93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Come essere mamme diverse (e serene) senza dividersi su tutto

Articolo. Meglio la festa di compleanno cool in un’apposita area giochi o qualcosa di più semplice? Allattamento al seno prolungato sì, o anche no? Meglio in nido o stare a casa? Noi mamme, sui forum e dal vivo, abbiamo il potere di dividerci su tutto, ma dovremmo ricordarci che l’importante non è avere ragione

Lettura 4 min.
(foto Creatista)

Q uando un’amica mi ha spedito la foto di una torta a tre piani in pasta di zucchero finemente decorata ho pensato che, davvero, dovrei cominciare a darmi da fare per la festa del primo anno della mia bambina. Non come quando ho festeggiato il compleanno del primo figlio con una torta presa a caso in gelateria, e dentro c’era il liquore . Non avevo neanche i palloncini, e nemmeno la candelina, se non l’avesse presa mia madre.

C’è chi si diverte organizzando feste a tema per bambini. Io preferirei andare dal dentista . Non è una battuta, ma una oggettiva comparazione fra le due attività: più economica e più rilassante una bella pulizia dentale.

All’ammirazione per chi riesce a organizzare tutto – bello, coordinato, instagrammabile – si mischia una sottile vena di sdegno . Perché spendere centinaia di euro per una torta? Tanto i bambini nemmeno se lo ricordano. Sarà per farsi belli sui social o con le mamme dell’asilo?

Per non parlare di chi la torta professionale riesce a farla in casa. In questo caso la mia invidia (per le manifeste superiori abilità manuali) si tinge di considerazioni quali: ma quanto tempo avrà mai da buttare quella mamma per fare cinque differenti tipi di impasto? Di sicuro non lavora.

Mamme che rinfacciano cose

Sono già irritata e non so il perché. Poi mi fermo a pensare, e capisco di essere finita nel solito circolo vizioso (per fortuna unicamente nella mia testa) delle mamme che si rinfacciano cose .

Avete mai provato a cercare online un qualsiasi tipo di consiglio a tema bambini? Non fatelo mai. Si raggiungono livelli di aggressività che una gara di wrestling al confronto è il circolo del bridge . Ci sono mamme (va detto: sono donne al 95%) che difendono le proprie posizioni – su cose francamente trascurabili, tipo a che età dare le melanzane o quanto lungo deve essere il riposino pomeridiano – con la stessa veemenza con cui Martin Lutero difendeva le sue 95 tesi.

Ma c’è un aspetto fatalmente trascurato: chi è soddisfatta della propria vita di solito è più tranquilla, e non sente il bisogno di spiegare alle altre come campare . Quindi, tornando alla festa con la torta da duecento euro, faccio ammenda. Se piace, che male c’è? Se qualcuno desidera ordinare in pasticceria una mini torta nuziale e comprare gadget a forma di unicorno non sta facendo un torto a me , non sta dicendo che dovrei farlo anch’io. Allo stesso modo, le papabili vincitrici di “ Bake Off ” non stanno dando a me dell’incapace (anche se lo sono, lo ammetto). Viceversa, se io non ho voglia di mettermi a stampare inviti e preparare cupcake non credo che verrò accusata di negligenza genitoriale . Magari potrei provare anch’io a organizzare una festa spettacolare (ma solo a parlarne mi è già passata la voglia).

Quando il gioco si fa serio

Le stesse considerazioni, applicabili a questioni risibili come le festine di compleanno, funzionano anche per argomenti più seri. Uno dei pochi articoli di questa serie ad avere suscitato una qualche polemica è stato quello sull’allattamento al seno . Riassumendo, la mia posizione è questa: allattare è bello, fa bene (a me è persino piaciuto) ma se una donna patisce è meglio che rinunci senza troppe ubbie.

Mi sembrava di essere stata moderata (non proprio la prima delle mie virtù) ma sono stata attaccata da svariate mamme e consulenti dell’allattamento . Dandomi dell’incompetente (nemmeno il mio fosse un parere medico), sostenevano che non bisogna mai desistere dall’attaccare il neonato al seno, e che se una mamma non ci riesce significa che non è adeguatamente supportata.

