Il lavoro non è un posto fisso, ma un progetto: l’attuale lezione di Biagi

CAPITALE UMANO. Il modello del professore assassinato dalle Brigate Rosse anticipava le questioni di oggi: cosa possono fare le imprese per superare il mismatch generazionale? Collaborazione tra Osservatorio Delta Index e Adapt per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro

A ventitré anni dalla sua scomparsa, Marco Biagi continua a essere un punto di riferimento imprescindibile per il dibattito sul mercato del lavoro in Italia. Giurista, docente universitario e consulente del governo, Biagi fu assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002, proprio a causa della sua attività di riformatore. Il suo lavoro, spesso oggetto di contestazioni ideologiche, si basava su un principio oggi più attuale che mai: la necessità di un mercato del lavoro dinamico, flessibile e capace di integrare i giovani con strumenti adeguati alle trasformazioni economiche e sociali. Per ricordare la sua figura, il Cnel ha ospitato martedì 18 marzo il convegno «Giovani e lavoro: l’attualità del pensiero di Marco Biagi», organizzato da Adapt, l’associazione fondata dallo stesso Biagi per promuovere studi internazionali sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali con la quale collabora l’Osservatorio Delta Index. Un evento che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale e sindacale, ma soprattutto di esperti che hanno analizzato le sfide attuali del mercato del lavoro e la necessità di un cambiamento strutturale.

Un mercato del lavoro ancora in ritardo

Uno dei temi centrali del convegno è stato il difficile rapporto tra giovani e mercato del lavoro. Se da un lato l’occupazione giovanile è in crescita rispetto al passato, dall’altro i dati mostrano chiaramente un problema strutturale. Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, ha sottolineato come, tra il 2014 e il 2024, solo il 23% della crescita occupazionale abbia riguardato gli under 35, mentre la fascia 50-64 anni ha registrato un aumento di oltre 2,1 milioni di lavoratori. Numeri che riflettono il progressivo invecchiamento della popolazione e la difficoltà dei giovani a entrare nel mondo del lavoro. Le criticità sono confermate anche da altri dati:

•Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è del 18,7%, tra i più alti in Europa.

•L’ingresso nel mondo del lavoro avviene in media a 24 anni per gli uomini e 26,2 per le donne, con un ritardo di oltre quattro anni rispetto alla media Ue.

•Il mismatch tra competenze richieste dalle aziende e competenze possedute dai giovani è tra le principali cause di difficoltà occupazionale: settori come Stem, manifattura avanzata e digitale registrano una carenza di figure qualificate, mentre molte lauree tradizionali non trovano immediata applicazione nel mercato.

«Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro non è più un’emergenza, ma una condizione strutturale – ha spiegato Seghezzi –. Le previsioni demografiche indicano che questa tendenza continuerà nei prossimi anni, rendendo urgente un ripensamento delle politiche di formazione e occupazione».

Il pensiero di Biagi: dalla protezione alla partecipazione

Marco Biagi aveva intuito con largo anticipo molte delle problematiche attuali. Il suo Libro Bianco del 2001 tracciava un modello di mercato del lavoro in cui la flessibilità non fosse sinonimo di precarietà, ma di adattabilità e valorizzazione delle competenze. Renato Brunetta, presidente del Cnel, ha evidenziato come oggi il mondo del lavoro si stia trasformando proprio nella direzione indicata da Biagi, con la necessità di conciliare innovazione, formazione continua e partecipazione attiva dei lavoratori all’impresa. «Biagi aveva già allora compreso il ruolo fondamentale dei corpi intermedi nel governare le transizioni del mercato del lavoro. Il suo pensiero continua a essere un punto di riferimento per chi vuole costruire un sistema più equo e sostenibile», ha dichiarato Brunetta. Anche il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha sottolineato l’importanza del suo contributo, annunciando che la piattaforma digitale Siisl, dedicata all’incontro tra domanda e offerta di lavoro, sarà intitolata a Marco Biagi. «Il mercato del lavoro ha bisogno di strumenti moderni, di politiche attive efficienti e di formazione continua. È questo il lascito più importante del pensiero di Biagi», ha affermato il ministro.

Il ricordo di Tiraboschi: un pioniere del lavoro moderno

Tra le presenze più significative al convegno, quella di Michele Tiraboschi, professore di Diritto del Lavoro, direttore scientifico di Adapt e allievo diretto - ma anche amico e collaboratore più fidato - di Marco Biagi, che da sempre mette in luce la modernità della sua visione. In un editoriale pubblicato su Il Sole 24 Ore, Tiraboschi ha ricordato come Biagi fosse un innovatore capace di vedere oltre le rigidità del sistema italiano, anticipando molte delle trasformazioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

«Marco Biagi non parlava solo di flessibilità, ma di come costruire un sistema in cui i lavoratori potessero crescere, essere formati continuamente e partecipare attivamente alla vita delle imprese»

«Marco Biagi era un pragmatico, con una visione del mercato del lavoro che andava oltre le ideologie – scrive Tiraboschi. – Non parlava solo di flessibilità, ma di come costruire un sistema in cui i lavoratori potessero crescere, essere formati continuamente e partecipare attivamente alla vita delle imprese».

L’editoriale sottolinea come Biagi avesse già intuito l’importanza dello smart working, della formazione continua e della necessità di superare il concetto di posto fisso a favore di percorsi professionali più dinamici. Idee che oggi sembrano scontate, ma che vent’anni fa erano considerate rivoluzionarie. «Il vero lascito di Biagi è l’idea che il lavoro non è solo un diritto da difendere, ma un progetto da costruire, con competenze aggiornate e un dialogo costante tra lavoratori, imprese e istituzioni», conclude Tiraboschi.

Adapt e Delta Index: un’eredità che guarda al futuro

Il contributo di Biagi continua a essere centrale anche per chi oggi studia il rapporto tra aziende e giovani lavoratori. L’Osservatorio Delta Index, che si occupa di misurare l’attrattività delle imprese nei confronti della Generazione Z, collabora direttamente con Adapt, che ha certificato il suo modello di screening. L’obiettivo comune è quello di aiutare le aziende a comprendere le esigenze dei giovani talenti e a costruire percorsi di inserimento e crescita più efficaci. Dallo studio dei dati emerge infatti che le imprese più attrattive per i giovani sono quelle che investono in onboarding, formazione continua e benessere organizzativo, tutti temi già presenti nella visione di Marco Biagi. E al convegno di Adapt al Cnel, anche Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ha ribadito l’urgenza di un cambio di approccio: «Il mercato oggi ha bisogno di competenze nuove. La formazione deve essere considerata un investimento strategico, non un costo. Dobbiamo costruire un’occupabilità duratura e di qualità, proprio come indicava Biagi».

Non solo riformatore, ma visionario

Marco Biagi non era solo un riformatore, ma un visionario. Oggi il suo pensiero continua a offrire spunti concreti per affrontare il futuro del lavoro con pragmatismo e lungimiranza. In un mercato in continua trasformazione, la sua lezione rimane chiara: non basta proteggere il lavoro, bisogna costruire le condizioni affinché le nuove generazioni possano accedervi e contribuire attivamente alla crescita delle imprese e del Paese. E su questo aspetto l’Osservatorio Delta Index farà la sua parte in collaborazione con Adapt.

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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