Partiamo dal dato più rasserenante di tutti: il Coronavirus non sembra colpire i bambini e non c’è nessun decesso documentato, da nessuna parte del mondo, sotto i 10 anni di età. I nostri figli non stanno a casa perché direttamente in pericolo, ma per limitare le occasioni di contagio. Chiudiamo qui la parte medica, visto che chi scrive non è un virologo e le informazioni su questi temi delicati sono da assumere e maneggiare con cura.
I problemi più grossi che i genitori si trovano a dovere affrontare sono essenzialmente due, uno di ordine pratico e uno più strettamente educativo. Il primo è sintetizzabile nell’eterna domanda di quando salta scuola: dove piazzo i bambini, cosa possono fare tutto il giorno? Il secondo è: come spiego cosa sta succedendo? Le risposte variano soprattutto in base all’età del bambino, ma richiedono sempre la presenza di un adulto che sappia essere calmo e saggio. Insomma un punto di riferimento.
Filtrare le informazioni
Abbiamo chiesto alla psicologa e di psicoterapeuta Gloria Volpato, direttrice del Centro Divenire di Torre Boldone, alcune indicazione di massima. La prima è quella di curare la nostra dieta mediatica: “Teniamo spenta la televisione. Così come non mostriamo ai nostri figli le scene violente dei film, filtriamo le informazioni”. Un’indicazione che vale anche per chi non ha figli: non facciamo indigestione di programmi tv, non diamo retta a tutto ciò che circola nei gruppi WhatsApp, disconnettiamoci da Internet o usiamolo per cose più utili, come una maratona delle nostre serie televisive preferite. Non è menefreghismo, ma il contrario: senso di responsabilità. Le fonti veramente affidabili sono poche e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è diffondere fake news. Per una volta, informiamoci in modo da sapere come dobbiamo comportarci e rispettiamo le indicazioni date, senza troppi commenti.
Creare un clima positivo
“Mai come ora è importante prendersi cura del clima familiare ed eliminare ciò che crea tensione. Se giochiamo con i bambini, concentriamoci sul gioco, non facciamoci distrarre dal resto – spiega Gloria Volpato – Non diamo loro informazioni inutili, ma aspettiamo che siano i nostri figli a fare domande e rispondiamo con sincerità. La regola aurea è dire la verità, con parole semplici”. Ecco qualche esempio.
“Perché non andiamo a scuola?”
Non andiamo a scuola perché le autorità hanno deciso che non dobbiamo rischiare di ammalarci tutti allo stesso momento. Non ci stiamo tutti all’ospedale e così è meglio se stiamo a casa, che regalo!
È probabile che il bambino sia contento di questa spiegazione, non dobbiamo inoculare tensione. Questa è una buona abitudine da prendere sempre. Siamo soliti dare troppe informazioni, anticipando i bisogni del bambino, e questo crea ansia.
“Questo virus fa morire le persone?”
Non fa morire i bambini. Muoiono le persone che erano già tanto malate, poverine.
La prima rassicurazione da dare è che loro non corrono pericolo. Può essere un’occasione per ripassare e fare rispettare con maggiore rigore le buone norme igieniche, in primo luogo lavarsi le mani per bene, più volte al giorno.
“È vero che potete morire anche voi, mamma e papà?”
No, noi non moriremo perché godiamo di buona salute, al massimo ci prenderemo un malanno e ci metteremo a letto a vedere i film e i cartoni animati.
Cerchiamo di creare un clima allegro. Il messaggio da dare è che sarà bello stare un po’ di più insieme, magari fare una passeggiata al parco o in montagna: “Se possiamo, è l’occasione per prenderci più tempo per stare con i nostri figli”, spiega la psicoterapeuta. Non è necessario tapparsi in casa, basta seguire le norme dettate dalle autorità. Naturalmente, la complessità delle informazioni può crescere al crescere dell’età, l’importante è mantenere un clima di fiducia. “Se siamo tutti calmi anche il più agitato si calma – sintetizza Gloria Volpato – La prima notizia è che noi possiamo gestire questa situazione. È fondamentale la qualità della presenza di noi adulti, la nostra capacità di stare davanti alle cose della vita e di adattarci al cambiamento”.