Europa al bivio: l’11,2% dei giovani non lavora
mentre le imprese non trovano personale qualificato

LAVORO L’80% delle aziende lamenta difficoltà a trovare candidati qualificati, mentre milioni di giovani rimangono esclusi da opportunità di un impiego stabile

Il mercato del lavoro europeo si trova oggi a un bivio storico. La combinazione di fattori demografici, tecnologici e strutturali ha creato un paradosso difficile da ignorare: mentre milioni di giovani rimangono esclusi da un’occupazione stabile, le imprese faticano a trovare personale qualificato per sostenere la crescita economica. Nel 2023, l’11,2% dei giovani europei tra i 15 e i 29 anni era classificato come Neet, ovvero Not in Employment, Education or Training, con picchi che superano il 16% in paesi come Italia, Grecia e Romania, come mostra la ricerca Youth integration in the EU: Navigating digitalisation and labour shortages Background paper di Eurofound. Allo stesso tempo, il tasso di posti vacanti nell’Unione Europea ha toccato il 2,6%, un livello storicamente alto che riflette una cronica scarsità di competenze, sempre secondo una ricerca di Eurofound, la Employment and labour marketsCompany practices to tackle labour shortages. Questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, noto come mismatch digitale, è al centro della crisi.

Il 70% dei giovani possiede competenze digitali di base

Se da un lato il 70% dei giovani possiede almeno competenze digitali di base, dall’altro il divario con le competenze avanzate richieste dalle imprese rimane profondo. Circa l’80% dei datori di lavoro europei lamenta difficoltà nel trovare candidati con le giuste competenze e uno su quattro è costretto ad assumere lavoratori non pienamente qualificati per il ruolo. Questo problema è particolarmente evidente nei settori strategici come Ict, costruzioni e assistenza sanitaria, dove la domanda di personale altamente specializzato supera l’offerta disponibile.

Le aziende europee stanno adottando strategie sempre più diversificate per affrontare la crisi: migliori condizioni di lavoro, iniziative mirare di welfare e offerta di contratti stabili

Le aziende europee stanno adottando strategie sempre più diversificate per affrontare questa crisi. Tra le misure più diffuse vi sono il miglioramento delle condizioni di lavoro, l’offerta di contratti stabili e l’implementazione di iniziative di welfare mirate. I dati mostrano che il 42% delle piccole e medie imprese (Pmi) sta puntando sull’ottimizzazione dei talenti già presenti in azienda, mentre il 33% sta aumentando gli investimenti in formazione interna.

L’attrattività aziendale si conferma un tema cruciale

L’attrattività aziendale si conferma un tema cruciale: il miglioramento dei benefit non salariali, come flessibilità oraria, possibilità di lavoro da remoto e sostegno per l’alloggio rappresenta una delle leve più utilizzate per trattenere e attrarre lavoratori qualificati. Il digitale invece, se da un lato rappresenta una sfida, dall’altro offre opportunità straordinarie per colmare il gap. Collaborazioni sempre più strette tra aziende e istituzioni educative stanno emergendo come soluzione chiave per ridurre il divario di competenze.

Preoccupa anche lo squilibrio demografico che aggrava la carenza di manodopera

Tuttavia, le aziende devono affrontare anche rischi concreti: l’esclusione digitale dei lavoratori meno qualificati e la difficoltà di adattare i sistemi educativi alla velocità del cambiamento tecnologico. A queste problematiche si somma il crescente squilibrio demografico, con un invecchiamento della popolazione che aggrava ulteriormente la carenza di manodopera. Mentre il numero di giovani in età lavorativa diminuisce, cresce la pressione sulle aziende per esplorare nuove modalità di reclutamento, come quello internazionale e l’integrazione di rifugiati. Tuttavia, il processo è spesso ostacolato da barriere amministrative e dalla scarsa riconoscibilità delle qualifiche estere.

In Europa il 34,4% dei giovani ha un contratto a termine

Le politiche pubbliche, come il programma Youth Guarantee, sono state rafforzate negli ultimi anni per affrontare queste sfide. Eppure, gli effetti rimangono disomogenei. La qualità del lavoro giovanile in Europa resta un punto dolente: il 34,4% dei giovani occupati ha un contratto a termine, con percentuali che superano il 40% in paesi come Italia e Portogallo. Inoltre, il 23% dei giovani lavora part-time, spesso non per scelta, ostacolando la costruzione di una carriera solida e indipendente. In un contesto così complesso, la strada verso la soluzione non può essere univoca. Le imprese, con il loro ruolo strategico, devono guidare il cambiamento, puntando su un equilibrio tra innovazione, inclusività e sostenibilità del lavoro. Perché la carenza di manodopera non è solo un problema da risolvere, ma un’opportunità per ridefinire i paradigmi del mercato del lavoro europeo.

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index.

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