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Libri per bambini: come trovare quelli davvero belli e godersi la lettura

Articolo. La domanda che ci siamo fatti qualche settimana fa è: «Cosa leggiamo ai nostri figli se il 94,7% dei libri per bambini sono robaccia?». Per fortuna avete risposto in tanti e – con l’aiuto di librai ed esperti –abbiamo stilato un elenco di indicazioni pratiche per scansare i libri brutti e goderci quelli belli

Lettura 6 min.

«Non abbiamo un problema di scarsa qualità per quanto riguarda le proposte di libri per bambini, abbiamo un problema di scarsa qualità in generale, anche nei libri per adulti» mi risponde, lapidario, Mauro Messina, libraio presso la libreria Incrocio Quarenghi, quando gli chiedo se è vero che le proposte editoriali per l’infanzia sono spesso robaccia.

Si pubblica tanto, molte schifezze, cercando di beccare il successo editoriale. I libri rimangono poco in libreria e chi non segue assiduamente – per lavoro o passione – il mondo editoriale fatica a orientarsi. «C’è una diseducazione alla complessità a tutti i livelli. La cosa positiva è che siccome i processi di stampa si sono semplificati si pubblicano anche tante cose belle, però bisogna trovarle» conclude il libraio. Vediamo come fare.

Puntare all’arte e alla letteratura

Innanzitutto dobbiamo essere ambiziosi. «Mai accontentarsi perché “tanto è un libro per bambini”» ci mette in guardia Ursula Grüner, formatrice sulla letteratura per l’infanzia che ci ha contattato per darci la sua “versione” sullo stato delle cose: «Un buon libro per bambini deve poter dire a tutti qualcosa: un adulto deve pensare: “che stuzzicante questa espressione” oppure: “come ha sviluppato bene questo tema l’autore” o anche: “mi piace lo stile di questo illustratore”. Dobbiamo cercare l’originalità, come nell’arte. Non accontentiamoci di ciò che è tipicamente “da bambino”».

«Pinocchio» è letteratura tanto quanto «I promessi sposi». Wolf Erlbruch, illustratore e scrittore tedesco di libri per bambini, è stato titolare della stessa cattedra universitaria di Paul Klee. Dobbiamo pretendere il massimo da chi scrive o disegna libri per bambini.

Mettersi alla ricerca

Può capitare di comprare un libro bello anche al supermercato, in edicola o su Amazon, ma è più difficile. Per trovare libri belli conviene andare in biblioteca o in libreria, meglio ancora se specializzate – come Libreria Fantasia a Bergamo o Spazio Terzo Mondo a Seriate – o una libreria indipendente che abbia una vasta scelta di opere selezionate per bambini (come la già citata Incrocio Quarenghi). Anche nelle librerie di catena, specialmente se grandi e ben fornite, si possono trovare libri belli e librai competenti in grado di darci una mano.

Il consiglio è di andarci nei momenti di minore affollamento – non il pomeriggio del 24 dicembre, per capirci – in modo che possano avere modo di darci retta. Meglio ancora è andarci avendo una vaga idea di cosa stiamo cercando, e magari titoli di libri che ci sono piaciuti. A questo proposito, Ursula Grüner ci ha proposto una selezione di opere, che possono aiutarci a prendere spunto. Molte sono di piccoli editori, spesso più impegnati a fare ricerca, curare il libro e il catalogo.

C’è un libro “giusto” fin da piccolissimi

Si può cominciare a “leggere” prima ancora di avere compiuto un anno. Per i piccolissimi, in età da nido, ecco le accortezze da considerare: «Libri della grandezza adatta, circa quella della loro faccia, in modo che gli occhi possano spaziare dappertutto. Le figure devono rappresentare oggetti leggibili e realisti, che stimolino la loro attenzione a concentrazione, senza ironia né falsificazioni. Bisogna poter vedere bene i visi dei personaggi per riconoscere espressioni ed emozioni. Piacciono molto anche le forme geometriche. Anche se si tratta di libri apparentemente semplici, cerchiamo quelli con illustrazioni di artista, dove il tratto di chi disegna è ben riconoscibile» spiega l’esperta.

