizzato elaborata da Roald Dahl sulla base di un suo romanzo del 1943. La storia dei bizzarri pupazzetti pelosi capaci di tramutarsi in orribili mostri se bagnati o nutriti dopo la mezzanotte mi ha sempre terrorizzata, ma io, come avrete capito, sono una fifona.