Da domenica 29 novembre il Messale – cioè li libro liturgico che raccoglie testi, orazioni, canti, gesti e rubriche per celebrare della Messa – è cambiato. I cambiamenti sono diversi, ma due più di tutti sono quelli importanti. Il primo riguarda l’allargamento di generi, ovvero che il sacerdote per rivolgersi ai fedeli non dirà più solo “fratelli” ma “fratelli e sorelle”. Il secondo riguarda il Padre Nostro, in cui viene cambiato il verso “non indurci in tentazione”, che diventa “non abbandonarci alla tentazione”.
Quando ero piccolo, ma non troppo piccolo (diciamo sui 9-10 anni), quel verso mi colpiva sempre. “Non indurci in tentazione”. Lo trovavo strano, ambiguo, per certi aspetti contraddittorio: se Dio mi ama perché vuole indurmi in tentazione? Quelle parole derivano da una difficoltà di traduzione del Vangelo e fa specie che per secoli sia stato masticato senza nulla dire da migliaia e migliaia di fedeli. Di tutto questo e di molto altro ho parlato con Laura Salvi, autrice di “Padre Nostro – 30 attività per vivere la preghiera di Gesù”. Un libro per bambini, pratico e colorato, che qualcosa può dire agli adulti o agli adulti rimasti bambini per quanto riguarda la fede, come il sottoscritto – difatti dopo aver fatto pure il catechista e aver partecipato per alcuni giorni alla Giornata Mondiale della Gioventù ho perso qualsiasi credenza soprannaturale: successe dopo l’11 settembre, il mio percorso si fermò lì, ma questa è un’altra storia.
Tornando al libro di Laura Salvi, uscito lo scorso marzo per Edizioni San Paolo, da subito emerge una certa agilità e sensibilità nel porre questa preghiera ai lettori più piccoli, o come recita la copertina “per dare forma ai pensieri, alle emozioni, a tutto ciò che hai nel cuore”: per ogni verso alcuni esercizi pratici (colorare, ritagliare, scrivere) spiegano in modo semplice e chiaro il Padre Nostro. “È la pedagogia del fare – mi racconta lei – che ha un’ampia e approfondita letteratura in ricerca pedagogica. L’apprendimento come competenza esistenziale, e non meramente esecutiva, passa attraverso il ‘fare’. Il mio riferimento è Bruno Munari che amava citare Confucio: ‘Se ascolto dimentico. Se vedo ricordo. Se faccio capisco’ come sintesi della sua intenzionalità educativa”.
Salvi non è nuova a questo tipo di operazioni, da anni lei (formatrice, illustratrice e autrice) realizza piccoli libri che introducono i bambini alla realtà della fede. Ne è nata una collana ormai da una decina d’anni, intitolata Librattivo, e ogni volumetto ha una finalità che va ben oltre quella pedagogica, ponendo nella sua semplicità delle questioni importanti. Il libro sul Padre Nostro ad esempio sviscera verso dopo verso una preghiera che troppo spesso viene detta in automatico: “Non esiste preghiera se il cuore non trova nella mente il senso delle parole che sono proferite con la bocca e viceversa: il cuore illumina il senso delle parole e ampia la comprensione della mente. Una preghiera ‘in automatico’, scollegata dal senso, non è una preghiera, ma solo una formula, un insieme di parole”.
La modifica del verso “non indurci in tentazione” non è casuale, ma nasce, come tutto il libro, “dalla sollecitazione di papa Francesco a ‘guardare’ dentro alle parole e a rinnovarle, a convertirle secondo lo spirito del Vangelo. Anche i francesi hanno cambiato il testo con una traduzione che dice ‘non lasciarmi cadere nella tentazione’. Sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto, un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito”.
Sarebbe facile confondere il cambiamento con un “capriccio” di papa Bergoglio – così è stato raccontato da una parte della stampa. In realtà la modifica della versione italiana arriva ora per un ritardo della CEI: “le altre conferenze episcopali hanno già da tempo rettificato il testo. Molte delle formule di preghiera in uso oggi che insegniamo ai bambini sono caratterizzate da espressioni ottocentesche che andrebbero con un po’ di coraggio rinnovate e riaccostate alla sapienza della Bibbia”.
È invece straordinariamente contemporaneo il gesto d’accoglienza di aprire le braccia e le mani, in un momento storico dove la crisi è anche crisi dell’Altro. Ma Salvi nel libro spiega che sono molti i gesti che si possono fare durante il Padre Nostro: “Ogni gesto ha più significati e ognuno è invitato, nel suo cuore, attraverso la sua esperienza, a farlo proprio, a renderlo unico e personale. Per citarle il mio stesso testo: ‘le mani possono dire molte cose senza usare le parole: aperte e rivolte al cielo indicano accoglienza del dono, intrecciate a quelle degli altri indicano comunione fraterna, giunte insieme, la destra aperta e unita alla sinistra, indicano raccoglimento e silenzio”.
In questi anni la sensibilità sui generi è (fortunatamente) aumentata e non posso evitare di chiedere a Laura Salvi come si potrebbe rispondere alla domanda di un bambino su chi sia la Madre se Dio è nostro Padre. Lei spiega che a essere sbagliata non è l’idea di un Dio Padre ma la mia domanda “che è posta in modo improprio, perché parte da un presupposto errato: si muove sul piano della logica, in cui una cosa è uno o l’altro. Mentre sul piano poetico e simbolico non c’è opposizione, ma inclusione: una cosa è uno e l’altro”. Dunque Dio è sia Padre che Madre: “Le cito per questo un Angelus del 1978 di papa Luciani, vedrà come è in piena coerenza con la riflessione di Bergoglio: ‘Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore”.