Mi sono chiesta se non avessero ragione – allattare è naturale! – ma poi ho pensato a tutte le mie amiche (tante) per cui allattare è stato una sofferenza , pur con i consigli di ostetriche, consulenti, erboriste, farmacisti, pediatri ed esperti assortiti. Forse non hanno bisogno di sentirsi ripetere quanto il latte materno sia preziosissimo o che momento speciale si siano perse.

Al contrario, chi – come me, ironia della sorte – allatta dopo i sei mesi, non vuole sentirsi considerata come una mucca o una mamma pancina o una donna che non fa altro nella vita. Allattare non è una medaglia al merito né al demerito : non pensiamo di essere migliori né peggiori per il fatto di farlo o di non farlo. Possiamo condividere le nostre esperienze, dare consigli se richiesti, fare scelte diverse rispettando serenamente tutti.

Nido sì o nido no?

Qualche giorno fa leggevo in una pagina Facebook (ripeto: non fatelo mai) lo strazio delle madri costrette a lasciare i figli al nido. Sono rimasta piuttosto basita: per me il nido è davvero il posto più bello e sicuro dove lasciare mia figlia e – grazie anche al prolungato ambientamento – direi che la bambina si è inserita benissimo. Nessuna ansia da separazione, anzi, lo ammetto: potermi dedicare ad altro senza una scimmietta sempre attaccata alle braccia è stato un sincero sollievo . E no: non ho neanche mezzo senso di colpa per il fatto di non avere voglia di tenere mia figlia 24 ore su 24. Sarò insensibile, che vi devo dire.

Dal mio punto di vista – e da quello di tutte le mie amiche madri lavoratrici – il vero strazio dell’asilo nido è non averlo disponibile per legge . È passare l’estate a chiedersi se il bambino entrerà nella lista dei nidi comunali, se sì in quale e se no quali contromisure adottare per poter andare a lavorare. È l’idea che i bambini fino ai 3 anni siano completamente a carico della famiglia (e quindi della madre) e la convinzione che questa sia una delle principali ragioni per cui in Italia siamo a 1,27 figli per donna .

Come vedete sono piuttosto sicura delle mie posizioni. Eppure, anche in questo caso, capisco che ci possano essere modi diversi di vivere questo aspetto della maternità. Ci ho riflettuto grazie all’amica (non un’amica pancina : una donna ambiziosa, che nel frattempo ha pure fatto carriera) costretta a tornare tutta la giornata in ufficio al quarto mese di sua figlia, senza famiglia vicino, e che vedeva la bambina davvero troppo piccola per stare tanto tempo lontana . Ci ho ripensato con l’amica infermiera che – lavorando su turni e avendo avuto due gravidanze vicino, oltretutto in periodo Covid – preferisce stare a casa in aspettativa a crescere i suoi figli.

Anche in questo caso non si tratta di avere ragione , o di decidere a priori cosa sia meglio, ma di fornire a tutti il maggior numero di strumenti possibili per poter tutelare sia la maternità sia il lavoro (proprio per questo, sì: resto convinta che il posto al nido debba essere assicurato, a tutti coloro che lo desiderano).

E se invece di giudicare ci occupassimo di diritti?

Possiamo essere madri in tanti modi diversi, e avere esigenze diverse, bambini diversi, opinioni diverse, sensibilità diverse. Sarebbe magnifico provare, nonostante tutto, a fare fronte comune per difendere ciò che davvero conta.

Qualche esempio? Il diritto dei nostri figli a non essere inseriti in classi pollaio da 30 alunni; il diritto ad avere spazi verdi in cui giocare; il diritto alla socialità; il nostro diritto (di madri) a non essere considerate lavoratrici di serie b; il dovere di salvaguardare i bambini più fragili. Per tutto il resto possiamo provare a giudicare meno, e metterci di più nei panni degli altri .

Approfondimenti