Serve più dialogo tra aziende e scuola.
Il 12% delle imprese non ha contatti

IL REPORT. L’analisi 2024 dell’Osservatorio sul tema dell’«Attrarre» la Gen Z restituisce un quadro critico. Poche le esperienze con i ragazzi. Anche sui social, soltanto il 18% delle società ha avviato un percorso strutturato.

Come «attrarre» nuovo personale in azienda? Una risposta univoca non esiste, e la sfida richiede un ripensamento e una riflessione sulle strategie e sugli strumenti adottati, a livello aziendale, per il recruiting.

Si tratta di un tema complesso, ancora di più se visto dalla prospettiva dei giovani che fanno il loro ingresso sul mercato del lavoro. Alcune priorità, soprattutto tra i millennials e nella Gen Z, sono cambiate: la flessibilità dell’orario di lavoro, la possibilità di lavorare da remoto o l’attenzione verso la formazione e la crescita professionale hanno rapidamente guadagnato sempre più importanza, affiancandosi a elementi che invece sembrano accomunare i lavoratori di ogni fascia d’età come l’assicurazione di stabilità economica o l’attenzione verso pratiche volte a promuovere un ambiente di lavoro sereno. Una differenziazione, quella delle priorità e delle aspettative sul luogo di lavoro in base all’età dei lavoratori stessi, che rappresenta una sfida in ambito HR. A queste novità, che di per sé influiscono fortemente sulla capacità di recruiting delle imprese si sommano i problemi, già noti, legati alla difficoltà nel trovare i giovani a causa sia dello skill mismatch e dello scollamento tra mondo della formazione e mondo del lavoro, sia del calo demografico che, per forza di cose, restringe la platea di possibili candidati.

Employer branding: solo il 7%

Un modo per le imprese per far fronte a questi cambiamenti è certamente quello di rinnovare il rapporto che le lega al territorio su cui operano, in particolare rispetto al modo con cui queste si raccontano e dialogano con il sistema formativo. Una fotografia utile a comprendere questo rapporto giunge dall’ultimo report annuale elaborato sui dati estratti dall’Osservatorio Delta Index. Il questionario, a cui hanno partecipato un centinaio di imprese perlopiù radicate sul territorio bergamasco, ha dedicato un focus specifico proprio alla capacità delle imprese di raccontare sé stesse e le proprie attività attraverso i social e al legame tra queste e le realtà formative. Rispetto alla presenza e all’utilizzo dei social media le aziende che risultano essere in situazione critica sono solamente il 6% del totale, che utilizzano social solo in modo limitato sono il 42%, che vi fanno ricorso ma in modo formale sono il 27%, che hanno sviluppato una politica strutturata e innovativa sono il 18%, e infine quelle che hanno promosso una strategia di employer branding articolata e basata su un diversificato e attento utilizzo dei canali social sono il 7%. Dati che, convertiti in una scala compresa tra 1 e 5, restituiscono un punteggio medio pari a 2,7.

Apprendistato per il 22%

Rispetto invece al rapporto con le istituzioni formative il 12% delle imprese ha evidenziato come il rapporto sia completamente assente. Il 23% si limita a partecipare a open day o a eventi, non co-progettati. Il 20% sviluppa progetti episodici di collaborazione con scuole, Its, Università. Il 23% arriva a implementare percorsi di alternanza o comunque collaborazioni più strutturate e infine ben il 22% arriva anche a co-progettare percorsi di apprendistato, oltre che ospitare tirocinanti e collaborare all’offerta formativa degli istituti interessati. In questo caso, i dati restituiscono un punteggio medio pari a 3,1 su 5.

Il 40% ha intenzione di investire

Questi dati restituiscono la fotografia di un contesto fortemente spaccato. La transizione digitale fatica a essere compresa da molte imprese come una possibilità concreta, che mette a disposizione anche canali di comunicazione diversi da quelli tradizionali come i social. Le ragioni di queste difficoltà possono essere molteplici, e variano dalla scarsa propensione culturale verso l’utilizzo di questi canali alla difficoltà nel reperire e dedicare le risorse necessarie allo sviluppo di queste pratiche. Non è un caso che, secondo la ricerca, sono soprattutto le imprese di piccole dimensioni, che impiegano tra 11-50 addetti quelle che sono maggiormente in difficoltà nello sfruttare i social come canale promozionale. Un dato che trova conferma anche nell’ultima indagine Istat disponibile a riguardo, che vede solo il 57,3% delle imprese con più di 10 addetti presidiare questi canali, dato che sale all’81,4% tra le sole con oltre 250 addetti. Ben il 40% delle imprese però ha in programma di investire in questo ambito per il biennio 2025-2026. Un dato inferiore rispetto a quanto si rileva a livello europeo: in Francia sono il 66,8%, in Spagna il 63,7%, in Olanda e Belgio quasi il 79%.

Rispetto al legame con le istituzioni formative sono molte di più le imprese che mettono in pratica azioni efficaci per provare a coltivare un rapporto aperto e collaborativo.

Percorsi di alternanza per il 23%

Si tratta certamente di un tema che non rappresenta una novità in senso assoluto per le imprese, anche quelle che hanno una tradizione di governance di tipo tradizionale e consolidata. Nel report Delta Index ben il 22% infatti interviene direttamente nei curricula co-progettando percorsi in apprendistato, al contempo facendosi conoscere e anticipando i processi di recruiting, mentre il 23% è coinvolto in percorsi di alternanza. Di nuovo, sono le imprese più piccole a faticare maggiormente. Si tratta di una strada, quella di una maggiore integrazione tra imprese e realtà formative, incoraggiata e suggerita da più riprese come uno dei modi più efficaci per ridurre l’impatto dello skill mismatch. Rappresenta però anche un modo per imprese e giovani di conoscersi in un ambiente «neutro», che permette a entrambi di mettere in discussione priorità e preconcetti a volte dettati da una concezione delle imprese stereotipata da parte dei giovani, ma anche a queste di sintonizzarsi su bisogni e necessità di generazioni che cambiano.

Sui social: +20% dal 2015

Il report, in sintesi, restituisce un quadro complesso e che vede le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che però rappresentano l’ossatura del tessuto economico locale, in difficoltà rispetto a sfide che faticano ad affrontare. Nonostante ciò, i dati Eurobarometro indicano ad esempio anche che gli investimenti e la presenza sui social dal 2015 è aumentata del 20%. Un dato che dimostra certamente la voglia di investire di fronte alla necessità di rinnovare una narrazione di sé da parte delle imprese non sempre al passo con i tempi.

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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