Lo dico subito, nel caso qualcuno ancora non lo sapesse: non sono una pedagogista né una psicologa infantile. Quindi non mi sogno dare indicazioni su “come educare i figli”: qui troverete semplicemente alcuni “trucchetti” pratici e testati sul campo che permettono di gestire i bambini senza perdere troppo la pazienza e senza (si spera) fare danni.
Sono accorgimenti che ho testato in prima persona o tramite altri genitori che li mettono in pratica. Funzionano, ma non sono infallibili: tutti i bambini sono diversi e anche lo stesso bambino, se è già stanco e arrabbiato, potrebbe comunque non rispondere in modo positivo. Mi sembra giusto aggiungere che nemmeno noi adulti siamo dei santi (né siamo tenuti a esserlo): in momenti di stress e frustrazione può capitare di urlare o minacciare il bambino. Usare la «disciplina dolce» non ci trasformerà in pacifici Buddha. È utile, però, per cambiare mindset: cioè mettersi nell’ottica di fare rispettare le regole senza usare punizioni e ricompense, né tantomeno alzare le mani.
N.B. I suggerimenti valgono anche come risposta ai tanti fenomeni che piangono la decadenza dei costumi da quando i bambini (lo spero bene) non vengono più presi a sberle.
Non punizioni, ma logiche conseguenze
Se un bambino urla o alza le mani con un amichetto non può più giocare con lui: non è una punizione, ma una logica conseguenza del suo comportamento.
Mi ci ha fatto riflettere la psicologa Camilla Stellato: non ha senso, almeno fino a una certa età, dare punizioni che non siano direttamente collegate al comportamento scorretto del bambino (ad esempio: oggi non mangi il gelato perché ieri al parco hai spinto Gigetto).
È nell’interazione con gli altri che il bambino capisce le relazioni sociali: per giocare e divertirsi bisogna rispettare alcune regole (ad esempio aspettare il proprio turno, non picchiare). Che il bambino le infranga è normalissimo – non è un dramma se bambini di due anni si strappano i giochi dalle mani! – e più che punito va contenuto e aiutato a capire le conseguenze delle sue azioni.
Non dire di no, ma dire di sì
Questo sembra proprio un consiglio da genitore mollaccione, non è vero? Invece no: è più un trucchetto da antica scuola di retorica ateniese. Consiste nel tramutare le richieste negative in richieste positive: da «Non fare cadere il bicchiere per terra» a «Riesci ad appoggiare il bicchiere sul tavolo?»; da «Non correre in mezzo alla strada» a «Dammi la mano e restiamo sul marciapiede». E così via.
Funziona? La sua efficacia, più che sul singolo episodio, va misurata nel lungo periodo: aiuta a porci nei confronti dei bambini in modo più gentile, ottimista, propositivo.
La scelta fra due alternative
Questa è una mossa molto scaltra che mi ha suggerito un’amica, che non riusciva a fare mangiare le verdure a suo figlio. Ha dato due alternative: «Vuoi mangiare le carote tagliate a pezzettini o fatte a purè?» Il bambino ha preferito il purè e ha mangiato le sue carote. Un modo astuto per lasciare la “scelta” al bambino, in modo che sia comunque gradita a noi genitori.
Funziona sempre? No, ovviamente. L’altra mattina ho chiesto alla bambina se volesse vestirsi con la maglia con il panda o quella con il gattino. La risposta è stata, molto semplicemente, «No». Però tentare non costa nulla.
«La prossima volta»
Questo è uno dei “trucchetti” che uso con più successo. Quando il mio bambino “grande” di 5 anni vuole qualcosa e non ho intenzione di accontentarlo subito, rispondo: «Lo compriamo/facciamo la prossima volta».
Funziona molto per le richieste di acquisti in edicola o al supermercato. Lo scopo non è solo evitare “regali” inutili, ma fargli sperimentare il desiderio: se quel giochino lo vuole “veramente” allora non se lo dimenticherà nel giro di cinque minuti. Se lo richiede anche a distanza di giorni, in quel caso si può comprare, ma indovinate? Succede raramente.
La lista dei desideri
È lo stesso principio: consiste nello scrivere una lista dei giochi o delle esperienze desiderate, in modo che vengano esaudite nei tempi più consoni, ad esempio a Natale o al compleanno. Anche questo aiuta a insegnare a desiderare nonché a eliminare gli acquisti compulsivi e i capricci.
Ricordare le regole PRIMA che vengano infrante
Quando, ad esempio, si va al parco, prima di arrivare si possono ricordare le regole e magari ripeterle insieme: si rimane dentro il cancello, si chiede il permesso prima di prendere i giochi degli altri bambini, non si strappano i fiori (poche regole, quelle che riteniamo fondamentali). Così il bambino è responsabilizzato prima e non bisogna intervenire quando la situazione è già compromessa.
Il conto alla rovescia
«Riesci a metterti le scarpe prima che finisca la canzone?», «Riesci a riordinare prima che suoni il timer?». Può anche essere usato nella variante competitiva: «Facciamo a gara a chi si mette prima il pigiama» ad esempio.
Funziona, ma con i bimbi ansiosi come il mio è meglio non abusarne o rischiano di agitarsi.
«Sei capace di?»
Fare leva sulla soddisfazione personale di riuscire a portare avanti un compito, di solito, funziona molto. Non so quanto sia pedagogicamente corretto, ma a volte aggiungo un rinforzo tipo: «Il nonno non crede che tu sia davvero capace di metterti il pigiama da solo». La volontà di dimostrare quanto si è “bravi” muove montagne.
«Uno e poi basta»
Questo è uno dei miei trucchi preferiti e nella mia esperienza riduce le discussioni del 90%. Quando voglio che i bambini smettano di guardare i cartoni o penso che abbiano mangiato abbastanza biscotti evito di dire «Adesso basta», ma li coinvolgo dicendo «Ne abbiamo già visti/mangiati tanti: ancora uno e poi basta». Funziona moltissimo, ma ovviamente bisogna mantenere ciò che si dice.
Sapere quando lasciare correre
Infine, uno spunto di saggezza dalla maestra del nido di mia figlia: essere fermi nel fare rispettare le regole non significa essere intransigenti o fare di tutto una questione di principio. A volte, con criterio, si può decidere di lasciar correre.
Qualche mese fa la mia bimba ha attraversato una fase particolarmente oppositiva: rifiutava semplici regole come mettersi il bavaglino prima di mangiare o riporre le scarpe al loro posto dopo essersele tolte. La maestra dice che attorno ai due anni ci passano tutti (con diverse gradazioni), perché devono affermare la propria identità.
Che fare, quindi? Non ha senso mettersi a fare muro contro muro con un bambino di quell’età. La maestra ribadisce cosa bisognerebbe fare un paio di volte, poi lascia perdere: domani o dopodomani, per abitudine o convincimento, la bambina tornerà a sistemare le scarpe dove deve. Diverso per comportamenti che mettono il bambino o altri in pericolo, come lanciare oggetti: lì bisogna intervenire per forza per contenere. Ma su alcune cose si può anche lasciare perdere, senza sentirsi dei falliti.
- 10 trucchetti di «disciplina dolce» che potrebbero essere utili anche con il tuo bambino
- Non punizioni, ma logiche conseguenze
- Non dire di no, ma dire di sì
- La scelta fra due alternative
- «La prossima volta»
- La lista dei desideri
- Ricordare le regole PRIMA che vengano infrante
- Il conto alla rovescia
- «Sei capace di?»
- «Uno e poi basta»
- Sapere quando lasciare correre