Niente spiegazioni didascaliche

Crescendo, gli albi illustrati possono diventare più grandi e più complessi. «I buoni libri sanno essere leggeri e divertenti, ma trattare con serietà un tema. Si può usare un linguaggio raffinato e parlare di emozioni in modo non didascalico. Il libro deve emozionare» racconta Ursula Grüner.

I bambini sono intelligenti e dobbiamo alzarci alla loro altezza, non abbassarci, come ci ricorda il pedagogista polacco Janusz Korczack nella sua poesia «Quando ridiventerò bambino»:

Dite: È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi,
inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.

Facciamo un esempio, un libro adatto dai 5-6 anni: «La mia città sul mare» (Pulce edizioni). Ammiriamo la delicatezza delle illustrazioni di Sydney Smith (vincitore del Premio Hans Christian Andersen, l’equivalente del Nobel nella letteratura per l’infanzia) che contrappongono la luminosità del mare al buio della miniera dove lavora il padre del protagonista. Godiamoci la storia, il racconto della giornata d’estate nella vita di un bambino, che non vuole insegnare niente, eppure tocca corde profondissime.

Variare molto, ma rileggere all’infinito

I bambini devono ancora definire i loro gusti e scoprire cosa amano leggere, quindi è bene variare molto le proposte. In questo, la biblioteca aiuta: si pesca dal mazzo e si vede se si trova qualcosa che colpisce. Nessun problema se capitano sottomano anche libri brutti. «Anche nella spazzatura si impara a discernere» racconta Ursula.

Poi bisogna ascoltare molto i bambini, e accontentarli quando ci chiedono di rileggere lo stesso libro, anche decine di volte: «Significa che quel libro tocca una corda sensibile, allo stesso tempo non bisogna costringere a finire libri che non piacciono».

Non censurare, ma spiegare

Quando mio figlio, in prima elementare, è diventato abbastanza grande da leggere insieme un romanzo (cioè un libro a capitoli), gli ho proposto il mio vecchio «Cion Cion Blu» di Pinin Carpi. Un libro del 1968, già vecchio all’epoca mia, ma ancora godibilissimo per un bambino, perché a una storia semplice ma appassionante unisce personaggi accattivanti e una bella trama che parla di amicizia, pacifismo, giustizia sociale.

Certo, trattandosi di un libro di 56 anni fa ha un linguaggio non proprio politicamente corretto: si usano parole come “cicciona” e “cinesini” (non in senso denigratorio, ma non è comunque il massimo), che giustamente in un libro odierno non troverebbero spazio. Ne ho approfittato per dire a mio figlio che non si fanno commenti sull’aspetto fisico delle persone e abbiamo soprasseduto velocemente.

Mi è venuta in mente l’assurda riedizione dei libri di Roald Dahl (esempio supremo di autore “per bambini” apprezzabilissimo anche dagli adulti) dove si è scelto di rimuovere parole come “grasso”, “nano”, “piccolo” e “brutto” per non offendere nessuno. Laddove un adulto potrebbe spiegare, contestualizzare o anche, molto semplicemente, lasciare correre (un bambino cresciuto in un ambiente di rispetto non impara certo a insultare una persona grassa leggendo Dahl) si preferisce trattare bambini e lettori da stupidi, “normalizzando” un autore che proprio alla sua ironia e “cattiveria” deve l’imperituro successo.

