Certo: ci sono le fasce e gli zainetti porta-enfant e ci sono passeggiate adatte anche ai piccoli senza spostarsi molto dalla città (link). Ma chi ha ancora bambini nel passeggino cosa deve fare? Se i piccoli non camminano e mamma o papà non vogliono caricarseli in braccio oppure sulla schiena bisogna trovare una soluzione.
Obiettivo: non rassegnarsi al semplice giro dell’isolato per andare a prendere il pane. Con un buon passeggino si può andare quasi ovunque, con il vantaggio di potere portare ogni sorta di bagaglio (ad esempio l’occorrente per un bel pic-nic) senza fare troppa fatica. Per una passeggiata in passeggino l’unico requisito è un fondo stradale abbastanza ampio e regolare. Un percorso di questo tipo può essere adatto anche a persone con disabilità motoria (ma su certi tratti in salita può servire una carrozzina elettrica, perché la fatica non è da escludere!). Eccovi quindi qualche consiglio a riguardo.
Dal monastero di Astino a Città Alta
È forse la mia passeggiata nei colli di Bergamo preferita. Tutti i colli di Bergamo, in realtà, si prestano a essere percorsi con i bambini nel passeggino (una volta esclusi i passaggi con le scalette). Si parte dalla valle di Astino, un posto splendido che non ha bisogno di presentazioni. Nell’antico monastero recuperato si può fare tappa per bere qualcosa, visitare una mostra, assistere a un concerto. Oppure si può visitare la Valle della Biodiversità, cioè la sezione di Astino dell’Orto Botanico.
Attenzione a parcheggiare solo nei posti consentiti, volendo si può lasciare l’auto a Longuelo, che non è molto distante. Si prende la strada acciottolata (sui bordi le pietre sono lisce e il passeggino non sobbalza) che sale verso Città Alta. A cinque minuti dal monastero ci si imbatte, in basso a destra, in un vecchio lavatoio in pietra. Si prosegue per uno strappo abbastanza ripido, ma breve, che offre un bellissimo panorama della valle di Astino. Quindi si arriva in via Sudorno e si continua a tenere la destra, la strada diventa pianeggiante e dopo circa un quarto d’ora di cammino si arriva in prossimità di Porta Sant’Alessandro, dalla quale entrare a Colle Aperto e fare un giro in Città Alta.
Da Brivio al traghetto di Leonardo
Qui sconfiniamo sulla sponda lecchese dell’Adda. Vale il discorso fatto prima per i colli di Bergamo: ci sono moltissime passeggiate possibili sulle rive dell’Adda, a seconda del punto di arrivo e di partenza. Le somiglianze si fermano qui, dato che parliamo di un percorso perfettamente in piano e con un panorama molto diverso dai colli bergamaschi: qui restiamo sempre in contatto col fiume, e sembra davvero di essere finiti dentro un disegno di Leonardo da Vinci. Il percorso che consiglio parte da Brivio, che è un paesino delizioso, con il suo castello posto a guardia del fiume Adda. Da qui si prende il lungo fiume verso Imbersago, il sentiero è ampio, in parte d’asfalto e in parte di terra battuta, completamente immerso nella natura fluviale. Si possono osservare folaghe, svassi, aironi, ricci, salamandre e naturalmente qualche pesciolino guizzante. Per arrivare a Imbersago serve più di un’ora, ma la passeggiata è molto tranquilla (se vi stancate, in qualunque momento potete fare inversione di marcia). A Imbersago si può vedere il traghetto di Leonardo e anche salirci (a prezzi modicissimi) per raggiungere la sponda opposta dell’Adda. Oppure fare un giro sull’Addarella, l’imbarcazione elettrica che percorre il fiume.
In Valmarina con la Greenway del Morla
Le piste ciclabili, soprattutto quelle che attraversano i boschi e la natura, sono una grande risorsa per una passeggiata col passeggino. A Bergamo ce ne sono di bellissime e lunghissime, ognuno di noi può trovare il percorso ideale da casa sua o in base alle proprie esigenze. Quella che vi segnalo parte da un contesto assolutamente cittadino per arrivare in una valle incantata, in circa un’ora.
Si parte dal Campo Utili in via Baioni in direzione Valverde, la strada (asfaltata) presenta una breve salita, diverse curve nei campi e una vista sulla Mura di Città Alta. Procedendo lungo la Greenway del torrente si prosegue dietro l’abitato di Valtesse e prende via Castagneta, fino a raggiungere l’ex monastero benedettino di Valmarina, oggi sede del Consorzio del Parco dei Colli. Meno conosciuto del monastero di Astino, è circondato da boschi e da sentieri.
Al laghetto del Pertüs
Qui saliamo di altitudine, la meta è il laghetto del Pertüs, situato alla Forcella Alta, poco sotto il Monte Tesoro (m. 1431), che fa da spartiacque tra la lecchese Val San Martino e la nostra Valle Imagna. Il sentiero per arrivarci è lungo un chilometro e mezzo ed è davvero per tutti, definito per questo a utenza ampliata. Il fondo è in cemento, con tanto di corrimano e segnaletica in braille per i non vedenti. Si parcheggia nei pressi del bar ristoro al laghetto del Pertüs, in territorio di Costa Valle Imagna.
Da qui si imbocca la carrareccia da Forcella Alta (1.309 metri) a Forcella Bassa (1.167). A questo punto parte il percorso a utenza ampliata, immerso nella natura. Si passano le località Ca’ Rasmì (1.182 metri) e Pertusino (1.180), per poi giungere il Grande albergo Pertüs, ottocentesco hotel di montagna per le vacanze della Belle Époque (ora chiuso). Da lì si fare ritorno alla Forcella Bassa dall’itinerario a utenza ampliata.
Le torbiere del Sebino
Ci spostiamo in territorio bresciano, ma sempre al confine con Bergamo. La meta è di particolare interesse naturalistica: la Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino. Tanti i percorsi all’interno, tutti in piano, su ampie passerelle di legno e sentieri in terra battuta (da evitare in caso di grandi piogge). L’ingresso costa un euro, usato per il mantenimento dell’area, e si può accedere sia da Iseo, sia da Provaglio d’Iseo, sia da Corte Franca. Consiglio l’ingresso centrale da Provaglio, presso il Monastero San Pietro in Lamosa, vicino alla Trattoria Fontanì.
Le torbiere sono nate grazie all’estrazione della torba, usata come combustibile dalla fine del Settecento fino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso. I secoli di estrazione della torba al Sebino hanno profondamente modificato l’ecosistema, creando vasche e bacini lacustri che hanno attirato pesci, mammiferi e volatili. Le torbiere sono “zona umida di importanza internazionale” ed è considerata un’area prioritaria per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. Ciò si deve alla varietà di habitat e di specie, acquatico-palustri, pregiate o di interesse comunitario presenti nel territorio, rare o a rischio di estinzione in Lombardia e in Italia.