Riscoprire i classici

Dopo aver finito «Cion Cion Blu» mi sono chiesta: cosa leggere adesso? Non avendo ancora iniziato a interpellare i librai, sono andata “sul sicuro” puntando su un classico del ‘900: «Il mago di Oz», che non avevo mai letto, ma ci è piaciuto moltissimo. Il vantaggio dei classici è che c’è una ragione per cui lo sono diventati, e facilmente se ne possono apprezzare le qualità anche oggi (nel rispetto dei propri gusti personali, ad esempio a me non piacciono «Pinocchio» e «Alice nel Paese delle meraviglie», ma non è certo un giudizio sul loro valore letterario).

Da un lato i classici sono testi sempre attuali, dall’altro ci permettono di avvicinarci ad autori di diverse epoche e provenienze, allargando la nostra visione del mondo e riducendo il rischio di conformismo.

Il problema dei soldi

Un bell’albo cartonato con disegni costa facilmente più di 20 euro. Andare in libreria con i bambini può rivelarsi molto costoso, specie se lo si fa abitualmente: «I libri costano troppo – ammette senza problemi il libraio Mauro Messina – noi lavoriamo molto sui regali, ed è più facile spendere se si tratta di un’occasione speciale o un dono. Sarebbe bello tornasse di moda lo scambio dei libri».

Un’altra strategia è frequentare la biblioteca. Nella bergamasca ne abbiamo di bellissime, con aree dedicate ai bambini dove è bello trascorrere il tempo. Il suggerimento, però, è di andarci non completamente alla cieca. «Ognuno è attratto da ciò che conosce e facilmente un bambino prenderà più facilmente un libro di Peppa Pig piuttosto che un albo illustrato che non ha mai visto» spiega Messina. Il genitore, sommerso da tanta scelta, potrebbe non individuare il libro più adatto. Anche qui, il consiglio è di andare in libreria con una lista (lo sapete, vero, che i libri si possono anche scegliere e prenotare da casa?) e chiedere ai bibliotecari.

Non c’è bisogno di capire tutto

Leggere un libro non equivale a fare una prova scolastica di comprensione del testo. I libri belli si possono godere anche se sono “difficili”, anche se non capiamo tutto. Finché un bambino ci segue senza annoiarsi non preoccupiamoci di cosa “ha capito”. Ho letto la prima volta «Il nome della rosa» da teenager, non perché fossi una secchiona appassionata di storia medievale, ma perché c’era un mistero molto interessante da risolvere. Avrò capito forse la metà del libro, e allora?

Mentre leggevo «Il mago di Oz» al grande, la piccola di tre anni un po’ seguiva e un po’ no. Pensavo non avesse colto nulla della storia finché un giorno, in campagna, guardando uno spaventapasseri mi ha chiesto: «Ma lui ce l’ha il cervello? Poverino!», dimostrando un’intensa partecipazione.

Ho provato a replicare il successo de «Il mago di Oz» con «Il libro della giungla», scoprendo che la versione originale è molto diversa dalla storia cui siamo abituati, innanzitutto perché è un libro di racconti. È scritto in una prosa stupenda, intriso dei valori di Kipling come il senso dell’onore, l’obbedienza alla legge morale e il rispetto per gli altri, la conoscenza del proprio ruolo nella società, ma anche la libertà di abitare mondi diversi (sì: Kipling fu sicuramente razzista e colonialista, ma anche autore di capolavori capaci di parlare a tutti). Abbiamo interrotto «Il libro della giungla» a metà, concentrandoci sulle avventure di Mowgli ed evitando i capitoli sulla Foca bianca e gli altri animali. È stato un fallimento? Io non credo, è stato un tentativo. Abbiamo cercato (e trovato) in Kipling ciò che ci serviva e lasciato perdere il resto. I libri non sono oggetti sacri, ma strumenti.

E di questi strumenti, vi prometto, continueremo a parlare, magari cercando di tenerci aggiornati sulle proposte editoriali interessanti o sulle iniziative di promozione alla lettura cui poter partecipare. Sapendo, però, che la prima cosa che tutti possiamo fare è trovare un bel libro e leggerlo ad alta voce con i nostri bambini.

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